Decisamente, dopo aver avuto una notizia così bella, Harry non si aspettava di sentire sua sorella piangere nel pieno della notte, mentre la casa e tutto il loro quartiere dormiva.
Pensava che stesse bene, che fosse felice. Non poteva immaginare che la notte, nascosta nell'ombra della sua piccola stanza, cominciasse una lenta melodia sofferente.
Sospirò all'ennesimo singhiozzo, decidendo infine di alzarsi e andare da lei. Sapeva che probabilmente avrebbe fatto finta di nulla o si sarebbe appellata alla privacy, ma Harry non l'avrebbe ascoltata.
Le avrebbe offerto una spalla su cui piangere, un modo per sfogarsi e un corpo su cui aggrapparsi.
Una volta fuori alla sua stanza non pensò neanche di bussare, semplicemente aprì la porta e si sedette ai piedi del letto, notando una luce fioca provenire dal comodino al fianco del letto di sua sorella. Non era altro che il suo cellulare, probabilmente aveva ricevuto un messaggio, ma il riccio decise di non dargli peso e si concentrò sul corpo rannicchiato di Gemma.
«Gem, hey.» sussurrò, ma la ragazza sembrò solo prendere a singhiozzare con più prepotenza.
Così Harry si avvicinò al suo corpo, stendendosi al suo fianco. Prese ad accarezzarle i capelli, lasciandoci anche un bacio sulla nuca e bastò poco prima che la ragazza si lasciasse andare in un abbraccio fatto di lacrime e tristezza.
«Non sentirti in dovere di raccontarmi ciò che è successo, sappi solo che qualsiasi cosa sia stata a renderti triste, io ci sono e ti voglio bene.» le disse, mentre sua sorella regolarizzava il suo respiro basandosi sul battito calmo del suo cuore.
Gemma guardò il profilo di Harry, illuminato dalla luce fioca della lampada, e non poté che confermare ancora una volta la sua teoria: suo fratello era un angelo. Era di una bontà immensa. Era gentile, sempre pronto per aiutare, e mai e poi mai avrebbe voluto vederlo nello stato in cui, purtroppo, l'aveva vista lui.
«Ti voglio bene anche io, pulce.» sussurrò in risposta, baciandogli una fossetta non appena le sorrise.
Quella notte riuscì a dormire solo grazie ad Harry che, senza parlare ulteriormente, si era intrufolato nel suo letto e l'aveva stretta fino a quando non era riuscita a dormire.
Però, in quella notte decisamente troppo lunga, c'era anche un'altra persona che si nascondeva.
E quella persona non era altro che Louis Tomlinson che, nonostante avesse una ragazza pronta a soddisfarlo in qualsiasi modo, stesa nel suo letto, si era rinchiuso nel bagno con un diario dalla copertina floreale stretto tra le mani.
Non sapeva perché fosse così curioso di scoprire qualcosa del ricciolino, ma lo era, e la sua curiosità lo aveva portato a negare una notte fatta di tutto tranne che di sonno. Tutto solo per leggere alcune vecchie pagine giallastre.
"Era notte quando avevo sentito dei rumori al piano di sotto, Gemma dormiva, così mi ero spaventato all'idea che potesse essere un ladro e che potesse fare del male alla mia famiglia."
Louis sorrise per l'immaginazione che l'aveva portato a pensare ad un piccolo Harry, tutto ricci e fossette e occhi dolci, spaventato per dei rumori provenienti al piano di sotto.
"Capii che non fosse un ladro quando sentii la voce di mia madre, ma non era pacata e dolce come quella che dedicava sempre a me e Gem. Era rotta dai singhiozzi, stritolata dalla rabbia e graffiata dalla stanchezza. Però, mio padre sembrava non notarlo. Continuava imperterrito quel suo lungo monologo di quanto io, già, io, fossi stupido e di quanto lei fosse debole da non riuscire ad educarmi. Diceva che non mi comportavo da uomo, che tendevo ad acquisire i comportamenti delle donne di casa. Sapevo che non fosse vero, ma continuava a fare male."
"E adesso sono passate due ore, ma continuo ad avere quei pensieri a stritolarmi lo stomaco con una sola grande mano, mentre l'altra si occupa di circondare il mio collo e non farmi respirare. Vedo tanti puntini neri che mi appannavano la vista e non so neanche come riesco a continuare a scrivere. Forse dovrei smettere. Forse dovrei chiedere aiuto a mia mamma, ma la sento, sta continuando ad urlare."
"Non ho mai visto i miei genitori litigare, o almeno, non li ho mai visti in quel modo. Mia madre cerca di urlare e sovrastare la voce di mio padre, ma lui non fa altro che alzare ancora di più il suo tono. Sembrano così tanto sul punto di sbranarsi a vicenda che.."
Il ragazzo dovette interrompere la sua lettura per il rumore delle nocche sbattute ripetutamente sul legno della porta. Sapeva fosse Eleanor, ma non aveva voglia di fare qualsiasi cosa la ragazza gli proponesse. Voleva solo godersi quel momento in pace, da solo. Nonostante tutto si alzò, andando ad aprire la porta alla ragazza che gli allacciò le braccia al collo e si appropriò delle sue labbra.
«Andiamo a dormire.» quasi ordinò Louis, vedendo un misto di tristezza e delusione nelle iridi scure della sua ragazza.
Una volta stesi nel suo letto, la ragazza posò il suo capo sul torace di Louis, aspettandosi qualche tipo di attenzione che non arrivò. Il maggiore aspettò che la ragazza si addormentasse e, una volta sentito il suo respiro regolare, segno di un sonno profondo, se la scrollò di dosso, riprendendo il diario che nel panico aveva lasciato in bagno.
Si addentrò tra le pagine del diario del riccio in modo quasi bisognoso e capì che avrebbe voluto conoscerlo.
Sembrava così puro tra quelle pagine, così giusto, che Louis temette che la sua immaginazione avesse inventato il tutto. Temeva di aver idealizzato quel ragazzo.
Quel diario parlava di sofferenza, di tristezza, di amore, di amicizia, e il modo a dir poco spettacolare di come Harry (così aveva scoperto si chiamasse, quando alla seconda pagina aveva parlato di sua nonna Rose) spiccasse per la sua bontà e il suo modo di essere lo lasciava senza parole.
Quasi gli venne voglia di seguire il suo esempio e diventare una persona migliore, innocente e al contempo seducente. Perché, seppure Louis l'avesse visto una volta di sfuggita e la seconda volta arrabbiato, aveva scovato il suo vero essere in quel diario che tra le sue mani non sarebbe dovuto finire.
Il liscio l'avrebbe restituito, un giorno, quando avrebbe capito di averne abbastanza, ma sapeva bene che quel giorno non sarebbe arrivato così presto.
Ognuno di noi ha almeno un segreto, che sia imbarazzante, doloroso, e Louis aveva tutta la voglia (e il tempo) di scoprire quello di Harry, anche se sapeva di non doverlo fare.
SPAZIO AU!!
Ciao! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la prospettiva del modo di pensare di Louis non vi sia sembrata noiosa.
Andando avanti le cose saranno un po' più chiare (ovviamente) ma spero che al momento questo vi basti.
Ci vediamo al prossimo capitolo.🤍
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Sunflower; Larry Stylinson.
Fanfiction"Hai bisogno di qualcosa, riccio?" "Sì. Del diario, per precisare, poiché è mio" "Non ho intenzione di restituirtelo, riccio. Mi hai ben capito? Adesso puoi ritornare dal tuo amico biondo -per cui hai speso ben due pagine, fantastico, e smetterla di...