16. - input.

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Anche quella mattina Niall era andato a casa di Harry per poter fare il tratto che li separava da scuola insieme, ma quando aveva notato che al migliore amico ci volessero ancora dei minuti per finire di vestirti, decise di aspettare sul divano in pelle il suo arrivo.

Si rese conto di quanto sbagliata fosse stata la sua scelta quando vide Gemma scendere le scale con fare assonnato, che la facevano sembrare tenera e fragile. La felpa che aveva rubato al fratello le andava così larga da coprire ogni sua forma e arrivarle a metà coscia. Niall la stava guardando da troppo per non poter essere notato, e quando la ragazza guardò in sua direzione poté sentire il suo petto sfarfallare per l'emozione e il suo respiro bloccato in gola.

«Buongiorno, Gems» si sforzò di dire, neutrale, ma la ragazza era ancora lì. La sua espressione era ferma a quello, non si muoveva e il biondo non riusciva a capire se respirasse, voleva solo avvicinarsi ed abbracciarla. Ma non poteva farlo, perché Gemma l'avrebbe respinto, e l'avrebbe insultato, e lui se lo meritava.

La ragazza sembrò risvegliarsi da un lungo sonno, e si sciolse un sorriso. Nessuna rabbia incalzava il suo umore, nessun rancore cercava di avvelenarle la lingua, era decisamente calma, e ciò migliorava tutto. Si avvicinò al divano, i passi diventavano pesanti come macigni, ma lo doveva fare, perché il suo comportamento non andava bene più. In realtà, non andava bene da tempo, ma se ne era resa conto da poco. Strinse il ragazzo tra le braccia, assaporando il suo odore e sapendo che non sarebbe mai stato anche suo, gli accarezzò il viso sapendo che non avrebbe mai potuto posarci le labbra sopra, e sorrise. Sorrise perché era libera dalla rabbia, perché non la pressava più. «Io ti amo ancora, Niall, e ti amerò sempre, perché è facile farlo. Non si può non innamorarsi della tua risata contagiosa e rumorosa, non si può non innamorarsi dei tuoi occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare,» la voce calò man mano, come se quello fosse un segreto, ma, ormai, quello non era un segreto da più di due anni. «Non posso arrabbiarmi con te se non mi ami a tua volta, perché non sei tu a decidere in che direzione spedire i tuoi sentimenti. Quindi, Niall, ti amo, ma non importa se non mi ami anche tu. Non sono arrabbiata con te» sussurrò, gli occhi posati sulle labbra del biondo di fronte a lei.

E Niall avrebbe voluto parlare, dire così tante cose da far precipitare il suo cuore giù da un dirupo fatto di parole, ma non potette farlo. Quando fece per aprire la bocca, Harry scese frettolosamente le scale, passando prima dalla cucina per prendere un muffin confezionato, e poi tornando in salone. L'irlandese strinse Gemma tra le braccia, e si ripromise che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui rimaneva in silenzio, perché era diventato opprimente, perché non lo sopportava più, perché, semplicemente, voleva pregustarsi ciò che per troppo tempo si era vietato.

Harry, forse, aveva sentito tutta il discorso della sorella e, sempre mischiato al caso, aveva fatto la sua apparizione proprio nel momento da lui desiderato. Quando aveva visto gli occhi di Niall puntati sulle labbra della sorella non aveva potuto resistere all'input che gli diceva di salvarla da quell'illusione, perché al biondo piaceva Lola e non doveva cadere in tentazione con la persona sbagliata. Il biondo era il suo migliore amico, suo fratello, e Gemma era sangue del suo sangue, non avrebbe mai potuto scegliere. E non voleva scegliere, perché quei due erano i suoi pilastri fondamentali da quando Rose aveva mollato il progetto a metà costruzione, e se loro si fossero allontanati, chiedendogli tacitamente di scegliere, lui sarebbe crollato.

Non importava che Louis avesse il suo diario; le mani non prudevano per scrivere di lui, e gli avvenimenti li raccontava tutti a Niall. Forse però, voleva semplicemente non pensarci e fare finta che la sua valvola di sfogo si trovasse in un posto a lui accedibile, e che fosse la sua volontà quella di non prenderlo. E sì, le mani prudevano, da impazzire, ma doveva far finta, altrimenti non sarebbe riuscito ad andare avanti. Quindi sì, andava tutto bene. Andava sempre tutto bene.

                                   ***

Harry e Niall si ritrovarono di fronte al cancello possente della loro scuola in meno di dieci minuti, eppuro non spicciarono nemmeno una parola. Per un attimo il riccio pensò che il ragazzo si fosse reso conto di lui, nascosto dietro l'angolo, in cima alle scale, e si fosse arrabbiato per non avergli dato la possibilità di spiegarsi, ma poi si rese conto che Niall stava semplicemente pensando.

Aveva la fronte aggrottata, gli occhi persi nel vuoto e le tasche ad intrappolargli le mani che sapeva desiderassero la sua chitarra. Perché se Harry scriveva, Niall suonava. Era quello il suo modo per poter sfogare qualsiasi cosa gli passasse la mente, e il ricco aveva desiderato parecchie volte che l'irlandese gli cantasse una canzone. E, alcune volte, era stato anche accontentato. Però, il biondo era troppo insicuro della sua voce, e non si era mai esposto a tal punto da potergli cantare poco più di un pezzetto misero di una splendida canzone scritta da lui. In realtà, ad Harry bastava, non si era mai spinto oltre chiedendogli cose che, sapeva, Niall non voleva fare. Si accontentava, perché voleva dire che la porta della vita dell'irlandese, per lui, era sempre socchiusa.

«A cosa pensi?» chiese, guardando il giardino della scuola, dapprima vuoto e in quel momento gremito di ragazzini. Cercava Louis, e sapeva che l'avrebbe visto con la sua fidanzata, ma non importava. Anche se il suo cuore riceveva dei pugni, proprio nel mezzo, dove c'era il suo amore palpitante, lui continuava a cercarlo. Preferiva vederlo tra le braccia di un altro (e, in questo caso, un'altra) piuttosto di non vederlo affatto.

«Dovrei parlarti» ammise Niall, spostando il suo flusso di pensieri su di lui. Quando il biondo lo guardava con gli occhi azzurri puù che mai, le labbra sigillate in una linea sottile, allora voleva dire che doveva dirgli qualcosa di serio, o almeno, qualcosa che per lui valesse. Fu solo quando si rese conto che si stava grattando il retro del capo che capì che ciò che stava per dirgli lo avrebbe infastidito, o credeva lo infastidisse. Le sue budella si attorcigliarono, perché i suoi pensieri inevitabilmente si spostarono su sua sorella e al momento che aveva interrotto, ma si schiaffeggiò mentalmente. No, non era possibile.

Così, perché aveva paura della risposta, fece un assenso con il capo, bloccando però l'amico con la mano e sorridendo in modo tirato. «In questi giorni sono occupato, però. Quindi ne riparleremo quando avrò tempo, okay?» l'irlandese sospirò, e la sua ansia fece per dissolversi.

Si girò di nuovo, cercando Louis con lo sguardo, e lo trovò impegnato a baciare Eleanor, la sua ragazza. Lei aveva le palpebrere socchiuse, e il suo viso era rilassato. Le sue braccia erano strette intorno al collo di Louis, ma lui, lui stranamente aveva aperto gli occhi. E l'aveva guardato. Aveva aperto la bocca provocatoriamente, lasciando che il riccio intravedesse la sua lingua giocare con quella della ragazza, mentre i suoi occhi non si perdevano un singolo movimento. Strinse le dita, le sue nocche diventarono bianche, il suo viso si abbassò.

Per quanto Louis lo provocasse, sapeva che quello, loro, non l'avrebbero mai avuto. Il maggiore non era pronto per un coming out, ed Harry non avrebbe fatto niente al posto suo, o almeno, senza il suo esplicito consenso.  Così, con la testa china a frugare nella cartella un diario che non possedeva, non solo il suo cuore si distrusse al pensiero, ma si frantumò nel momento in cui capì che la sua finta calma l'avrebbe portato all'esasperazione. Sarebbe scoppiato come un vulcano, prima o poi, se avesse continuato così, ragion per cui corse all'interno dell'edificio scolastico pensando solo ad un modo per poter sfogarsi senza la possibilità di scrivere.

Spazio Au.

Questo capitolo si concentra davvero poco sui larry, ma da spazio anche agli altri personaggi. La storia non sarà concentrata solo ed interamente su L e H, sebbene sia una ff su di loro. Mi piace parlare anche degli altri, dargli una storia e farla conoscere con il tempo.

Ma comunque. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, see u soon. Love u all Xx🐣

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora