25. - la pagina di diario.

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Harry si era svegliato all'alba, una calma affascinante a fargli dimenticare i motivi per cui era giù di morale. Dormire con Louis era ciò che aveva desiderato per almeno un anno, e da quando lo aveva davanti, non riusciva a capacitarsene. Avevano davvero dormito nello stesso letto, e il maggiore continuava a stringergli la vita come se il riccio potesse andare via. Se solo avesse saputo, avrebbe capito che il più piccolo aveva trovato la pace tra le sue braccia. E, specialmente in quel momento, ne aveva bisogno particolarmente. Quindi, se Louis avesse voluto continuare a stringerlo in quel modo, Harry si sarebbe sottoposto alla sua stretta.

Come se anche i pensieri potessero fare rumore, il maggiore accarezzò lo stomaco del riccio, baciandogli in seguito la spalla. «Sei sveglio, ricciolino?» sussurrò, con la voce graffiata dal sonno. Harry si rigirò tra le sue braccia, baciandogli la fronte e spostandogli la frangetta il tanto che bastava per poter ammirare i suoi limpidi occhi blu.

«Sì,» rispose inutilmente, visto che Louis non stava pensando ad altro che alle sue labbra. Rosse, sembravano succose più di qualsiasi altro frutto. «Oltre il tè, vuoi qualcosa per colazione?» chiese, continuando a giocherellare con i fili dorati che si mischiavano con la chioma castana che caratterizzava l'acconciatura di Louis.

«Mangio quel che mangi tu, piccolo,» rispose, irrigidendosi un attimo dopo per averlo chiamato in quel modo. Harry, d'altro canto, aveva sentito chiaramente il suo cuore far festa e il suo cervello cantare l'Ave Maria.

«D'accordo» decise infine, baciando la punta del naso del maggiore e sgusciando fuori dalle coperte.

Quando arrivò in cucina, sua madre e sua sorella stavano chiacchierando animatamente e poté distinguere bene il suo nome. Cosa aveva fatto?. «Harry, tesoro, vieni qui» la voce di sua madre era irrequieta, come se avesse da fargli cento domande e il novantanove di quelle andassero oltre i limiti.
«Allora..quello era il tuo ragazzo?» magari, mamma.

«No, Louis è-»
«Oh Dio è quel Louis?!» quasi urlò Gemma, coprendosi la bocca con una mano e cominciando a saltellare.
«Sì ma lui-»

«Senti, non importa se è il tuo ragazzo o meno. Solo..dimmi quando fai dormire gente a casa, tesoro,» fece sua madre, mentre sua sorella continuava a sclerare. Harry sorrise a quella scena, e annuì verso Anne, che si precipitò a mettere l'impasto sotto il forno. Quindi, l'unica cosa che dovette fare il riccio, fu quella di preparare un té che potesse piacere al maggiore e una cioccolata calda per lui. Quando finì, salì le scale con lentezza per poi sentire nididamente Louis parlare a telefono con sua madre. Sembrava così dolce mentre la rassicurava, e le diceva che era rimasto da un amico che non conosceva. Si sentiva dal suo tono di voce l'affetto che provava, e questo fece battere le ali alle farfalle che vivevano costantemente nello stomaco di Harry.

Alla fine della chiamata, decise di entrare. Louis lo guardò con i suoi grandi occhi blu, e il più piccolo poté leggerci qualcosa che però decise di ignorare. Chi glielo assicurava che era realmente così? nessuno, quindi la sua mente doveva smettere di farneticare.

«Mamma sta preparando una torta, per cui..» sussurrò, come se quel momento di pace si potesse rompere e gli occhi di Louis potessero scappare dai suoi. Gli porse la tazza, che il ragazzo afferrò solo dopo qualche attimo. Si sedette al suo fianco e cominciò a bere in modo silenzioso, finché Louis non appoggiò il suo té sul comodino e lo guardò attentamente.

«Stanotte..» Cazzo. Cazzo. Merda. «Hai pianto nel sonno e..e continuavi a ripetere questo nome» con la voce bassa, Louis gli raccontò quello che la notte aveva visto. «Vuoi parlarne, mh? ti farebbe bene» non era la prima volta che accadeva, ma il fatto che fosse accaduto con Louis lo faceva sentire in colpa. Lo aveva svegliato, e per cosa poi?

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora