23. - giusto o sbagliato.

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Harry era rimasto a casa anche quel giorno, ed era un altro di un'intera settimana che aveva programmato di passare in quel modo. Quei due giorni non si sarebbe dovuto preoccupare di leggere i messaggi dei suoi compagmi di classe per tenersi al passo con il programma, e il giorno prima si era sentito così bene per essere stato con Louis che non si era preoccupato di vedere cosa dovesse fare.

Niall era lì, con lui, a giocare a Fifa mentre una pizza gli teneva compagnia. Mangiucchiavano una fetta ad ogni goal e lasciavano che il sugo sbrodolasse sulle loro maglie. Nessuno poteva vederli, quindi potevano fare quello che volevano. Gemma era in salone, e aveva rivolto sì e no quattro parole a Niall. Il ragazzo ci aveva rimurginato su, ma poi aveva deciso di pensare al suo migliore amico e di mettere da parte i suoi sentimenti.

«Ho segnato, ho esultato e neanche te ne sei accorto. A cosa pensavi?» chiese Harry, posando il suo joystick costellato di sticker e smiley. Prese l'ultima fetta di pizza, e solo in quel mometo Niall scattò in avanti. La morse direttamente tra le sue mani, rimanendogli solo il cornicione bruciato. «Stronzo» borbottò il riccio, mangiando ciò che gli rimaneva tra le mani.

«Torniamo a giocare?» chiese l'irlandese, ormai completamente attento al gioco. Harry scosse la testa e indicò il bagno.

«Vado a lavarmi, poi mi dici a che pensavi,» fece, alzandosi con lentezza e prendendo tutto il necessario per poter rimanere in bagno almeno un'oretta. Si chiuse la porta alle spalle, sentendo il profumo di Louis in ogni singolo spazio che separava mattonella per mattonella. Accese il getto d'acqua, e ci si precipitò sotto. Percepì ogni gocciolina fare il solito percorso verso il suo bacino, per poi scendere ancora più giù e finire sotto ai suoi piedi.

Si perdeva nei dettagli di cose futili perché odiava pensare al motivo per il quale stesse piangendo. Perché sì, stava piangendo. E odiava essere così fragile. Niall, nel frattempo, sentendo solo il rumore del getto d'acqua, si precipitò giù dalle scale. Gemma lo guardò curiosa, e lui sentì la sua sicurezza morire sull'ultimo gradino. Si avvicinò al divano, sedendosi di fianco alla ragazza. Lei gli aveva regalato un sorriso di circostanza, e poi era tornata a guardare la televisione come se Niall fosse solo una presenza sul divano. «Ho iniziato a provare qualcosa per te quando ti dichiarasti,» sospirò il biondo, guardando dinnanzi a sé e sentendo chiaramente il respiro di Gemma farsi irregolare. Per la cronaca, sentiva anche i suoi occhi in cerca di qualcosa che le facesse dubitare della sua frase. Ma non ci trovò nulla, perché Niall era serio. «Ho..ho capito di amarti quando ho immaginato un futuro con te, e quando mi sono sgretolato al tuo posto ancor prima di rifiutarti, di nuovo» il ragazzo aveva gli occhi lucidi, la colpa era tanta.

«Tu..mi hai vista piangere per te, e non hai fatto nulla. I- perché? perché diavolo l'hai fatto?» disse, esasperata, la ragazza. Sembrava quasi sull'orlo di una crisi di nervi. Niall la capiva.

«Avevo paura di quello che potesse pensare Harry! sono il suo migliore amico, per me lui è come un fratello, non volevo rovinare la nostra amicizia» ribatté, ovvio, come se Gemma potesse captare i suoi pensieri e comprenderli. La verità era che, in quel momento, la ragazza sentiva il suo cuore ancora più in frantumi.

«Quindi non ne valevo la pena?» sussurrò, lasciando che una lacrima le rigasse il viso. Niall spalancò la bocca, e fece per rispondere, ma il suono del campanello lo constrinse ad alzarsi. Nel frattempo, Gemma era sgattaiolata via e si era chiusa in camera sua.

Rimase interdetto alla vista della persona alla porta. Se qualcuno avesse potuto vederlo, (oltre, ovviamente, chi gli aveva causato quell'espressione), avrebbe riso di lui. Aveva la bocca spalancata, gli occhi quasi fuori dalle orbite. Scrutava anche i minimi dettagli che non aveva mai notato in lui, giusto per distrarsi dal fatto che Louis Tomlinson fosse alla porta. Cosa avrebbe dovuto dire ad Harry? e, sopratutto, avrebbe dovuto farlo entrare?

«Nigel?» richiamò, il suo migliore amico, scendendo in fretta e furia le scale. Quasi non cadde, all'ultimo scalino. Vide la figura dell'irlandese fermo alla porta, e si chiese per quale motivo stesse fermo dinnanzi alla visione del viale. «Niall, cosa stai- Louis?»

«Oh, uhm, Harry, ciao. Pensavo fossi solo, così..» il ragazzo fece spallucce, alzando con il dito una busta che seppe riconoscere come quella della gelateria. Harry sorrise, mostrando le fossette a Louis che, intanto, aveva formato delle tenere rughette intorno agli occhi. Il maggiore sembrò poi riscuotersi dai suoi pensieri quando Niall, che fino a quel momento era stato in silenzio, tossì per attirare l'attenzione.

«Io vado, tanto hai la compagnia. Ci si vede in giro, sì? ti voglio bene» disse il biondo, come se fosse una macchinetta senza interruttore. Scappò via un secondo dopo, lasciando Louis e Harry soli. Il ragazzo lasciò che la sua cotta entrasse in casa, e dopo chiacchiere inutili decisero di rivedere Teen Wolf. Si erano stesi sul divano, e stavano bevendo rispettivamente il milkshake e il tè caldo. Il cuore innamorato di Harry perse un colpo alla visione di quella tenerezza da parte di Louis. E poi, il ragazzo, per quando fosse più grande di lui di due anni, sembrava minuscolo con le mani attorno alla tazza e il viso vicino al contenuto, le labbra a cerchietto per soffiare sul leggero vapore che emanava la bevanda.

«Sei minuscolo» fece Harry, tornando a girare la cannuccia sul fondo del suo milkshake alla fragola, e guardando il viso di Dylan O'brien contorcersi in una smorfia di dolore. Povero piccolo, pensò, anche se sapeva che stesse recitando. E sì, quel pensiero era totalmente gay. Ma infondo, lui era totalmente gay, quindi.

«Hey! sono due anni più grande di te, porta rispetto» rimbeccò Louis, dandogli una leggera spallata e ridendo con lui. Forse lo sapeva anche lui di essere basso, ma non lo avrebbe mai ammesso.

«Sei minuscolo comunque, Lou» disse di nuovo, finendo il suo milkshake e poggiando il bicchiere vuoto sul tavolino.

«Bla Bla Bla, ti odio» sbottò, il maggiore, guardandolo male e facendolo ridere sguaiatamente. «Tu..cazzo, non riesco a trovarti un difetto!». Harry arrossì in modo esagerato, e non si nascose neanche. Sorrise, Louis, alla vista del riccio con le guanciotte rosse.

«Grazie per essere venuto» disse, Harry, amando quel ragazzo un po' di più. Louis sembrava combattuto, mentre i loro visi si avvicinavano come in uno dei peggiori film romantici. In quel momento, le labbra del più piccolo gli sembravano rosse, invitanti e morbide. E quando era ad un soffio dal poterne sapere anche il sapore, la voce squillante della madre di Harry li risvegliò da quel sogno.

«Sono a casa!» aveva urlato, rompendo quella bolla in cui si erano rinchiusi. Una bolla fatta di carezze e desiderio, dove tutte le preoccupazioni e la realtà erano chiuse fuori.

Nessuno aveva bisogno di sapere cosa realmente fosse giusto o sbagliato, nemmeno loro.

Spazio Au.

Questo è l'ultimo capitolo che avevo già scritto, quindi da adesso i capitoli saranno pubblicati in modo un po' più lento. Ma comunque.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, love u all xx🐣

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora