19. - questioni in sospeso.

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Harry si alzò con calma, aspettandosi già una giornata di merda. Non che ce ne fossero alcune che si salvassero, ma da quando evitava Niall il tutto era peggiorato.

Odiava dover evitare il suo migliore amico, anche perché era intrappolato in sé stesso, rinchiuso in una stanza della sua mente con i suoi brutti pensieri. Nessuno avrebbe potuto salvarlo da lì, anche se il biondo irlandese era di certo un appiglio che lo aiutava a non affogare. E adesso non aveva neanche lui, solo il ricordo sfocato di quella mattina al bagno e il dover salutare sua nonna. Al cimitero.

Era strano per lui, ma aveva fatto un passo avanti. Prima non avrebbe avuto neanche il coraggio di pensarle, quelle cose. Era fiero di sé stesso e dei suoi progressi, anche se in altre cose sembrava come un pesce fuor d'acqua. Scartando ciò che stava accedendo con Niall, rimaneva il caso di Louis, ed Harry non riusciva proprio a risolverlo. Il maggiore lo aveva ignorato per un anno, e improvvisamente si era interessato a lui. Il tutto solo perché era maledettamente curioso di leggere un diario, che, a dirla tutta, non aveva ancora restituito.

Forse però, Harry doveva ringraziare Louis. Quel diario era stata la sua via di fuga per anni e anni, e non aveva mai cercato un altro possibile modo per potersi sfogare. Da quando il maggiore l'aveva preso, Harry aveva riscoperto la meraviglia della fotografia, la bellezza dell'arte, la melodia di una dolce canzone suonata dalle sue mani e l'amore per la cucina. Se non poteva parlare, agiva. Scriveva piccoli testi su vari fogli di carta, poi disegnava un tramonto (non prima di aver scattato una foto) e infine, se ne aveva voglia, aspettava le luci del mattino per cucinare. Amava cucinare di mattina.

Sorrise al pensiero di una bella torta calda, e si fece spazio al piano di sotto. Sua mamma Anne, stranamente, era ancora in casa. Scuoteva leggermente i fianchi a ritmo di una canzone che sentiva solo lei, mentre l'odore del dolce impasto dei pancake si espanse per tutta la cucina.

«Buongiorno, tesoro. Ho fatto i pancake, tu puoi preparare la tavola?» chiese, dolce, modellando Harry con i suoi soprannomi dolci e con le sue richieste velate. Il riccio sorrise, le baciò la guancia e cominciò a fare ciò che la mamma gli aveva chiesto. Adesso il legno era coperto da barattoli di marmellata e di cioccolata, da biscotti, tazze, latte e posate.

Presto si svegliò anche Gemma, che si affrettò a borbottare un «Buongiorno, pulce» ad Harry, mentre depositò un veloce bacio sulla guancia ad Anne. Si sedettero tutti a tavola, con una pila di pancake dinnanzi e un silenzio ad avvolgerli. Cominciarono a mangiare in silenzio, fin quando Anne decise di parlare, facendo quasi affogare i due gemelli Styles.

«Niall non lo vedo da una settimana, tesoro, avete discusso?» sì, voleva risponderle, anche se non era vero. Non voleva decisamente affrontare il discorso, non con loro.

«No, non davvero» finì per dire, addentando il suo dolce al cioccolato. Gemma aggrottò le sopracciglia, e gli prestò attenzione. Odiava quando faceva così, perché voleva dire che dubitava di quello che stesse dicendo e, con quell'espressione, cercava di decifrare la bugia. Ma, proprio in quell'affermazione, non c'era nessuna bugia. Lui e Niall non avevano litigato, perché Harry non aveva neanche il coraggio di guardarlo negli occhi ed arrabbiarsi.

Se le sue tesi erano giuste, non poteva di certo privare sua sorella di quell'esperienza che forse le avrebbe aggiustato il cuore, o forse gliel'avrebbe rotto ancor di più. E non poteva privare Niall dell'amore, perché Harry lo sapeva che il biondo irlandese meritava di essere amato più di chiunque altro. Era gentile, premuroso, avrebbe fatto di tutto per gli altri. E sì, meritava decisamente di essere amato.

«Io vado, altrimenti faccio tardi» disse il riccio, anzandosi velocemente dal suo posto, salutando con un cenno le due donne e ritornandosene in camera. Si affrettò a spogliarsi, come se i vestiti gli impedissero di pensare e di riflettere, e corse in bagno. Accese il getto d'acqua e ci si precipitò sotto, senza regolarla. Le gocce gelide scendevano in modo lento e condenzato sulla sua pelle diafana, mentre lui pensava a come risolvere quelle due situazioni creatosi. O tre, se includeva quella promessa silenziosa che aveva fatto alla sua defunta nonna.

La prima fu facile da capire; o, almeno, da pensare. Sarebbe andato al cimitero, si sarebbe seduto dinnanzi alla lapide e le avrebbe detto addio. O solo un arrivederci, visto che la donna sarebbe vissuta per sempre nella sua mente e nel suo cuore. Harry non poteva e non voleva cancellarla, perché per quanto i suoi ricordi fossero una coltellata nel petto ogni volta, gli facevano spuntare il sorriso, sempre e comunque. Sua nonna l'avrebbe reso felice anche solo essendo un ricordo.

Le altre due avevano la soluzione in comune, ed era la comunicazione. Harry doveva parlare con Niall, perché quello aveva qualcosa da dirgli, e doveva chiedere spiegazioni a Louis, perché aveva bisogno di sapere per quale motivo il ragazzo si fosse interessato a lui d'improvviso.

Era ormai una settimana in cui lui e Louis, dopo scuola, prendevano il bus insieme e andavano alla gelateria Payne. Bevevano le proprie bevande in silenzio, pregustandosi non solo loro, ma anche la compagnia dell'altro. Aveva disegnato per Louis un paio di volte, scarabocchiando su un fazzoletto i suoi occhi, o le sue labbra, o il ragazzo intento a bere il tè. Il maggiore aveva insistito affinché ci fosse la sua firma e un cuoricino, e poi li aveva riposti tutti nel suo giubbotto. Harry aveva notato quanta delicatezza usasse, solo per dei fazzoletti. E aveva notato i suoi occhi brillare quando, finito di disegnare, con due dita spostava il tovagliolo e lo avvicinava al ragazzo.

Aveva notato tutti i particolari di Louis, dal più banale, ovvero che beveva il tè senza zucchero, e al più curioso, ovvero che aveva una grande famiglia e sua madre si era risposata un paio di volte. Gli aveva anche accennato il nome di tutte le sue sorelle (che lui non aveva avuto la fortuna di conoscere quando aveva dormito lì), e il lavoro della madre. Lavorava in un albergo, era per quello che Louis era sempre solo con Félicité, Charlotte, Phoebe e Daisy, che sapeva bene i film della disney e non, che leggeva tante favole.

Harry amava sapere quelle cose, perché voleva dire che Louis stesse cercando di farsi conoscere, ma aveva bisogno di sapere. E, dopo scuola, allo stesso orario e allo stesso posto, avrebbe chiesto spiegazioni. E dopo avrebbe parlato anche con Niall, e sarebbe anche andato al cimitero.

Avrebbe risolto le sue questioni in sospeso, perché gli mancava Niall, perché sua nonna se lo meritava e perché Louis era una bella presenza nella sua vita.

Spazio Au.

Hi! dopo aver passato i giorni impegnata tra regali, famiglia e pensieri, ho deciso di aggiornare di nuovo questa storia, che è la mia prima ff larry.

Spero che la storia non sia noiosa, e che non ci siano parti che avrei dovuto tagliare. Ma comunque, sicuramente in futuro sarò in grado di scrivere qualcosa di più carino. Nel frattempo mi adeguo a ciò che riesco a fare.

Love u all, see u soon Xx

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora