10. - il trio.

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I corridoi erano gremiti di persone.

C'erano gruppi di ragazzi che cercavano di spingere per arrivare verso l'uscita, così da poter andare nelle rispettive case. Dei raggi caldi del sole si infiltravano tra le classi vuote e un po' di quella luce infastidì il sonno di Harry.

Il ragazzo si era addormentato durante l'ultima ora, convinto di potersi svegliare in tempo, mentre la professoressa Greed continuava il suo lungo monologo sulla vita e l'importanza della scuola. Erano cose che Harry già sapeva e che sua madre teneva a ricordargli, ragion per cui non sentiva il bisogno di ascoltare quel discorso e far finta di non averne mai sentito parlare.

Niall, invece, si era addormentato solo perché la professore gli aveva messo una D (meritata, visto che il ragazzo neanche possedeva il libro riguardante la sua materia) e non aveva trovato il senso di continuarla ad ascoltare. Già, era un ragionamento stupido, ma Harry era il suo migliore amico da troppo tempo per poterci pensare e decretarlo demenziale. Si limitava ad annuire, assecondando il biondo tinto quando insultava la professoressa, anche perché sapeva che alcune ore dopo si sarebbe sentito in colpa per il tono usato e avrebbe cercato di recuperare l'insufficienza.

«Ti sembra normale?!» continuava ad esclamare Niall, ormai sveglio da una decina di minuti. Sembrava che neanche il sonno gli avesse fatto passare il fastidio di quel voto basso.

«Sì, Nialler, mi sembra normale. Non hai stu-» il ragazzo non riuscì a finire la frase poiché la mano sudaticcia dell'irlandese si posizionò sulla sua bocca, tappandola. Gli occhi azzurri dell'amico si scurirono un po' di più, dandogli una sfumatura diversa dal solito, segno che le parole dell'amico lo avevano infastidito più di quanto fosse infastidito del voto.

«No, Har, dovevi dirmi che non è normale e che ho ragione.» grugnì, riservandogli un'occhiataccia.

«Come vuoi, Nì.» Harry proprio non aveva voglia di discutere con Niall, così decise di lasciar correre. Il biondo gli sorrise, come a scusarsi per il nervosismo, e lui potè solo che ricambiare il sorriso.

Prima che potessero cominciare a chiacchierare come loro solito Lauren, la bidella, li beccò ancora fermi dietro al banco e intimò loro di uscire immediatamente.

Dunque i ragazzi si affrettarono ad uscire dall'aula e dalla scuola. Attraversarono il cortile della scuola che era completamente vuoto e Harry non se ne lamentò, anche se ciò significava non vedere Louis.

Di solito aveva voglia di vedere il ragazzo, sebbene lui pomiciasse con la sua ragazza, ma da quando era uscito fuori da casa sua si era ripromesso di non cercarlo con così tanta frenesia specialmente se, timido com'era, non sarebbe riuscito a parlargli e non avrebbe alzato lo sguardo dalla punta dei suoi piedi.

Si malediceva ancora per la sua lingua troppo lunga, ma ormai il danno era fatto e lui non poteva tornare indietro. Forse la sua domanda aveva messo in soggezione Louis o semplicemente al ragazzo non piaceva parlarne. Qualsiasi motivazione ci fosse dietro al suo tono acido, Harry si sentiva in colpa per l'accaduto.

«Nialler! Harry!» urlò una voce da dietro ed Harry non fece in tempo a girarsi che due braccia possenti lo travolsero. Finì in un abbraccio con Niall e Liam che, come se fossero amici da anni, aveva deciso di dimostrargli il suo affetto.

«Ciao, Liam.» salutarono in coro i due ragazzi, facendo ampliare il sorriso del castano.

«Io, uhm, ragazzi, vi va se andiamo a...non so, prenderci un gelato?» tentennò e il riccio ne rimase davvero sorpreso. Non aveva avuto il piacere di conoscere a fondo Liam, ma aveva tempo e voglia di farlo, specialmente se quello sembrava un cucciolo di foca con gli occhi troppo grandi per dire di no.

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora