Capitolo 31

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Scusate il ritardo, buona lettura!

11 gennaio 1999

Non si muove. Non un pollice.

I suoi occhi sono freddi, incappucciati e mascherati - lei non può leggere alcuna espressione in essi.

"Lo sapevi. Lo sapevi. L' hai pianificato."

Il suo fascino caldo svanisce e una gelida raffica di vento li colpisce. Lo sente a malapena.

"Pianificato è una parola forte", dice, senza emozione nemmeno nella sua voce. Niente. Vuoto. "Ma puoi sempre contare sul fatto che Weasley non finisca il suo lavoro in tempo." Si fa schioccare le nocche. Rotola le spalle. Casuale. Sempre fottutamente casual. "Quindi, nientemeno che un piano e più un'ipotesi plausibile."

"Hai già finito quel progetto", è tutto quello che riesce a dire, impassibile.

Ha il coraggio di alzare le spalle.

Pensa che starà per ammalarsi. Giusto qui. Sul pavimento. Sente la bile salire in gola. Ma no, no, non lascerà che accada. Non sarà così patetico. Rifiuta. No, non ha bisogno di essere malata, ha bisogno di ... ha bisogno di -

Hermione fa un passo avanti e raccoglie tutta la forza che può.

Gli fa un rovescio sul viso.

La sua mascella è una fredda, dura lastra di pietra contro la pelle sensibile e sottile delle sue nocche. Punte, il dolore caldo e acuto. E il suono fragoroso è forte nelle sue orecchie.

Malfoy non emette alcun suono. La forza che è riuscita a fare gli ha spostato il collo di lato, e per un momento lui rimane di fronte da quella parte, permettendole di guardare la rabbiosa fioritura scarlatta sulla sua guancia.

I suoi occhi sono stretti quando li fa scivolare di nuovo su di lei.

"Sei malato," respira, sentendo il suo sangue ribollire sotto ogni centimetro di carne. "Contorto e malato." È insoddisfatta e insoddisfatta della violenza. Non è sicura che qualcosa possa soddisfarla in questo momento.

Ma il leggero tremolio nella sua espressione - la crepa nella pietra - è un inizio.

Anche così, è doloroso solo guardarlo.

Non può. Ha bisogno di andarsene. Ha bisogno di correre. Lei - Ron. Ron è la priorità.

Ron.

Malfoy sta ancora parlando, cazzo.

"Forse è così, Granger." Alza di nuovo le spalle. Ancora.

E il veleno che le ribolle nelle vene fuoriesce. Arriccia le labbra e si lancia come una frusta sulla lingua.

"Ti odio."

E no. No, non è abbastanza. Non farà abbastanza male. Ha bisogno di ferire. Ha bisogno di ferire tanto quanto lei.

"Non sei niente."

Questo è tutto.

Questo è il dolore che aveva bisogno di vedere.

Il modo in cui il respiro esce dalla sua bocca e il modo in cui le sue spalle si sgonfiano con esso. Il modo in cui la sua mascella si allenta e i suoi occhi acuti diventano opachi. Il modo in cui sbatte le palpebre.

Dà alle sue gambe la forza di muoversi.

E lei sta correndo.

***
11 gennaio 1999

Diario,

Nessuno me l'ha insegnato, cazzo.

Nessuno mi ha fatto sedere e ha spiegato. Ha spiegato come cazzo dovrei sentirmi. Quello che dovrei fare. Come dovrei comportarmi .

Breath Mins / Battle ScarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora