Un vuoto incolmabile.

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Eravamo fuggiti via, o meglio mi aveva rapita. Avevamo passato un weekend meraviglioso a rilassarci, stare insieme e scambiarci smancerie cosa, di certo, non da CC. Eravamo tornati a casa da poco, stavo disfaldo le valigie quando improvvisamente mi accorsi che erano già passate svariate settimane dall'ultima volta in cui mi era venuto il ciclo, "sarò in ritardo", pensai. Con Claudio non ne potevo parlare, diciamocela tutta, non é roba da lui. Non gli dissi nulla, continuai a fare finta di niente, attendendo un giorno dopo l'altro che finalmente arrivasse, ma nulla. Alle settimane si susseguì un mese, al ché era il momento: dovevo fare delle analisi.
Non dissi nulla a CC, cosa di cui mi pentii in seguito, ma ero convinta anzi, ero sicura che l'avrebbe presa male, che mi avrebbe allontanata da lui, che non mi accettasse più.
Andai da sola, non volevo che nessuno lo sapesse, almeno fin quando non glielo avrei detto io, ma la certezza dovevo prima averla.
"Allevi? Prego" il dottore é molto formale, avevo preso appuntamento dall'unico che Claudio non conoscesse, lo doveva venire sapere solo da me.
"Le farò qualche esame nel mentre dopo può attendere qui" mi indica l'uscita dove sostavo poco prima, io annuii e mi preparai.

Due ore. Due lunghissime ore ad aspettare il risultato, che speravo non fosse com'era.
Ero incinta. Il dottore fa segno di entrare per discuterne
"Vede é normale, non deve preoccuparsi"
"Senta non sono preoccupata, ma ora devo proprio andare"
"Come vuole"
Non mi trattenne e riuscii finalmente ad uscire.
Camminai a lungo lontano da casa e dall'istituto. Non accesi il telefono. Non volevo vedere nessuno e ora, come faccio?
                                                          ***
Presi la decisone di tornare a casa, non potevo stare via a lungo ormai era buio, dovevo tornare.
"Ma dov'eri?" Mi domandò CC steso sul divano, sentendo porta aprirsi
"Fuori"
"Cos'hai Alice?"
"Niente"
Mi diressi verso la camera da letto, ma lui mi fermò
"Alice cosa c'è?" Mi girai, ritrovandomi faccia a faccia, i suoi occhi blu non sapevano nulla
"Claudio...vedi é successa una cosa.."
"Alice non farla lunga..cosa c'è?"
"Sono..sono incinta"
Rimase pietrificato, senza dire nulla poi finalmente
"Va bene" rispose inaspettatamente
"Va bene cosa?"
"Alice sarebbe successo prima o poi, certo non mi sarei aspettato così presto, ma mi ci abituerò"
Non riuscivo a comprende, mi aveva davvero detto che per lui non era un problema?
Ero così contagiata dalla felicità in quel momento, gli saltai addosso, lui emise una risata e mi accolse dolcemente tra le sue braccia. Non potevo immaginare cosa migliore.
                                                             ***
Il momento dell'ecografia fu uno dei più importanti e unici. Claudio mi reggeva forte la mano, il dottore spalmò un liquido sulla mia pancia e cominciò ad analizzare, sullo schermo apparì piano una piccola creatura.
In quel momento non sapevamo neanche come ci sentivamo, era un momento indescrivibile, il viso di Claudio non smetteva di sorridere.
Il nome rimase tra me e me per un po' almeno fin quando non scoprimmo che il fiocco da mettere fuori dall'appartamento, sarebbe stato rosa.
CC la vedeva diversamente da me, mi sono sentita tanto in colpa...Perché devo sempre pensare al peggio? Lui la voleva, noi la volevamo.
Alla prima ecografia ne susseguirono altre, in cui il mio pancione diventava sempre più grande. Era così bello vedere qualcosa crescere dentro di te. Mi sentivo grassa in quel periodo, grassissima, ma CC non ci dava peso, cercava sempre di ricordarmene il motivo
"Alice sei incinta é normale"
Ma normale dove? Facile per te CC, non ingrassi ogni due per tre. Avevo molti dubbi in quel periodo, dubbi che lui avesse un'altra, che non fosse più attratto da me, e tutte le solite pare da donna incinta che lui riuscì ad eliminare subito.
Per quanto stressante potesse essere, io amavo quel periodo, amavo sentirla scalciare, amavo rimettere ad ogni pasto, amavo la mano di CC che accarezzava dolcemente la mia pancia prima di mettersi a dormire. Era tutto perfetto, ma si sa, nella perfezione, qualcosa deve sempre andare storto.
Quella notte...quella fatidica notte da cui tutto é cambiato.
Avvertivo crampi già da qualche ora, ma lo reputavo normale infondo qualcuno si muoveva dentro di me, ma purtroppo non era quello il motivo.
Scostando le coperte per raggiungere il bagno, notai una macchia di sangue, CC dormiva tranquillo, ma al mio sussulto sobbalzò. Arrivammo in ospedale il più presto possibile, ma non c'era più niente da fare.
"Non dovete farvene una colpa, ci sono molte coppie che perdono un bambino, se avete bisogno per qualunque cosa, vi consiglio di parlare con lei" allungò a CC un bigliettino con il numero di una psicologa, di cui io non avevo bisogno.
"Abbiamo fatto bene a non dirlo in giro, sai che dispiacere avrebbe portato nei loro cuori..." cercò di spiaccicare parola, ma non gli diedi risposta, ero pietrificata. La mia bambina non c'era più.
"Beh, io ti lascio riposare, se hai bisogno di me, sono qui fuori" continuò lui alzandosi
Perché? Perché a noi? Non eravamo una coppia perfetta, avevamo alti e bassi come tutti, ma la volevamo, la volevamo davvero.
Se magari non mi sarei dedicata così tanto al lavoro, lei sarebbe ancora qui a dare segni di vita, a scalciare dentro di me per chiedere attenzione, a regalarmi momenti,che ormai, erano diventati di vita quotidiana e a cui non volevo rinunciare.

I mesi seguenti furono un delirio per me e Claudio. Vivevamo ancora assieme, ma ci parlavamo a stento, lui passava quasi tutte le notti in Istituto, mentre io rimanevo a casa, da cui uscivo solo per lo stresso necessario.
La Wally non ha sentito ragioni, voleva una spiegazione per il fatto che non mi presentassi più a lavoro, Claudio le disse che c'erano dei "problemi personali", ma non si dilungò, volevamo tenere il dolore per noi, senza diffonderlo nei cuori felici dei nostri conoscenti.
Un giorno però, si presentarono sotto casa Silvia, Cordelia e Lara. Dalla finestra vedevo che cercavano di convincermi ad aprirgli, o di scendere per parlare, sorrisi soltanto e mi limitai a rispondere al citofono.
"Alice se non ci fai entrare chiamiamo i pompieri!" Mi minacciarono
"Ragazze scusate, ma ho un po' di influenza, quando starò meglio prometto che ci incontreremo"
"Guarda che non ci dimentichiamo eh, riprenditi, vedrai che passa presto"
Magari fosse davvero così...

Perdersi in un bicchier d'acqua.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora