Fragilitá

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Mi arrampico sulla sedia per provare a pulire la parte più alta e nascosta dell'armadio piena di ragnatele. Per sbaglio prendo contro ad una foto in bianco e nera incorniciata che va, involontariamente, a finire per terra. Proprio in quel momento subentra CC.
"Cosa hai fatto? ALICE SCENDI!"
Perché se la prende così tanto per una vecchia foto nascosta? Scendo dalla sedia e mi chino per raccogliere la foto, ma lui l'ha già fatto
"Claudio scusa, non ho fatto apposta, stavo pulendo e per sbaglio" cerco di spiegarmi
"Alice, non c'è bisogno che spieghi ho capito" mi ferma lui passandosi la mano tra i capelli per il nervoso
"Era molto importante quella foto?" Mi azzardo a chiedergli
"Non ha più importanza, ora ho una vera scusa per buttarla" blatera fra sé e sé, ma abbastanza alto da farsi sentire, si dirige in cucina
"Claudio fermati! Hey...Claudio!?" Lo inseguo, lui si volta bruscamente, il suo viso si fa sempre più rosso tra le lacrime e rabbia non riesco a capire cosa prevalga
"Fammi vedere la foto..." gli chiedo
"Alice smettila! Basta!" Controbatte
"Claudio, smettila di fare lo stronzo"
Lui me la passa bruscamente.
Vedo subito due bambini e i genitori, alludo che i due ragazzi siano lui e Giacomo e i due adulti, i loro genitori, é l'unica foto con la sua famiglia che ritrovo in casa e io ne ho distrutto la cornice
"Mi dispiace, compreremo un'altra cornice, te lo prometto" provo a dirgli
"No" dice lui bruscamente
"Perché fai così? É la tua famiglia!" 
"Era, era, Alice..." specifica
"Claudio cosa hanno fatto di così meschino i tuoi genitori per permettersi questo trattamento?" Gli chiedo curiosa
"Non ha importanza, basta con questo discorso" continua lui
"Dimmelo ugualmente, lo sai che puoi dirmi tutto" lo incito, una lacrima pervade il suo viso, dimmelo Claudio, dimmi cosa ti tieni nel cuore da sempre
"Io prima amavo il Natale, era la mia festività preferita. Io e Giacomo adoravamo preparare l'albero assieme a nostra madre, il camino accesso, i dolciumi di Nonna Rosa, i nostri trenini che facevano a gara per arrivare per primi in stazione, l'unico che si faceva pagare per esserci ogni venticinque dicembre, era proprio mio padre. Era molto restio, chiuso, freddo"
"Come te..." commento piano cercando di non farmi sentire, ma non riuscendoci
"Sì, come me, comunque, l'ultimo Natale che abbiamo passato assieme fu orribile. Mio padre tornò a casa, ubriaco, come la maggior parte delle volte, si diresse in camera da letto, io e Giacomo lo sentimmo perché stavamo curiosando tra i regali sotto l'albero, lo seguimmo, lui cercò di violentare mia madre, lei urlava, quanto urlava, cercammo di distoglierlo da lei, di svegliarlo, di fargli capire l'errore che stava commettendo. Mio padre amava mia madre, o così sembrava se vedevi da fuori la nostra famiglia, la verità é solo che lui era un approfittatore, un codardo, quante cose avrei potuto fare per cambiarlo"
"Claudio avevi solo quattordici anni" cerco di convincerlo del contrario
"Avrei comunque potuto aiutare mia madre a condurre un'altra vita, a lasciarlo per essere felice" si china per non farmi vedere le lacrime che sta versando
"Claudio, non fare così, non è colpa tua" lo prendo tra le mie braccia come già successo in passato
"Io non voglio diventare come lui, no-" singhiozza
"Amore mio, tu non sei come lui, non lo sarai mai, hai capito?"
"E tu come lo sai? Io non voglio che ti succeda quello che ha subito mia madre, io non ti merito" blatera continuamente
"Claudio, adesso ti sdrai ok? Ti preparo una camomilla, poi parliamo" lo accompagno sul divano, é distrutto, sta tirando fuori quello che non ha mai fatto uscire dentro di sé. Mi attira sul divano e mi sdraio anche io al suo fianco, gli accarezzo il viso, lui mette la mano sul pancione che piano piano si sta formando e si lascia andare.
                                                                                       ***
Mi risveglio col suo respiro addosso, lo lascio dormire tranquillo e comincio a preparare il caffè, ha versato così tante lacrime che ora si merita un po' di riposo. Prendo i biscotti, marmellata, fette biscottate ed é tutto pronto.
"Buongiorno.." irrompe silenziosamente nella stanza
"Dormire un altro po', non ti avrebbe fatto male..." commento sedendomi sullo sgabello e cominciando a smangiucchiare
"Alice, io ti ringrazio per ieri sera, non so come mi sia uscito tutto, non so perché mi sono messo a piangere come un bambino..." cerca di spiegarmi
"Claudio, tutti abbiamo le nostre debolezze ed é giusto che prima o poi, tu tirassi fuori le tue e poi piangere fa bene qualche volta" lo rassicuro
"Senti, è oggi che hai la visita?" Domanda per cambiare discorso
"Quale visita?" Chiedo non capendo
"Alice con la ginecologa!"
"Ahh! Ehm...credo di sì?" Dico con tono interrogativo
"Ecco, non te lo ricordavi, se non ci fossi io chi ci penserebbe a te" ritorna il solito accarezzandomi il ventre e riferendosi alla creaturina
"Vieni con noi?" Gli domando
"Ovvio, tu guidare non puoi, in bicicletta non ci vai, mi tocca" risponde con il solito tono sarcastico.
Grazie per esserti aperto con me Claudio, grazie per essere semplicemente quello che sei, quanto vorrei dirti quello che penso di te, quanto vorrei dirti che non sei solo uno stronzo ingrato, ma anzi, la persona più fragile che io conosca, hai nascosto per anni la tua vera identità, ma finalmente ti stai aprendo e ti sono così grata di farlo con me.

Perdersi in un bicchier d'acqua.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora