61. ti va?

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Jungkook's pov
Stavo tornando a casa dopo il mio turno al lavoro. Erano ormai le 19 e la fame si stava appropriando di me. Per tutta la giornata ero soltanto riuscito a mangiare un cornetto a colazione ed un caffè a pranzo, ora non ci vedevo più dalla fame, al punto che avrei potuto mangiare anche un elefante intero se me lo fossi trovato davanti. Speravo con tutto il cuore che il mio Minnie avesse preparato qualcosa di buono e gustoso ed in enorme quantità o avrei sicuramente mangiato lui.

Presi le chiavi dalla tasca, cercando quella giusta e le infilai frettolosamente nella serratura della porta d'ingresso di casa nostra, non vedendo l'ora di rincasare ed abbracciare il mio amore. Non volevo altro che sentire un inebriante odorino entrando in casa che mi avrebbe fatto venire ancora più fame e vedere il mio meraviglioso fidanzato ai fornelli indossare un grembiule che lo avrebbe fatto sembrare troppo sexy e cute allo stesso tempo. Quando entrai però, non trovai esattamente ciò che avevo immaginato, ma l'unica cosa che riuscii a percepire furono le urla di Jimin, visibilmente arrabbiato verso qualcuno.

*Chi sarà venuto a trovarlo e chi lo avrà fatto arrabbiare così?*

Rimasi ad ascoltare, mentre mi privavo del cappotto e delle scarpe lasciandole abbandonate vicino all'ingresso. Sentivo che urlava ed imprecava, doveva essere sicuramente qualcuno che odiava tantissimo per trattarlo in quel modo.

Iniziai ad intrufolarmi sempre di più nella casa, continuando ad ascoltare le sue parole. Mano a mano che mi avvicinavo sentivo la sua voce sempre più acuta e rabbiosa, segno che la conversazione stava degenerando velocemente. Mi avvicinai alla cucina sempre più velocemente, volendo capire cosa stesse succedendo.

-NON MI INTERESSA NULLA DEI TUOI DESIDERI, DEVI SMETTERLA CON QUESTA STORIA- disse, urlando senza ricevere una risposta da nessuno. Capii in quel momento che molto probabilmente stesse parlando al telefono con qualcuno, anche se non avevo capito bene con chi.

-ANCORA? BASTA!-continuò e finalmente arrivai sulla soia della porta della cucina dove mi appoggiai catturando subito il suo sguardo che si posò immediatamente su di me, non mostrando alcuna reazione.

Era poggiato al ripiano della cucina mentre continuava ad imprecare contro qualcuno al telefono.

-SMETTILA...NON MI VA PIÚ DI DISCUTERE CON TE....CIAO-concluse per poi chiudere la chiamata all'improvviso, scaraventando il cellulare sul tavolo, e cercando di calmarsi.

Sbuffò, portandosi i capelli all'indietro ed alzando gli occhi al cielo.

-tutto bene piccolo?-chiesi io avvicinandomi a lui,portandomi davanti a lui con le mani sui suoi fianchi, lasciandogli un bacio veloce sulle labbra. Lui non rispose, tenendo la testa bassa con un adorabile broncio.

Sorrisi dinnanzi a quella visione portando due dita sotto il suo mento per far si che mi guardasse negli occhi. Vedevo la rabbia che trasmettevano ed in quel momento iniziai a fare un'ipotesi si chi potesse esserci dietro a quella telefonata.

-amore chi era al telefono?-chiesi, dolcemente volendo sapere chi lo avesse fatto arrabbiare fino a quel punto.

-mia madre-mi rispose lui, buttando poi la testa sul mio petto, abbracciandomi probabilmente in cerca di conforto. Lo strinsi forte, accarezzando dolcemente i suoi capelli.

-mhhh...solita storia?-chiesi io, sapendo bene quale fosse il problema, sia con i suoi che con i miei.

-si...-mi rispose con voce flebile lui, accoccolandosi meglio a me.

Da un po' di tempo, più di un mese abbondante, sia i suoi che i miei continuavano a chiamarci giorno dopo giorno cercando di convincerci con la storia di avere ora un figlio.

ANNEBBIATO DA TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora