83. fiducia

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Jimin's pov
La stazione era enorme e più o meno vuota. Ero arrivato con dieci minuti di anticipo e sembrava tutto troppo tranquillo. Non c'erano persone che correvano per paura di perdere il treno o persone che si tenevano strette in un lungo addio o che lo facevano perché erano appena tornati. Non c'erano bambini rumorosi che urlavano e gridavano, dicendo ai loro genitori quanto fossero annoiati dal dover aspettare ancora il treno. Non c'erano in realtà più di 7-8 persone li.

Sembrava come se quel giorno non sarebbero arrivati treni, come se la stazione fosse soltanto stata un luogo di ritrovo e niente altro.

-ding dong, il treno 13856 è in arrivo al binario 2. Allontanarsi dalla linea gialla- sentii all'improvviso la voce dell'autoparlante pronunciare quelle parole e subito il mio battito accelerò, facendo sì che sul mio viso si formasse un enorme sorriso. Era il treno del mio Kokkie. Stava finalmente arrivando. Senza perdere tempo mi alzai dirigendomi al binario 2.

In men che non si dica ero già di corsa, pronto per aspettare il treno. Volevo essere lì in tempo. Volevo che appena fosse sceso, mi avrebbe trovato li. Volevo vederlo, volevo vederlo ora. Ne avevo bisogno. Avevo aspettato più di tre mesi per poter stare di nuovo tra le sue braccia. Volevo sentire il suo calore. Volevo sentire lui.

Attesi, guardando in lontananza il treno avvicinarsi ogni secondo di più. Il mio cuore aveva iniziato a battere per l'euforia del momento e i miei occhi non facevano che scorrere lungo i vagoni per individuare il mio kokkie, mano a mano che il treno scorreva in stazione.

Il treno finalmente si fermò, producendo tutto quei suoni tipici di quando i freni vengono tirati.

Iniziai a vedere persone su persone scendere, una dopo l'altra. I miei occhi si spostavano a destra e sinistra nella speranza di poterlo individare da qualche parte, ma sembra impossibile dato che non riuscivo a vederlo dalla quantità di persone presenti.

D'improvviso però la mia attenzione venne cattura da una scarpa al quanto ingombrante e nera, tipica di Kokkie. Ero sicuro a chi appartenesse, ma ne ebbi la conferma quando anche il corpo comparve da dietro la porta.

Subito sul mio viso comparve un enorme sorriso e il mio corpo si mosse da solo. Iniziai a correre verso quella direzione, come se fossi in un film dove i due protagonisti si rivedono e si corrono incontro a rallentatore. Non vedevo l'ora di essere lì da lui, tra le sue braccia.

-KOKKIE-urlai per attirare la sua attenzione, essendo oramai quasi vicino a lui. Lo vidi girarsi e sorridere, lasciando cadere il suo borsone a terra ed allargando le braccia pronto ad accogliermi.

Appena davanti a lui, mi fiondai subito tra le sue braccia, saltandogli addosso, allacciando le gambe al suo bacino. Le sue braccia si richiusero intorno al mio corpo, stringendomi, donandomi il calore di cui avessi bisogno.

-mi sei mancato da morire-mi sussurò all'orecchio, iniziando a piangere mentre io ero già in un mare di lacrime, ma felice di essere lì.

-anche tu-sussurrai io, per poi scostarmi leggermente dal suo collo per far incontrare le nostre labbra, in un lungo e tenero bacio prima di riabbracciarlo nuovamente. Quei dolci e semplici contatti erano qualcosa che mi era mancato come l'aria.

Sembrava che il tempo si fosse fermato o meglio lo avrei voluto. Tutto intorno a noi sembrava scorrere, mentre noi sembravano immobili e di nuovo una cosa sola.

Kokkie, senza farmi scendere, recuperò il suo borsone per poi iniziare a camminare con me addosso come un koala. Non avevo intenzione di staccarmi, quel giorno lo avrei passato tutto così, appiccicato a lui.

-andiamo a casa piccolo-mi sussurrò, prendendo le scale per uscire dalla stazione, stringendomi maggiormente e portando le mani sulle mie natiche per sostenermi al meglio. Io mi lasciai beare dal suo calore, poggiando la testa nell'incavo del suo collo.

ANNEBBIATO DA TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora