22. rimani con me

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Jungkook's pov
Stavo rientrando a casa. Era presto, ma quella sera avevo finito prima il mio turno in ospedale e volevo tornare a casa per cenare e parlare con Jimin.

Sapevo di non poter evitare la conversazione all'infinito. Inoltre mi sentivo in colpa per come ero scappato in piena notte per un'urgenza.

Sapevo che a lui non era stato bene e probabilmente aveva ragione. Non mi ero mai comportato bene con lui. Sin dal nostro primo incontro, quando gli avevo dato del ladro e adesso che eravamo sposati non facevo che evitarlo o scappare.

Afferrai le chiavi dalla mia tasca, portandole alla serratura che con un colpo deciso sbloccai. Feci un bel respiro ed entrai.

Poggiai il cappotto sull'appendiabiti e mi addentrai verso il salotto, diretto in cucina. Non appena valcai la soia vidi una scena al quanto spaventosa.

Jimin a terra tra vetri e un liquido rosso, che speravo con tutto il cuore non fosse sangue. Sbiancai e sbarrai gli occhi, prima di avvicinarmi.

Lui sembrava non essersi accorto minimamente di me, continuando a tenere lo sguardo fisso nel vuoto.

Decisi di agire di farlo tornare in sé.

-jimin che cosa è successo?-disse, avvicinandomi poi a lui cautamente. Non volevo di certo spaventarlo.

Lui al suono della mia voce, sembrò risvegliarsi e puntò i suoi occhi verso di me. I suoi occhi era tristi e vuoti, pieni di lacrime. Poggiai delicatamente una mano sulla sua guancia, accarezzandola, cercandoIo di farlo alzare per capire fino a che punto fosse ferito.

Una volta in piedi, barcollò perdendo l'equilibrio e finendo tra le mie braccia.

-vieni, vediamo queste ferite-gli dissi, osservando le sue mani e prendendolo di peso fino agli sgabelli in cucina. Lui non si oppose minimamente, anzi si lasciò trasportare afferrando saldamente il mio collo.

-che è successo? Hai bevuto?-chiesi, mentre teneva il volto basso ed annuiiva leggermente.

Afferrai le sue mani ed iniziai ad osservare i piccoli taglietti che si era procurato. Dopo un'analisi di qualche attimo mi resi conto che non erano gravi e che potevo tranquillamente medicarli a casa.

-adesso io prendo la cassetta del pronto soccorso e tu rimani qui ok?-gli dissi portandomi all'altezza del suo viso e parlando con tono dolce di voce, lasciandogli poi un bacio sulla fronte. Avevo capito che fosse ubriaco e che fosse spaventato, probabilmente pensando che mi sarei arrabbiato.

Un po' lo ero, in effetti ma non potevo prendermela con lui in quelle condizioni. Chissà poi perché aveva bevuto così tanto. Posso capire che le cose tra noi non vadano per il meglio, ma ubriacarsi forse è troppo.

Mi diressi in bagno e presi il necessario per curare le sue ferite, prima di tornare da lui.

Era ancora lì fermo in attesa che si torturava le mani e fissava il pavimento. Mi si strinse il cuore a vederlo così piccolo ed indifeso che decisi di lasciare stare qualsiasi discorso quella sera e di pensare soltanto a medicarlo ed a metterlo a letto.

Lo medicai, per poi rimettere tutto apposto.
-mm..i...dispiace-mi disse, mentre armeggiavo ancora con le garze sulle sue mani
-non fa niente, domani parleremo di tutto si?-gli chiesi io con lo stesso tono dolce utilizzato poco prima, ricevendo come risposta un suo si con la testa.

Lo presi nuovamente di peso portandolo in camera, adagiandolo tra le coperte. Mi alzai e mi allontanai, ma qualcosa me lo impedí. Jimin, infatti afferrò il mio polso facendomi girare.

Guardai le nostre mani e poi lui cercando di capire il perché del suo gesto.

-beh...io...cioé....-cercò di dire, abbassando ancora di più lo sguardo, io mi intenerii ancora di più avvicinandomi al lui e poggiando una mano sulla sua guancia lasciando un altro dolce bacio sulla sua fronte.
-hey....che succede?-chiesi, cercando di farmi guardare
-rimani con me, per favore-mi guardò con degli occhioni da cucciolo spaventato e smarrito.

Come potevo dire di no, davanti a ciò?

Mi alzai posizionandomi dalla mia parte del letto, poggiando la testa sulla testiera. Lui subito si fiondò su di me, poggiando la testa sul mio petto e beandosi delle carezze che gli stavo riservando tra i capelli.

Non sapevo perché lo stessi facendo, ma sentivo di doverlo fare

ANNEBBIATO DA TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora