36. Esperienze

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EFFIE'S POV

Seguivo Luke tra vari vicoli intricati di una parte della città a me sconosciuta. Dopo quasi venti minuti che stavamo camminando si fermò di fronte a uno strano edificio. Si girò verso di me.

Luke: “Che ore sono?”

Sbloccai il mio telefono per vedere l'orario.

Effie: “Le due.”

C'erano alcuni messaggi a cui avevo intenzione di rispondere ma Luke scosse la testa.

Luke: “Se non vuoi pensare, non preoccuparti di chi ti scrive.”

Annuii poco convinta e bloccai lo schermo del telefono.
Entrammo in quel posto e il fresco mi avvolse. Il sole era troppo caldo e in quella specie di edificio, che era rimasto al chiuso, si stava bene.

Effie: “Che posto è?”
Luke: “Devi aspettare stasera per scoprirlo.”

Mi sorrise. Quel sorriso era stranamente pericoloso e mi attirava ancora di più.

Salimmo varie rampe di scale per ritrovarci al quarto piano, l'ultimo. Mi fece strada verso una porta. La 124. La aprì e entrammo. Era una stanza piccola, con i muri pieni di scritte e un divano rattoppato come unico mobile. Ci sedemmo su di esso e Luke tirò fuori una scatolina da dentro un cuscino.

Effie: “Questo posto è assurdo.”
Luke: “Lo so. Però è il miglior posto se non vuoi pensare. Guarda le scritte sui muri.”

Mi alzai e mi avvicinai alla parete davanti. Varie scritte colorate si sovrapponevano tra loro.

Non c'è via di uscita.”

Chi sono loro per cercare di abbatterci?”
“Salvatemi da ciò che dovrei essere.”

Non voglio essere una vittima della società, sarò sempre una parte della minoranza.”

Mi rigirai quando sentii il suono di un accendino che si accendeva. Mi andai a sedere di nuovo vicino al ragazzo biondo.

Luke: “Hai mai provato a..?”
Effie: “Fumare una canna?”
Lo guardavo divertita.
Effie: “Sì.”

Mi ricordai la sera di capodanno quando avevo fumato insieme a Zayn. Sembrava essere passata una vita intera. Il bruciore al petto ricominciò a fare male. Gli presi quel piccolo involucro nocivo dalle mani e feci un tiro. Luke mi guardava sogghignando.

Luke: “Non l'avrei mai detto.”

Ne stava preparando un'altra per lui.

Effie: “Smettila di pretendere di conoscermi. Non sai nulla di me.”

Ridacchiò.

Luke: “Hai ragione. Allora dobbiamo rimediare.”

Si accese la sua e mi guardò.

Effie: “Allora insegnami a non pensare.”
Luke: “Chiudi gli occhi e concentrati su cosa provi.”

Lo guardai confusa.

Effie: “E questo dovrebbe aiutarmi a non pensare?”
Luke: “Questa roba fa il resto.”

Chiusi gli occhi e mi appoggiai allo schienale malandato del divano imitando Luke. Avevo quasi finito quell'involucro nocivo. Sulle mie palpebre si andavano a disegnare forme strane che sembravano brillare, mi sentivo più leggera quasi come se fossi senza corpo e senza mente. Era come se i miei pensieri si fossero intorpiditi lasciandomi con una sensazione strana ma piacevole. Mi sembrava di stare nuotando in un mare di sensazioni contrastanti e in quel mare a un certo punto incontrai una mano, una mano di un ragazzo biondo con un piercing nero che scintillava. La strinsi forte e iniziai a fluttuare.

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