"Avvocato Ferraris, si avvicini" dice il giudice che si è occupato del mio caso.
Un lungo brivido corre lungo la mia schiena e agitato, con una mano, cerco di asciugare il sudore che imperla la mia fronte.
"Ho letto le carte in merito al suo caso" una pausa di riflessione in cui i suoi occhi attenti mi scrutano e io mi sforzo di nascondere tutta la tensione che vibra dentro di me.
Riesco solo a pensare che, nel bene o nel male, spero che non la tiri tanto per le lunghe.
Non potrei sopportare un altro attimo d'incertezza.
"E ho anche interrogato molti dei suoi colleghi" un groppo si forma nella mia gola.
"Capisco" rispondo mentre le mie spalle si abbassano automaticamente.
Se ha parlato con i miei colleghi, posso quasi vedere le mie, già poche, speranze infrangersi davanti agli occhi.
Sono più o meno certo che nessuno di loro abbia speso una buona parola per me.
"Davvero capisce, avvocato?" Mi guarda alzando le sopracciglia bianche e folte e poi continua: "Devo ammettere che i suoi colleghi non si sono sprecati in complimenti ma io sono un giudice. Ho bisogno di fatti non di parole" l'uomo abbassa lentamente gli occhiali che decorano il suo volto rugoso ed espressivo: "E non tutto era da buttare, avvocato. Ha affrontato molti suoi casi con spietatezza ma niente che non abbia già visto o che mi abbia scandalizzato e ha anche lavorato con correttezza, se si esclude il periodo con cui ha collaborato con Castelli. Mi sbaglio, forse?"
Non so con quale coraggio i miei polmoni riescono a trovare la forza di rispondergli:
"No, signor giudice, non si sbaglia"
"Ha anche collaborato con la polizia e, grazie alle sue testimonianze, siamo riusciti a dare la giusta punizione a Castelli" quello schiocca la lingua in segno di assenso, come se stesse parlando tra sé e sé, e continua a guardare concentrato i documenti davanti a lui: "eppure non posso farla uscire da innocente dalla mia aula. Non posso proprio, capisce?"
E, nonostante tutto, alle sue parole cerco di non fare trapelare tutto il mio dolore.
In fondo me lo aspettavo.
Dovevo aspettarmelo.
Sapevo che avrei dovuto pagare per il mio passato... Allora perché fa così male?
Mi chiedo mentre mi ritrovo a inghiottire uno dei bocconi più amari della mia vita.
Perché ogni volta che l'uomo davanti a me usa l'intercalare "mi capisce" vorrei fermarlo e urlare che no, non capisco? Non capisco e non vorrei capire.
Non se capire significa stare così di merda.
"Dovrò rinunciare a tutto?" gli domando mentre la mia mano corre ad allentare il nodo alla cravatta che sembra strozzarmi.
In questo momento mi è difficile persino respirare.
"Rinunciare?" Mi fa eco stupito il giudice: "a cosa dovrebbe rinunciare?"
"Non mi sta radiando dall'albo?" gli domando piano allungandomi sulla scrivania che ci separa.
"Cosa?" Quasi urla lui e poi scoppia a ridere a crepapelle come se avessi raccontato la barzelletta più divertente al mondo: "Ma io non voglio radiarla"
Adesso quello stupito sono io.
Corrucciato lo guardo asciugarsi le lacrime agli angoli degli occhi e boccheggio alla ricerca delle parole.
"Quindi potrò continuare a fare l'avvocato?"chiedo conferma perché sembra tutto troppo bello per crederci.
"Non è così semplice e io non sono neanche tanto buono, avvocato Ferraris" stringe gli occhi, mi da un'ultima squadrata e poi prende la penna che giaceva inerme vicino alla sua mano: "Dovrà ricominciare daccapo. Fare di nuovo la gavetta e trovare un avvocato che la prenda sotto la sua guida, capisce?" Alza le sopracciglia e io butto fuori il respiro che, senza rendermene conto, avevo trattenuto per tutto il tempo.
Sì, adesso capisco, penso mentre chiudo gli occhi.
La domanda che mi rivolge subito dopo non scalfisce minimamente la pace che mi sta invadendo.
"Ha già in mente un avvocato a cui rivolgersi?"
Sì, urlo dentro di me.
Sì, e sento che un sorriso si ferma sfacciato sulle mie labbra.
"Sì" mi affretto a rispondere prima che il giudice cambi idea, prima che la troppa felicità mi dia alla testa: "ho già un'idea da quale avvocato andare" e come uno stupido non riesco a resistere e incontrando il suo sguardo gli rivolgo le stesso parole con cui mi ha tormentato per tutto il colloquio: "Capisce?"
Una luce illumina gli occhi saggi e attenti del giudice: "Capisco" mi fa eco trattenendo a stento un'altra grossa risata.
Una strana sintonia si crea tra di noi mentre ci scambiamo un sorriso un po' imbarazzato e complice insieme.
Chissà perché mi ritrovo a pensare che lui, uno sconosciuto qualsiasi, sia arrivato a capirmi più di quello che abbiano fatto molte persone.
Sembra proprio che anche lui, nella sua vita, abbia dovuto pagare per i propri errori e che qualcuno gli abbia donato una seconda opportunità.
Come lui la sta offrendo a me.
L'opportunità per ricominciare.
E c'è una persona con cui voglio ricominciare daccapo.
Solo una.
Solo lei.
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Law of Sex
ChickLit!COMPLETA! Emma è un giovane avvocato appena arrivata a Milano ed è alla ricerca del lavoro dei sogni: da sempre il suo sogno è quello di lavorare in un grosso studio al fianco di avvocati di grande calibro. Nel cammino però si imbatte in Leonardo...