Capitolo di Leonardo
Ho appena firmato l'accordo di separazione con più zeri che io abbia mai visto e, mentre l'inchiostro è ancora caldo sui documenti, non voglio brindare al mio grande successo.
Non mi importa neanche quanti soldi guadagneremo da questo caso.
L'unica cosa che mi interessa è la libertà.
La mia.
E per riaverla dovrò combattere chi da anni la stritola tra le sue mani.
Salgo veloce gli scalini di marmo che conducono al primo studio di avvocati con cui ho collaborato e, più mi avvicino all'ingresso, più sento il passato pesare sulle mie spalle.
Come se il tempo non fosse mai trascorso, io mi sento ancora il ragazzino impaurito di dieci anni fa.
Non dimenticherò mai come tutto ebbe inizio.
La crisi aveva messo in ginocchio l'azienda di famiglia e una tosse, la tosse più maledetta e terribile che io avessi mai sentito, aveva iniziato a scuotere le spalle grandi di mio padre.
Cosa potevo fare io?
D'un tratto, da giovane dalla Milano bene, avevo perso tutto: l'azienda, gli amici, il futuro.
La stessa terra su cui poggiavo i piedi.
L'unica cosa che possedevo era un pezzo di carta.
Il pezzo di carta che mi nominava avvocato.
Quel sudato titolo avrebbe dato a mangiare a mia madre? Avrebbe curato la malattia di mio padre?
No, penso mentre un sorriso triste si ferma sulle mie labbra.
La mia laurea non ci avrebbe mai salvati.
Ma lavorare per l'avvocato Castelli invece sì.
All'epoca ero così disperato che non mi importava che fosse l'avvocato più spregiudicato della città, che nessuno volesse collaborare con lui e che, sulle sue mani, scorressero tanti soldi quanto sangue e lacrime.
Lui possedeva tutto quello che io bramavo ardentemente.
Ricchezza, una fila di donne disposte a soddisfare tutti i suoi desideri, amicizie importanti e strade lastricate d'oro.
Peccato che mi sono reso conto troppo tardi che lui non possedeva niente.
Niente per cui valesse la pena di vivere.
Che stupido.
Stupito e innocente.
Innocente come non lo fui mai più.
Non c'era criminale che lui non fosse disposto a difendere, amici corrotti a cui coprire le spalle o traffici illegali da far scomparire agli occhi della giustizia.
Nessuna etica.
Nessuna coscienza.
“Vai avanti, Leonardo” mi diceva e mi spingeva tra le fiamme.
E se osavo alzare la testa sapeva usare sempre parole così giuste:
“Non guardare alle conseguenze. Non ti deve interessare se loro soffriranno. Non ti piace avere le tasche piene? Pensa a te. Pensa a tuo padre... Non sta meglio adesso?”
Più le mie tasche si riempivano di soldi, più perdevo me stesso.
Ma mio padre stava meglio, non tossiva più e potevo pagargli le migliori cure.
E mia madre era tornata a sorridere.
Che mi importava del resto? Che mi importava di sconosciuti?
“Distruggili Leonardo” era la frase che odiavo più di tutti perché già allora, mentre lavoravo senza fermarmi mai, capivo.
Capivo che io distruggevo loro, ma che lui stava distruggendo me.
Alla prima occasione, con abbastanza soldi per costruire qualcosa di mio, le nostre strade si erano divise.
Non prima di avermi rubato il futuro, però.
Avrei dovuto capirlo dall'inizio che l'avvocato Castelli non fa mai niente per niente.
“Prego avvocato Ferraris” mi accoglie la segretaria: “l'avvocato la sta aspettando. L'ultima stanza a destra”
Come se non sapessi in che stanza si trova il suo studio.
Come se tra quelle mura non ci avessi mai messo piede.
“Leonardo” mi accoglie l'uomo che per tanto tempo è stato il mio mentore, il mio tutto: “Tutta Milano parla del tuo ultimo successo. Ti ho cresciuto proprio bene, ragazzo” e mentre il fumo del suo sigaro riempie i miei polmoni mi dà una pacca sulla spalla.
E' ancora l'uomo piacente che ho conosciuto tanto tempo fa: basso e corpulento, con un completo costoso tagliato per fare risaltare il suo fisico e lo sguardo furbo di chi sa di avere il Mondo tra le mani.
Nessun mistero che le donne lo amino.
O meglio, che le donne amino i suoi soldi.
Ma per lui non c'è differenza.
Un corpo caldo e disponibile è tutto quello che gli serve per essere soddisfatto.
Esattamente come bastava a me solo pochi mesi prima.
Prima di Emma.
“Ho imparato dal migliore” gli dico per compiacerlo lanciandogli un sorriso falso.
Ride forte e si avvicina all'angolo bar.
“Puoi dirlo forte, ragazzo” allungandomi un bicchiere di whisky: “Festeggia con me”
Prendo il bicchiere dalle sue mani e lo poggio sulla scrivania.
“Non sono qui per festeggiare”
Sorseggiando il suo drink e guardandomi attento:
“Me lo immaginavo” prende posto sulla sua grande poltrona, poltrona che sembra quasi inghiottirlo con i suoi strati di lucida pelle nera, e mi dice: “ti ascolto”
Dopo anni mi siedo ancora una volta di fronte a lui.
Non sono io l'avvocato adesso.
Non ho il coltello dalla parte del manico.
Io sono dalla parte della difesa.
E, stavolta, devo difendere me stesso.
“Rivoglio il mio futuro” dico guardandolo deciso negli occhi.
Lo vedo giocare con la penna stilografica tra le mani:
“Ti ho mai tolto il futuro, Leonardo?” ridacchia nervoso: “Sono un uomo potente ma non fino a questo punto”
“Lo sai a cosa mi riferisco, Antonio. Dammi le carte. Le carte con la mia firma che tieni nella tua cassaforte”
Al solo nominare le carte entrambi veniamo scossi da un brivido.
Carte che distruggerebbero Milano.
Carte con cui mi ha sempre tenuto in pugno e che mi impediscono di essere felice.
“Posso darti tutte le carte che vuoi” risponde inspirando il suo sigaro: “ma a una condizione: tu sposerai mia figlia. Come avevamo già stabilito. Rispetta i patti Leonardo e tutto andrà bene”
“Non posso” dico accasciandomi sulla sedia e prendendomi la testa tra le mani: “Non posso più”
“E perché? Che cosa è cambiato da allora?” mi chiede mandandomi il fumo negli occhi: “Per caso c'entra... Emma?”
Al solo sentire il suo nome pronunciato da lui un brivido di disgusto lungo tutta la mia schiena.
Non può essere.
Questo è un incubo.
Lui non può sapere di Emma.
Lui non deve sapere di Emma.
Tutto il suo marcio non deve sporcarla.
Mai.
“Come... Come fai a sapere di lei?” quasi urlo mentre la rabbia inizia a incendiare il mio sangue.
“Pensavi davvero che non lo venissi a sapere?” mi attacca e una risata forte e sgradevole scuote il suo petto: “Ti ho plasmato a mia immagine e somiglianza, eri come me, il figlio maschio che non ho mai avuto” si alza dalla sua poltrona e vedo la vena del suo collo che pulsa come impazzita: “E tu che fai? Tu mi tradisci?”
Il silenzio è l'unica arma che posso giocare al momento.
Non ho idea di quanto lui sappia e non voglio scoprire tutte le mie carte.
“Non mi aspettavo proprio che anche tu cadessi in questa trappola. Dimmi: quanto tempo ho passato a insegnarti che l'amore non esiste? Che l'amore ci rende più deboli?” una luce cattiva accende i suoi occhi scuri come la notte: “Tu adesso sei debole. Tu mi stai mostrando il fianco e io so esattamente cosa fare per distruggerti”
Mi alzo a fronteggiarlo con le tempie che pulsano e il cuore che batte come impazzito nel petto:
“Non ti azzardare a toccarla neanche con un dito” e il mio sguardo di fuoco sembra spaventare persino lui.
Come se, improvvisamente, abbia compreso che davanti ai suoi occhi non c'è più il ragazzino che può manovrare a suo piacimento.
Come se, per la prima volta, veda in me un uomo.
Più lo guardo più provo disgusto: dritto davanti a me, con la faccia paonazza e il fiatone, padrone di un mondo di falsità e brutta gente.
Non è a lui che voglio assomigliare.
Non voglio essere come lui.
Non l'ho mai voluto ma, come per uno strano scherzo del destino, stavo per diventarlo.
Ero il suo caso meglio riuscito, penso mentre un sorriso amaro storce le mie labbra.
E la cosa che fa più male è che senza Emma, forse, avrei continuato così.
Calpestando e andando avanti.
Una macchina senza sentimenti.
Mentre vedo il mio futuro e la mia felicità cadermi davanti agli occhi, c'è un solo pensiero che mi frulla per testa.
Emma.
Farei di tutto per proteggerla.
“Dimmi quello che devo fare” sono le ultime parole stanche che riesco a pronunciare prima di sedermi di nuovo e ascoltare la nuova finzione che dovrò recitare.
Sono entrato nel suo studio da vincitore ed esco perdendo tutto.
Ancora una volta.
Dieci anni fa ho perso me stesso tra queste mura.
Oggi ho perso Emma.❤️Finalmente scopriamo cosa ci sta nascondendo Leonardo... Che ne pensate del capitolo? Aspetto i vostri commenti 😘❤️
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Law of Sex
ChickLit!COMPLETA! Emma è un giovane avvocato appena arrivata a Milano ed è alla ricerca del lavoro dei sogni: da sempre il suo sogno è quello di lavorare in un grosso studio al fianco di avvocati di grande calibro. Nel cammino però si imbatte in Leonardo...