Un treno ad alta velocità

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Ci accordiamo insieme di vederci al bar vicino allo studio e appena Roberto arriva io non vedo l'ora di ascoltare tutto quello che abbia da darmi.
Più aspetto, più mi rendo conto che, nonostante tutto il tempo che ho passato lontano da Leo, nonostante tutte le volte in cui mi ero ripromessa di dimenticarlo, stavo solo aspettando questo momento.
Il momento di ritornare da lui. Ritornare e capire tutto quello che il dolore aveva offuscato alla mia vista.
Sediamo insieme, vicini in un tavolo minuscolo, mentre i nostri caffè fumano di un vapore scuro e denso di aroma.
“All'inizio non credo di averci fatto molto caso” dice Roberto mentre sorseggia lento il caffé e un sorriso cinico si affaccia sul suo volto: “in fondo avevo sempre pensato che fosse uno stronzo e in più, magari, senza la sua intromissione, io e te avremmo potuto avere un futuro”
Per qualche strano scherzo del destino, al solo pensiero di innamorarsi di lui, il mio cuore sembra ribellarsi a gran voce.
Anche senza Leo, io e Roberto non saremmo mai stati insieme.
Non saremmo mai stati felici.
Ma non è il caso di cui ricordargli la realtà.
Questo è il momento in cui l'unico mio obiettivo è raccogliere più informazioni possibili.
Il momento in cui voglio ascoltare anche il più piccolo dettaglio che lui, fosse anche distrattamente, può avere notato.
“Era strano, più strano del solito. Distante e anche stanco. Ma...” si ferma e guarda un punto imprecisato nel vuoto.
“Ma?” lo sprono a continuare impaziente come un bambino la notte prima di Natale.
“Un giorno ho assistito a un suo processo” alza gli occhi a incrociare i miei. Sembra perdere tempo alla ricerca delle parole più giuste: “Tu hai visto i suoi processi, sai come si trasforma. Sai come ogni cosa sembra dipendere da lui. Dalle sue parole e dalle sue azioni”
Sì, so esattamente a cosa si riferisce.
Fin troppe volte l'ho visto accadere proprio sotto i miei occhi meravigliati.
Leonardo dentro un'aula del tribunale è uno spettacolo senza uguali, brilla di luce propria e l'aria attorno a lui diventa densa di emozioni e aspettativa.
Così a suo agio nei suoi panni e in quei luoghi da non sembrare vero.
Come se fosse nato per fare solo quello.
Solo l'avvocato.
Come se, senza quella toga nera, lui non avesse una vita.
E, nascondendo un sorriso, non posso che contraddirmi mentre i ricordi nitidi affiorano dentro di me.
Perché lui una vita ce l'aveva anche fuori dal tribunale.
Anche senza una toga.
Aveva una vita con me.
“Sì” concordo con lui cercando di tornare al presente: “ Uno squalo sempre pronto a fiutare anche la più piccola traccia di sangue, il più piccolo tentennamento”
“Non è più così” butta giù senza pietà.
Senza mezzi termini.
“Cosa?” gli chiedo confusa quasi ribellandomi a una verità che mi rifiuto di accettare: “Cosa non è più così?”
“Leonardo... Non è più così. E' diventato un blocco di ghiaccio e sembra che non gli interessi più nulla. Lavora come un automa, senza nessuna passione, e nonostante tutto continua a vincere il bastardo” la sua voce bassa trasuda tutta l'invidia che non riesce più a nascondere neanche a me: “Sì, vince ma niente sembra più soddisfarlo. Persino le aule del suo amato tribunale sembrano averlo stancato”
“Non è possibile” lo contraddico alzando la voce mentre ogni parte di me vorrebbe fuggire lontano da lui e da ciò che mi sembra impossibile persino anche solo da immaginare: “Non può essere Leonardo”
Non il mio Leonardo.
Non l'uomo che ho amato, penso stringendo forte il tavolino a cui sono appoggiata come se avessi bisogno di un sostegno a cui appoggiarmi mentre tutte le mie certezze svaniscono.
“Non mi credi? Me lo immaginavo” dice alzando le spalle svogliato: “Tu non penseresti mai male di nessuno, vero Emma? Sei troppo buona. Neanche dopo tutto quello che Leonardo ti ha fatto. Forse dovresti vederlo con i tuoi occhi. Solo così sono certo che capiresti che il Leonardo che conoscevi non esiste più. E, fidati, la sua nuova versione, non piacerebbe neanche a te”
Ho il respiro affrettato e le tempie che pulsano.
Tutta la cattiveria che sprigiona da Roberto e tutto il suo livore nei confronti di Leonardo è troppo anche per me.
Lo odia... L'ha sempre odiato così ferocemente?
Il mio istinto inizia a urlare di allontanarmi il più velocemente possibile da lui.
“Di che caso si sta occupando?” gli chiedo prima di dargli le spalle e non cercarlo mai più.
Un profondo silenzio cala su di noi mentre Roberto sembra riflettere se darmi o no l'informazione che mi serve.
Sono attimi interminabili quelli che seguono.
“Emma ascoltami bene: stai lontana da lui, è come un treno ad alta velocità e prima o poi si schianterà” stringe una mia mano fredda tra le sue: “E io non vorrei mai che tu rimanessi ferita nel suo schianto”
Ogni sua parola è superficiale e senza senso per me.
Niente di quello che vorrei sentirmi dire.
Come se non fosse già successo, vorrei ridergli in faccia.
Come se io non fossi stata già ferita, vorrei urlargli.
Come se, se Leo si schiantasse, io potessi continuare a vivere senza di lui.
Mai.
Io farei di tutto per evitare il suo schianto. 
E questo è l'ulteriore dimostrazione di quanto l'uomo che ho davanti non mi conosca affatto.
“Non preoccuparti per me” dico rapida strappando via la mia mano dalla sua stretta: “Dimmi solo di che caso si sta occupando”

*Angolo autrice*
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