Eccomi tornata!!!
Scusate il giorno di ritardo... Ma, come scoprirete leggendo il capitolo, stavolta (e solo per stavolta 😅) ho raddoppiato la lunghezza del capitolo perché mi sembrava giusto e perché così ho dato la possibilità a Leonardo di spiegare tutto a Emma!!
P. S. Se ti è piaciuto il capitolo, ricordati di votarlo e di commentare facendomi sapere cosa ne pensi!
Adesso... Goditi la lettura 😉😉La guardo negli occhi, nei suoi profondi occhi azzurri, e sospiro piano.
Lei vuole la verità, mi ripeto massaggiandomi nervoso le tempie.
Tutta la verità, nient'altro che la verità.
Lei è lì decisa, davanti a me, e sembra non voler cedere il punto.
Tirerà fuori da me tutto quello che vuole sapere e poi mi lascerà vuoto.
Vuoto come un guscio d'uovo.
Vuoto come una casa senza mobili.
Vuoto come me senza di lei.
Tutto il passato pesa sul mio petto come un mattone che mi toglie il respiro.
Che mi toglie tutte le parole.
Ma di parole giuste per dirti quello che ho fatto ce ne saranno mai?
Vorrei quasi ridere.
Riuscirà a sopportare quanto sarà spietata la mia verità?
Ci riuscirai, Emma? Vorrei domandarle.
Mi perdonerai?
Mi riprenderai di nuovo nella tua vita?
Perché sai la mia, senza di te, non è più stata vita.
Inizio a raccontare fissando un punto lontano.
Lontano da me.
Lontano da lei.
Non potrei guardarla adesso.
Non quando sto per ritornare al tempo in cui tutta la mia vita è cambiata.
Tornare al tempo che potrebbe farmi perdere, ora, la cosa più importante che io abbia mai avuto.
Emma.
"È iniziato tutto dieci anni fa" e la parole, le stesse parole che fino a pochi istanti prima non riuscivo a pronunciare, trincerato nel mio silenzio, fluiscono da me come un fiume in piena, un fiume di liberazione.
"Avevo appena finito l'università e lavoravo presso l'azienda di mio padre. Un'azienda piccola, familiare. I miei genitori avevano speso tutti i loro risparmi e i loro sacrifici lì dentro. Un'azienda di quelle in cui non accade mai nulla di strano o di brutto. Dove tutto scorre regolare e preciso come un orologio" il peggior orologio del Mondo, penso prendendo fiato e arrotolando le maniche della mia camicia: "Non potevo chiedere di meglio: una casa, un lavoro, degli amici e una macchina veloce con cui uscire la sera. A quel tempo non avrei mai potuto immaginare che tutto quello avevo" poi mi fermo e mi correggo: "tutto quello che pensavo di avere in realtà non era la vita vera"
"La macchina veloce ce l'hai ancora, però" mi risponde lei sorridendomi incoraggiante e, nonostante il suo sorriso, io nei suoi occhi chiari posso intravedere delle lacrime.
Luminose e piccole lacrime.
"È stata la prima cosa che mi sono ricomprato dopo" le rispondo e nella parola dopo, nella mia voce tremante e nel mio respiro profondo, così profondo che blocca le mie di lacrime, c'è tutto un mondo.
E io so che Emma lo sa.
"Ci sono cose a cui proprio non posso rinunciare" scherzo e il bisogno, che ho sentito fin da quando sono entrato nella sua casa, di stringerla a me si fa sempre più forte.
Stringerla e ricordare.
Stringerla e dimenticare.
Ma non la tocco.
Non mi azzardo neanche a sfiorarla.
Lei ha deciso così, l'ha deciso sedendosi nella poltrona di fronte a me, vicina eppure troppo lontana per i miei gusti.
Per le mie mani che sembrano tremare dal bisogno di toccarla anche solo per un attimo.
Anche solo per l'ultima volta.
Ma poi so già, che al minimo contatto, potrei perdere la ragione.
"L'azienda stava vivendo un pesante periodo di crisi e, mentre io e mio padre cercavamo in tutti i modi di salvarla, lui si è ammalato" alzo gli occhi e incrocio il suo sguardo: "Ha iniziato ad accusare qualche dolorino ma in fondo, diceva sempre che non aveva nulla. Che quella tosse, quella stupida tosse, era solo il rimasuglio del suo ultimo raffreddore" mi passo nervoso le mani tra i capelli e sento ancora le parole del medico che mi buttarono nella disperazione più assoluta: "Un raffreddore, quanto avrei voluto che fosse solo un raffreddore! Quella tosse, la tosse più brutta che tu possa mai sentire Emma, non era un raffreddore. Mio padre aveva il cancro. In quel momento mi è crollato tutto addosso e non sapevo come fare" dico con il tono di voce affrettato e tutto il dolore che avevo provato allora sembra ritornare e investirmi ancora.
Emma, come se sentisse anche lei quello che sento io, lascia il suo posto sulla poltrona e siede sul divano, vicino a me, e mi stringe forte la mano.
"Sono qui con te" mi incoraggia e si stringe più a me.
Il suo calore rassicurante che mitiga, come per magia, il mio dolore.
"Non sapevo cosa fare, come aiutarlo, come consolare mia madre, come non lasciare in mezzo alla strada i nostri operai, come salvare mio padre" mi volto a guardarla negli occhi: "Sì, forse l'azienda, facendo dei sacrifici e studiandoci sopra, l'avrei potuta salvare. Sacrifici e tanto sudore ma l'avrei salvata. Ma mio padre no.
Mio padre non sapevo proprio come salvarlo."
Adesso le lacrime che avevo intravisto nei suoi occhi scorrono lungo le sue gote e quando una goccia salata scende a bagnare la mia mano io non so più se a piangere sono io o e lei.
Forse, piangiamo insieme.
"Avevo solo una laurea e con quel peso di carta non avrei potuto fare niente. Né per l'azienda né per mio padre. Allora decisi di vendermi al miglior offerente"
"Chi?" mi chiede Emma, una domanda che è più una formalità che un vero bisogno di sapere.
Lei, in fondo, lo sa già.
"Sono andato dall'avvocato Castelli e ho iniziato a lavorare per lui. Non mi importava che fosse l'avvocato più spietato della città o che nessun altro avvocato volesse collaborare con lui" faccio una pausa e stringo anche io la sua mano: "Io avevo bisogno dei soldi e lui ne aveva a palate! In quel periodo, mentre la malattia metteva in ginocchio mio padre non mi interessava da dove provenissero quei soldi, non mi importava se corrompeva giudici compiacenti o se gli amici che mi costringeva a difendere fossero sempre più corrotti" la guardo e sento la disperazione che vibra forte nel mia voce: "Non potevo fermarmi a pensare cosa stavo facendo. Non potevo pensare alle persone a cui stavo distruggendo la vita o il futuro. E ogni volta che vacillavo, ogni volta che sentivo i sensi di colpa rodermi dentro, lui tornava e mi sbatteva in faccia la verità!" come risucchiato indietro nel tempo ricordo ancora come se fosse ieri le sue parole: "Non ti piace avere le tasche piene? mi diceva. Tuo padre adesso non sta meglio? E maledizione Emma... Mio padre stava meglio davvero" dico infilandomi nervoso le mani tra i capelli e abbandonando così la sua stretta: "Lui stava meglio perché io potevo pagargli le migliori cure e mia madre era tornata a sorridere. Ho salvato persino la loro azienda. Non mi potevo fermare a pensare a degli sconosciuti, non avevo il tempo né la forza. Lo capisci, Emma?"
"Sì" risponde subito lei: "ti capisco"
No, vorrei urlare!
Tu non puoi capirmi, tu non puoi capire la sofferenza che ho provato io in quel periodo!
Tu non puoi capire cosa significa rinunciare a qualsiasi sogno, a qualsiasi ispirazione o qualsiasi ideale di giustizia perché altrimenti verresti distrutto!
Perché io distruggevo i miei avversari e il loro futuro... ma Castelli, lui, distruggeva me.
"Quando sono riuscito a mettere da parte abbastanza soldi me ne sono andato e ho aperto il mio studio. Ho cambiato vita, ho deciso io quali clienti seguire e non ho più calpestato nessuno. Non ce la facevo più a reggere quella situazione e ho giurato a me stesso che non sarei mai più tornato a lavorare per lui"
"E allora perché?" mi domanda lei con le labbra tremanti e le guance arrossate dalla rabbia: "Perché sei tornato da lui?"
"Perché adesso avevo un'altra persona da salvare" le dico accarezzando piano il suo volto: "E non mi importava se avessi perso di nuovo me stesso. Io avrei salvato te. Ti avrei salvato a tutti i costi"
"Cosa significa che dovevi salvare me? Che cosa stai farneticando Leo?"
"Quando ha scoperto che tenevo davvero a te ha iniziato a minacciare di farti del male e io non potevo permetterglielo"
"Leonardo io... Io non avevo idea del perché" sospira piano e ora che è a conoscenza di ogni cosa, attraverso i suoi occhi sgranati e il suo respiro affrettato, posso capire quanto sia sconvolta. Solo ora Emma sta iniziando a mettere insieme i pezzi: "Ecco perché mi hai mandata via"
"Sì" le rispondo finalmente libero di dirle tutto: "Ti ho mandato via per proteggerti. Non gli avrei mai permesso di toccarti né di respirare la tua stessa aria"
"Ma perché, dopo tutto questo tempo, Castelli continua a ricattarti?" insiste Emma: "Perché ti vuole ancora fare del male?"
"Castelli ha nella sua cassaforte pagine e pagine di quello che in quegli anni ho fatto per lui. Prove che potrebbero mandare a rotoli tutta la mia carriera. Castelli mi aveva promesso che se avessi sposato sua figlia lui avrebbe distrutto quelle carte. Io, allora, che volevo allontanarmi da lui il più velocemente possibile accettai. In fondo non mi interessava chi avrei sposato, o Francesca o un'altra per me era indifferente, mi interessava solo la mia carriera e aiutare i miei genitori. Pensavo che avrei potuto sposare una persona che non amavo, che avrei avuto un lungo elenco di amanti con cui divertirmi e avrei potuto comprare tutto quello che desiderassi con i soldi che guadagnavo. Ma poi sei arrivata tu" le dico girandomi verso di lei e stringendomi di nuovo a me la sua mano: "Prima di conoscerti io avrei potuto vivere quella vita. Avrei potuto accettarlo... Ma dopo di te, dopo avere conosciuto cosa significasse amare davvero una persona, dopo avere capito che io senza di te, senza la tua presenza, senza il tuo sorriso, non potevo vivere, allora ho capito il mio sbaglio. Non avrei potuto sposare una donna qualsiasi, io volevo condividere ogni attimo della mia vita con te" mi allungo verso di lei e, mandando a quel paese ogni reticenza, le mie labbra si posano per la prima volta dopo tanto tempo, sulle sue.
Un bacio salato e dolce allo stesso tempo.
Il balsamo che cura ogni mia ferita.
Vecchia o nuova che sia.
Il sapore del ritornare a casa dopo tanti giorni di viaggio.
E lei mi accoglie, come se non fossimo mai stati lontani.
Come se, dopo tutto quello che le ho raccontato, nulla sia cambiato tra di noi.
"Volevo essere libero e nuovo per te. Per noi. Per costruire un futuro insieme. Così sono tornato da lui e gli ho chiesto di ridarmi quelle carte, di liberare me dalla promessa di sposare sua figlia e darmi la possibilità di essere felice" abbasso la fronte fino a postarla delicatamente sulla sua: "Ma non avevo considerato con chi stavo parlando. Non mi avrebbe lasciato andare. Non mi ha lasciato andare"
"Ma perché non sei venuto a parlane con me?"
"Avevo paura che non mi capissi" ammetto finalmente: "che non potessi accettare quello che sono stato e quello che ho fatto in passato. Avevo paura che non mi perdonassi" ecco la verità.
Tutta la verità, proprio come mi aveva chiesto lei.
E, soprattutto, ecco svelata la mia più grande paura.
Il fatto che, adesso che sa tutto, potrei perderla.
Perderla per sempre.
"Perdonami" la supplico sulle sue labbra.
"Perdonami" la parole ripete come un mantra mentre il mio respiro caldo si fonde con il suo.
"Perdonami" la imploro ancora con tutto l'amore che mi muove.
L'amore che mi ha portato di nuovo da lei.
Sempre da lei.
Aspetto la sua risposta, i nostri respiri affrettati e le labbra calde e arrossate dai baci appena condivisi.
Emma mi guarda, alza una mano e con le dita leggere sfiora le rughe che mi rigano la fronte, segue il percorso bagnato delle lacrime sulle mie guance e poi mi si avvicina e mi bacia.
Un bacio dolce e titubante.
Come se non ci fossimo mai baciati.
Mai conosciuti.
Mai toccati.
Un bacio delicato come il battito d'ali di una farfalla poi si allontana e mi guarda negli occhi.
"Non ti perdonerò"
Tre parole ed è la fine del mio mondo.
Tre parole e tutte le mie aspettative crollano davanti a me.
Un'illusione.
È stata tutta un'illusione.
La più bella illusione della mia vita.*Angolo autrice*
Triste, triste il mio capitolo oggi! 😭😭
Spero di essere riuscita a trasmettere tutto il dolore e la crisi di Leo e avervi fatto capire il perché di molte sue scelte.
E, soprattutto, che ne pensate della risposta di Emma?
Credete che lei non lo perdonerà? 🤔🤔
Dopo avervi lasciato con questo dubbio madornale, lo capisco, vi do l'appuntamento a venerdì prossimo per scoprire cosa succederà ai nostri avvocati! 😘😘

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Law of Sex
ChickLit!COMPLETA! Emma è un giovane avvocato appena arrivata a Milano ed è alla ricerca del lavoro dei sogni: da sempre il suo sogno è quello di lavorare in un grosso studio al fianco di avvocati di grande calibro. Nel cammino però si imbatte in Leonardo...