Devo essere pazza

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Devo essere pazza.
Il primo caso di cui occuperò da sola.
Senza paracadute.
Senza qualcuno che mi guidi verso il sentiero più giusto.
Devo essere pazza, penso ancora guardando la carpetta nuova e brillante che giace tra le mie mani sudate.
Davanti a me c'è solo una casa di campagna desolata, così spoglia e silenziosa da sembrare disabitata.
Mi guardo intorno, alla ricerca di qualche segnale di vita tra i grandi alberi da frutto aridi e abbandonati a loro stessi, ma non trovo nulla che indichi la presenza di anima viva.
Controllo un'altra volta l'indirizzo scritto velocemente sul telefonino e continuo a suonare il campanello.
Ancora un minuto e poi me ne vado, penso picchiettando nervosa un piede per terra, ma un lontano abbaiare mi ferma sul posto.
"C'è nessuno?" domando allora sperando di ricevere risposta.
"Chi è?" è una voce lontana e circospetta quella che risponde alle mie urla a squarciagola.
Scruto tra gli alberi e verso la casa per cercare di capire da dove provenga ma non riesco a vedere nulla.
"Sono Emma Orsini" faccio una pausa mentre mi avvicino un po' di più al cancello arrugginito: "Sono un avvocato".
La parola avvocato sembra risvegliare tutto l'interesse del mio interlocutore. Finalmente la sagoma incurvata e stanca di un uomo avanti con l'età si palesa davanti ai miei occhi: la barba bianca che ombreggia le sue guance scarne e uno sguardo profondo e pieno di sofferenza che scurisce i suoi occhi.
Incide veloce verso di me e, dal suo atteggiamento, sarebbe superfluo dire che gli avvocati non sembrino suscitare molta simpatia in lui.
"Qui non abbiamo bisogno di nessuno avvocato" mi apostrofa senza mezzi termini guardandomi rabbioso: "Vada immediatamente via dalla mia proprietà o la denuncio. Non vi basta quello che mi avete già fatto?" mi schernisce e, nonostante il suo tono e la sua aggressività, è come se la sofferenza che corrode la sua anima trapelasse da ogni parte di lui.
Anche dal respiro affrettato e dal leggero tremolio della voce.
Come se volesse piangere ma non ci riuscisse.
Come se anche lui, come i suoi alberi, fosse arido e senza più una goccia d'acqua.
Sta per voltarmi le spalle e cacciarmi via un'altra volta dalla sua proprietà come un insetto fastidioso quando, in un impeto di disperazione, allungo la mia mano oltre il cancello e blocco il suo braccio in una presa stretta e determinata.
"Signor Alfredo mi ascolti" non aspetto neanche che si volti a guardarmi negli occhi, so già che non si fida di me e so anche che l'unica cosa che vuole è essere lasciato in pace ma io non posso.
Non posso perché arrendermi significherebbe smettere di combattere.
Perché, ora che lo guardo, con la sua dignitosa sofferenza muta, capisco che in questo mondo posso cambiare qualcosa anch'io.
Che è per questo che sono diventata un avvocato.
Posso rimediare un'ingiustizia.
Oggi non lotterò per Leonardo.
Oggi lotterò per lui.
"Aspetti... Io sono qui per aiutarla"
Una risata amara scuote le sue spalle ossute: "È proprio così che hanno detto anche tutti gli altri che sono venuti prima di lei"
"La prego" insisto non accennando a mollare la presa, certa che se lasciassi il suo braccio lo perderei: "Mi dia un'occasione. Si fidi di me".
Un silenzio carico di aspettativa aleggia su di noi, ma niente.
Nessuna di risposta, solo spalle incurvate e totale riservatezza.
Allora, così come mi ero aggrappata a lui, mi costringo a lasciarlo andare.
È una sua scelta, mi ripeto mentre lo guardo allontanarsi piano da me, io avrei potuto aiutarlo fino a un certo punto.
Fino a quanto lui avrebbe voluto permettermi.
Ma non avere avuto neanche l'opportunità di parlarci o di spiegargli la mia posizione è una sconfitta dura da accettare.
Così dura e inaspettata.
Continuo a seguirlo con lo sguardo e cerco di accettare il fatto che oggi ho perso la mia occasione.
Poi, poco prima di voltarmi e andarmene, sento un cigolio sinistro dietro di me.
"Nessuno prima di lei mi aveva parlato di fiducia" pronuncia piano e dubbioso "Un avvocato donna" borbotta poi scuotendo la testa e facendo segno di seguirmi: "devo essere proprio senza speranza"
E io taccio mentre la voglia di ridere con lui è così forte che non riesco a trattenermi.
Lui non sa che in realtà, l'unica senza speranza, sono proprio io.

*Angolo autrice*
Eccomi qui!! Non era previsto pubblicassi oggi... Ma avevo il capitolo pronto e non vedevo l'ora di farvelo leggere☺️.

Che ne pensate di questo capitolo? Che cosa stai combinando Emma?
Non è che ci dovremmo preoccupare sul serio??!!

Scherzi a parte... Da 1 a 10, quanto vi manca Leo? 😂

Ps. Un voto o un commento a te costa pochissimo, io invece ne traggo una forza incredibile per continuare a scrivere e a dare il meglio di me ogni giorno!

Grazieeee 🙏🙏

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