Sembra proprio si diverta a torturarmi

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Entriamo in ascensore, distanti e silenziosi. Lui sembra stanco e rassegnato quando appoggiandosi alla parete mi fissa e dice:
"Lo imparerai anche tu, Emma. Questo è quello che deve fare un avvocato" e aggiustandosi la giacca conclude: "E da domani torni a fare fotocopie"
"Ma..." sbotto svelta, offesa e distrutta dalle sue parole.
Non voglio tornare indietro. Non voglio fare fotocopie relegata lontana dall'azione. Lontana da lui.
"Nessun ma, Emma" dice e i suoi occhi blu sono glaciali e impietosi: "Forse così imparerai a concentrare la tua attenzione sui casi"
Dalla sua postura rigida capisco che è meglio tacere.
Qualsiasi altra parola potrebbe essere usata contro di me. E non davanti a un tribunale.

GIORNO 4

Entriamo in studio fianco a fianco ma lui non ha più rivolto la parola da ieri. Dalla discussione che abbiamo avuto in tribunale.
Siamo tornati indietro. Siamo tornati ai giorni in cui era l'avvocato dispotico e io la praticante sfruttata.
Mi avvicino alla mia fedele compagna, fotocopiatrice, e ricomincio a fare quel lavoro così odioso.
Lui lo sa quanto odio stare qui, immobile e intossicata dall'inchiostro, mentre tutto lo tutto studio sembra pulsare pieno di vita e di occasioni.
Lo vedo lavorare, arrotolarsi le maniche della camicia e appuntare qualcosa su un'agenda e capisco che lui ha ragione.
E quello che mi fa incazzare ancora di più è che lo sapevo anche prima. Anche prima di offenderlo. Anche prima di aggredirlo. Anche prima di queste fotocopie.
Se voglio essere un avvocato non posso essere buona e neanche impietosirmi. Non è la nostra vita quella che portiamo davanti al giudice. Sono solo casi. Sono solo affari.
Come se i miei pensieri lo avessero chiamato, alza gli occhi dalle carte e mi lancia un pigro sorriso.
Sembra proprio che si diverta a torturarmi.
Si alza elegante dalla scrivania, il corpo atletico che si muove, e viene proprio verso di me.  

  "Che c'è?" gli chiedo ancora offesa mentre cerco di ignorare tutto il fascino che emana: "sei venuto a prendere il tuo bonus di oggi?" 

E mi rendo conto che non sono l'unica a essere ancora nervosa per la nostra discussione. 

Lo capisco dalle sue spalle rigide e dalla distanza che ha messo tra di noi. Ma lui, l'uomo che vuole tutto da me, che vuole il mio corpo e forse non solo quello, sa sempre come punirmi. E come eccitarmi. 

Si guarda attorno e poi mi sussurra a pochi centimetri dal volto:
"Continua a fare le fotocopie, Emma. Prima che decida di prenderti qui, su questa fotocopiatrice, mentre tutto l'ufficio ci guarda"

Un brivido di desiderio corre veloce lungo la mia schiena e non faccio in tempo a digerire questa frase che lo vedo ritornare nella sua stanza.
A ogni passo che ci divide il mio corpo sembra come smaniare.
E vorrei scongiurarlo di farlo. Di prendermi proprio qui. Perché anche io lo voglio. Lo voglio disperatamente.


*NOTE AUTRICE*:

Ehi ragazzi... ecco l'aggiornamento del Martedi ;-)

Come vi è sembrato il capitolo? Anche secondo voi il caro Leo si diverte a torturarla?? Che poi... avercene fighi così a torturarci!! Un po' di passione in questo capitolo... avete apprezzato?

 Fatemi sapere il vostro il parere e se vi piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare un voto e una recensione così aiutarmi sempre a migliorare! Grazie

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