Non può essere lei

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Leo's pov

Il sole illumina ogni angolo del mio studio e io mi crogiolo al calore che riscalda la pelle scoperta delle mie braccia.
Sono ore che sto chiuso dentro questa stanza e sento tutta la tensione accumulata proprio all'altezza delle spalle.
Mi allungo sul posto facendo un po' di stretching e riprendo il mio posto alla scrivania.
Leggo per l'ennesima volta le carte del caso che tratterò stamattina e mi aggiusto pensieroso gli occhiali sopra il naso.
"Cazzo ogni volta che ti vedo con quegli occhiali ti trovo sempre più sexy".
Rido della battuta del mio collega che entra nella mia stanza senza chiedere il permesso e lo vedo sbirciare i miei documenti.
"Li indosso solo per non sforzare troppo la vista" gli rispondo serio.
L'altro mi scruta attento e poi scuote ancora la testa:
"Tu lo fai per donne. Dì la verità... quante ne conquisti con quell'aria da intellettuale?"
Quante donne conquisto?
Nessuna e anche da un bel po' di tempo ma non mi azzardo a dirlo, lui non ci crederebbe mai.
Nessuno ci crederebbe mai.
Eppure è la verità.
Non mi ricordo neanche più quando è stata l'ultima volta che sono uscito con una ragazza.
Il Leonardo che, ogni notte, conquistava una donna diversa è distante anni luce dal nuovo me.
E, penso con un sorriso triste, quell'uomo non mi manca nemmeno un po'.
Invece lei mi manca.
Così tanto che certi giorni mi si spezza il respiro.
Così tanto che il petto mi fa male.
Così tanto che, alcune mattine, la immagino lì, al mio fianco, e sogno di stringerla a me, di baciare il suo sorriso e ascoltare la sua voce.
Poi mi sveglio, apro gli occhi e ripiombo nel mio incubo giornaliero.
Lei non è mai tra le mie braccia.
Alcuni giorni non faccio altro che pensare a lei, a cosa mi direbbe se potesse vedermi, ripenso persino alla smorfia che faceva quando la chiamavo "ragazzina".
Basterà una vita intera per dimenticarla?
"Magari voglio conquistare te" dico cercando di nascondere il mio turbamento e gli sorrido colpendolo con i fogli che ho in mano.
La sua risata forte rimbomba per la mia stanza.
"Caro Leonardo, ti assicuro che non sei il mio tipo" e poi continuando a guardare i documenti che ho tra le mani: "Ti stai ancora occupando del caso sull'inquinamento?" mi domanda appena finisce di ridere e io mi limito ad annuire rileggendo le note che mi ero appuntato giorni fa.
"Quel vecchio pazzo finalmente ha deciso di affidarsi a un avvocato" continua lui come se non capisse che l'ultima cosa al mondo che vorrei fare è stare qui ad ascoltarlo discutere di banalità.
Sono stanco, vorrei urlargli.
Stanco di tutto.
Stanco anche di me stesso ma preferisco il silenzio.
Nessuno potrebbe mai capirmi.
"Davvero?" domando disinteressato mentre sfoglio le carte: "Era ora. Stavo iniziando a stancarmi di infierire su un vecchietto senza difese"
"Leonardo sei proprio tremendo" mi canzona lui accomodandosi pesantemente nella poltrona di fronte la mia: "ma stavolta ci sarà da divertirsi. L'avvocato è una donna" "Una donna?" gli faccio eco, improvvisamente attento ai suoi sproloqui.
Un avvocato donna, un piccolo campanello d'allarme che risuona nella mia testa ma deciso lo zittisco, ci sono migliaia di avvocati donna a Milano.
"Sì, è una donna ed è anche molto carina" gioca con la mia penna stilografica e poi, dopo averci pensato sù: "credo proprio che le chiederò di uscire"
"Attento" lo ammonisco mentre mi allungo a riappropriarmi della penna: "Dovresti già sapere che non si deve mai uscire con la controparte"
"Sì, signore" asserisce mettendosi sull'attenti: "mi limiterò ad aspettare che tu vinca il caso prima di uscire con Emma"
Il campanello nella testa adesso suona ancora più forte.
Più incontrollabile.
Il solo sentire il suo nome, buttato lì per caso, basta a farmi perdere la ragione.
Guardo, come se fossi fuori dal mio corpo, la penna cadere al suolo a pochi passi da me.
La stessa penna che fino a pochi istanti tenevo tra le dita.
Respira, tento di ricordarmi.
Respira, Emma è un nome comune.
Non può essere lei.
Non dopo il modo in cui l'ho allontanata da me.
Ma il mio cuore, con i suoi battiti impazziti, sembra urlarmi che lì fuori, a poca distanza, c'è proprio lei.
Emma.
La mia Emma.
"Non ci metterai molto, vero?" lo sento domandarmi prima di lasciare la stanza.
"A fare cosa?" chiedo così immerso nei miei pensieri da essermi perso almeno un milione delle sue chiacchere senza fine.
"Prima vinci questo caso, prima potrò uscire con Emma" mi ricorda sorridendomi complice e io non posso fare a meno di ricambiare.
Se lì fuori c'è la mia Emma, prima di uscire con lei dovrai passare sul mio cadavere bastardo, penso mentre la voglia di sbattergli la porta in faccia mi fa prudere le mani.
"Chissà che non ci esca io con Emma" sentenzio accompagnandolo gentilmente alla porta.
Così gentilmente che la porta dietro di lui si chiude con uno schioppo così violento da sembrare un colpo di proiettile.
Il tempo di pochi secondi e, mentre gocce di sudore solcano implacabili la mia schiena, appoggio la mano tremante sulla maniglia della porta.
Chi troverò ad aspettarmi?
Sei tu, Emma?

*Angolo autrice*
Ohhhhh!!!! E ora??
Voi chi pensate troverà Leonardo fuori dalla porta?
Ci sarà la sua Emma oppure no?

Pubblico il continuo quando questo capitolo arriva a 10 commenti... Quindi svelti a commentare😂😂

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