41. Miles

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Canzone: If you wanna go - Joy Williams

Miles lasciò riposare Echo in pace per tutta la notte, ma non osò allontanarsi dal suo lettino, si sentiva come se dovesse rimanere lì a darle il suo supporto nel caso in cui si fosse svegliata e avesse avuto bisogno di conforto.

Dopo avere preso quella droga Echo dormiva finalmente serena, probabilmente anche i suoi sogni erano tranquilli. Lo si vedeva dell'espressione del suo viso, era serena, rilassata, non aveva più quell'espressione preoccupata sul volto e non mormorava parole confuse.

Ma la mattina non tardò ad arrivare e con lei le innumerevoli preoccupazioni dei presenti; Echo sarebbe riuscita a finire la sua task o anche solo ad alzarsi dal letto? Miles avrebbe rispettato la promessa? Cosa sarebbe capitato a ognuno di loro? Ma Echo non era stata avvisata riguardo nulla di tutto ciò, Miles gliene avrebbe dovuto parlare, ma non l'aveva fatto. Forse perché aveva il timore che fosse ancora troppo debole, forse perché era come se si sentisse in debito con ognuno di loro, e non gli piaceva sentirsi così, doveva pareggiare il suo debito nei confronti degli altri. Doveva prendere in mano lui la situazione e portarla al termine.

Miles era andato nella stanza in cui dall'inizio del gioco fino a quel momento avevano buttato fuori quelli che credevano impostori a seguito delle votazioni. Tutti quei ragazzi innocenti avevano sofferto per niente...ma perché pensava a quelle cose? Lui era andato lì con tutto quell'entusiasmo, aveva progettato tante di quelle cose e tanti di quei algoritmi e ora stava buttando tutto all'aria? No. Stava aiutando a raggiungere il fine dell'esperimento; l'essere umano non è una macchina programmata per eseguire gli ordini. Gli esseri umani, come gli aveva fatto notare Echo, hanno dei sentimenti che li fanno agire di puro intuito e possono farli sbagliare, come possono invece aiutarli. Lo scopo dell'esperimento era quello, c'erano delle regole, ma si potevano infrangere, anche se non era specificato. Avrebbero potuto decidere tutto loro fin dall'inizio. Avrebbero potuto pensare più con la logica e finire subito le task piuttosto che uccidere e farsi uccidere. C'era chi si era fidato troppo e ingenuamente, come Echo, e chi non si fidava per niente, come Eve.

Miles non era più in grado di provare sentimenti da tanti anni, eppure nelle ultime settimane, lì dentro, qualcosa stava cambiando, forse qualcosa si stava risvegliando lasciandolo spiazzato. Tutte quelle emozioni, stare a contatto forzato ventiquattro ore su ventiquattro con gli altri ragazzi, lo stava cambiando.

Si avvicinò al vetro specchiato, stando attento a non appoggiarsi al vetro per non lasciare impronte di sporco, poi si mise a guardare il paesaggio e un angolo della sua bocca si alzò per una smorfia molto simile a un sorriso, ma era tutt'altro che quello. L'avevano fregato, era caduto nella trappola degli ingenui, lui che credeva di essere il più furbo di tutti. Provava le emozioni di quelli che prima denominava come "deboli" e faceva pensieri che non gli appartenevano.

Non si sentiva in colpa per le azioni che aveva compiuto fino a quel momento, per lui non si rimpiange mai il passato, si guarda il futuro, e lui nel futuro credeva che sarebbe voluto rimanere sulle sue, impenetrabile, introvabile da quelle che gli altri chiamavano emozioni, ma che per lui invece erano soltanto stupidaggini. Invece ultimamente provava una strana sensazione quando era in presenza di Echo; era come se stare con lei implicasse automaticamente l'essere più comprensivi, non riusciva ad essere più obbiettivo e chiuso in se stesso quando era con lei, aveva voglia di parlare, sicuramente più del solito e aveva voglia di esprimersi, di raccontare la sua vita, i suoi pensieri. Con lei metteva da parte la logica di una macchina e riusciva ad essere un po' più umano. Questa cosa era spiazzante.

-Cosa fai qui? Non sei ancora stato buttato fuori.-

Una voce femminile fece girare Miles di scatto: era Eve. Sembrava più riposata e fresca del solito, non aveva più le occhiaie marcate che si potevano notare all'inizio del gioco e anche i suoi tratti erano più rilassati. Sapeva che la fine del gioco era ormai vicina. -Stavo guardando il paesaggio esterno alla navicella, in fondo quando mi ricapiterà una bellezza simile? Non è da tutti avere la possibilità di ammirare l'universo.- Lo disse con così tanta suggestione che Eve per un attimo quasi pensò che stesse recitando chissà quale parte per ingannarli tutti. Eve lo guardava con durezza, quasi come se volesse giudicarlo, ma rimase in silenzio, senza dire una parola. -Tornerai qui, magari fra qualche anno, quando sarai più grande, chissà, magari lo farai di mestiere.- si fermò un attimo per vedere la reazione di Miles che si limitò a fare una smorfia e scuotere la testa debolmente. Miles già lavorava lì, aveva tutto ciò che desiderava da sempre: una carriera già iniziata, indipendenza, soldi e non aveva bisogno di niente e nessuno.

Among us (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora