27. Echo

229 20 7
                                    


*Consiglio la lettura con la canzone in sottofondo* (Gasoline di Halsey)

Mi aveva baciata. Ma perché l'aveva fatto? Non riuscivo a togliermi dalla testa le domande che mi assalivano morbosamente.
Mi aveva teso una trappola. Forse pensava che sarei stata talmente ingenua da saltargli tra le braccia e assecondarlo, condannando i miei amici? Si era reso conto di quanto fossi fragile e aveva approfittato dei miei problemi e delle mie insicurezze per manipolarmi a suo piacimento. Ma allora avevano ragione tutti gli altri? E perché allora si sarebbe aperto a me in quel modo come aveva fatto poche ore prima? Perchè mi aveva aiutata salvandomi dalla morte certa? Perchè mi aveva consolata e consigliata?
Non appena Miles posò le sue labbra sulle mie, mi sentii come se non avessi più via di scampo.
Mi sentivo confusa; non sapevo più a chi dare retta, quel gesto era inaspettato e strano, ma non avrei lasciato che la mia curiosità prendesse il sopravvento su quella situazione.
Ebbi come un fremito e sentii come un senso di panico impossessarsi del mio corpo, tutto a un tratto. Mi staccai da quel bacio con un'espressione del viso contrariata, delusa e spaventata allo stesso tempo. Sia Sid che Eve erano a loro volta sorpresi, anche quasi più di quanto lo fossi io. Poi, quasi come se mi fosse venuto naturale, scappai via, sul sorgere di un attacco di panico. Ma forse non era neanche quello, nonnera panico, o meglio, non era solo quello, erano tantissime emozioni mescolate tra loro. Non avevo una meta, volevo solo allontanarmi il più possibile da lì, da quella scelta, da quella situazione. Probabilmente avevo solo peggiorato tutto, mi ero lasciata alle spalle l'unica possibilità che avevo di poter sopravvivere. In fondo, chi ero io per aspettarmi che mi avrebbero cercata per salvarmi? Lì avevo lasciati lì, correndo via, senza dare alcuna spiegazione. Probabilmente mi avrebbero fatta fuori. Eppure quel bacio non mi era dispiaciuto, che stupida che sono!
Ma non era colpa mia, era la mia stupida personalità, quella che mi dava così tanti problemi da quasi quattro mesi, che mi torturava e mi lasciava sfinita ogni singolo giorno.
Ma dovevo accettarla e imparare a conviverci, così avevano detto i dottori e i miei genitori.
Come potevo essere a mio agio insieme agli altri se gli altri mi facevano stare così tanto in tensione? Alla fine non riuscivo a gestirla e finiva così: scappavo via per non affrontare le mie emozioni negative. Ma non facevo altro che moltiplicarle, portandole al loro limite.
Era brutto trovarsi al limite, sentirsi come se niente al mondo potesse più aiutarti o farti stare bene, come se fossi sola e dannata.
Io ci avevo provato, anzi, ci provavo ogni singolo giorno, anche lì, tentavo di non lasciarmi sopraffare dalle tante emozioni negative che arrivavano come una tempesta ogni volta che qualcuno scombussolava un poco il mio equilibrio. Ma era difficile dover affrontare tutto da sola, anche se in fondo, nessuno poteva affrontare me stessa se non me. Per questo motivo in quei momenti cercavo disperatamente di rimanere sola, per poter zittire quelle urla assordanti nella mia testa e calmarmi un po', senza perdere di vista la realtà, ma soprattutto, senza farmi intrappolare dalle mie paranoie.
Miles rappresentava per me quella stabilità emotiva che non avevo e non avrei mai potuto totalmente avere. Lui era morbosamente attaccato alla realtà, ai fatti concreti, a ciò che la gente dimostrava e diceva, dandone una prova tangibile. Io, al contrario sono legata a ciò che la mia mente mi fa credere, a ciò che intuisco, ai pensieri che mi passano per la mente, alle paranoie, alle supposizioni e ai sogni.
Se io in lui trovavo un qualcosa che mi avrebbe aiutata a rimanere attaccata alla realtà, lui in me
invece cosa cercava? A quale scopo gli sarei potuta servire? Non avevo alcuna abilità, soprattutto nel campo della sopravvivenza, non avevo neanche chissà quale capacità mentale o altro. Allora diceva la verità? No. Lui non mi aveva baciata perché voleva farlo, ma perché non aveva altra scelta e doveva trovare un modo per potersi salvare. Ma allora perché non l'ho condannato? Di cosa ho avuto paura?
Pensai per un attimo di ritornare indietro, ma cosa avrei fatto? Sarei dovuta andare a chiedere protezione ad Eve e Sid, dei quali non sapevo completamente le loro intenzioni, seppur fossero venuti dall'altro capo della navicella appositamente per mettermi in guardia su Miles.
Oppure sarei dovuta tornare da Miles? Ero rimasta con lui fin dall'inizio e non mi aveva dato mai nessun problema, mi ero sempre sentita abbastanza al sicuro seppur non mi fidassi molto di lui.
Non potevo tornare indietro, sarebbe stato ridicolo e non mi sentivo ancora pronta ad affrontare quello che era successo.
Da quando avevo scoperto del tradimento di Marcus e mi ero sentita in quel modo non avevo più frequentato nessun ragazzo e seppur fossero solo quattro mesi, mi sembrava quasi strano.
Marcus era stato il mio primo ragazzo, quello che mi conosceva più di chiunque altro, che mi faceva stare bene e a suo agio.
Pensavo davvero di essere speciale per lui, non mi dava motivo di preoccuparmi, mi faceva sentire protetta, sembrava diverso dagli altri ragazzi che c'erano in giro; non pretendeva ciò che non ero pronta a dare e mi rispettava sempre e comunque. Mi resi conto che non era il momento adatto per pensaci, avevo cose più importanti da dover risolvere. Dove sarei dovuta andare? Forse sarebbe stato meglio andare a completare l'ultima task, almeno quella sarebbe stata una buona distrazione.
Dovevo pulire l'ultimo condotto dalle foglie in O2, ma prima, con Miles, non ero riuscita a trovare il tempo per poterlo fare, ora invece, da sola, potevo decidere spontaneamente di andare ovunque.
Rallentai il passo, sicura che nessuno mi stesse seguendo lì e mi guardai intorno: ero proprio sotto Electical. Mi faceva così inquietudine quel posto, così buio e appartato. Non ci sarei mai tornata, non da sola almeno. Lì dentro, tra l'altro, c'era una ventola, attraverso la quale gli impostori sarebbero potuti spuntare da un momento all'altro, pronti per ammazzarmi. Rabbrividii al solo pensiero, ma non esitai a continuare a camminare; volevo superare quella stanza al più presto.
Mi sentivo sempre più insicura ogni passo in più che compivo lontano da Miles e gli altri. Mi sarei pentita di averli lasciati lì? Probabilmente l'avevo già fatto.
Arrivata nei pressi di storage iniziai a sentirmi seguita da qualcuno. Cercai di scacciare il senso di panico e mi concentrai sui rumori che percepivo intorno a me, ma non ci riuscivo, il nervosismo aveva preso ancora una volta il sopravvento su di me.
Pensai a come con Miles sarei riuscita a calmarmi più fretta avendo un aiuto, ma cacciai subito il pensiero, non dovevo dipendere da nessuno, soprattutto lì, dovevo contare solo su me stessa ed essere la mia migliore scommessa.
Continuai a camminare, senza voltarmi, diretta a passo spedito verso O2, ormai più che certa che qualcuno mi stesse seguendo.
Riuscivo a distinguere dei passi, abbastanza vicino a me, oltre i miei e un respiro affannoso, quasi come se quella persona fosse spaventata.
Mi ero cacciata nei guai, ero sicuramente arrivata alla fine, solo un colpo di fortuna mi avrebbe potuta salvare.
Ero allo stremo delle forze quando arrivata presso communication decisi di appoggiarmi un attimo al muro per riprendere fiato per qualche secondo.
Mi girai furtivamente per vedere se la persona che mi stava seguendo fosse ancora nei paraggi e incrociai lo sguardo di Sarah, da sola, che appoggiata ad una parete poco lontano da me tentava di regolare il suo respiro, affannato, con gli occhi socchiusi e una mano tremante sul petto che si muoveva in su e in giù violentemente. I suoi occhi, prima di incrociare i miei, si erano guardati intorno con terrore, come se stessero cercando qualcuno, finche non si erano poi posati su di me, guardandomi con la testa inclinata di lato, come se stesse pensando a qualcosa, come se io potessi essere la soluzione di tutti i suoi problemi.
Si diresse quindi quasi correndo verso di me e io mi nascosi in un angolo della stanza, dietro la sedia, appiattendomi al muro.
Ero spacciata.
Forse era Vince che era venuto a prenderla, oppure Miles che mi stava inseguendo per vendicarsi.
A quel punto però sentii un altro paio di passi e subito quelli di Sarah si zittirono. Cercai di respirare il più silenziosamente possibile, ma più entravo nel panico più mi veniva difficile. Sentivo il cuore battere a mille e non avevo modo di potermi calmare.
Qualcuno afferrò Sarah per il colletto della tuta sbattendola al muro. Non era Vince, sicuramente.
Ma allora lui dov'era? E perché Sarah era lì da sola? Cosa era successo?
Non credevo al fatto che Vince potesse essere morto, quindi mi limitai a pensare che si fossero persi di vista durante l'allarme.
-Non uccidermi, tu non vuoi me, io so chi vuoi!- esclamò Sarah dimenandosi in preda al panico.
Mi concentrai su un punto fermo della sala, pur di non pensare a ciò che stavo vivendo in quel momento.
-Tu stai cercando Echo, non me!- continuò Sarah iniziando a singhiozzare. Probabilmente quella persona la stava strozzando, poiché lei aveva pronunciato quelle parole con voce strozzata, senza fiato.
L'altra persona non parlava, si limitava a stringere sempre di più la presa intorno al collo di Sarah.
Perchè non la faceva finita con quelle scenate e quella sofferenza e la ammazzava? Chi poteva essere talmente senza cuore da fare una cosa del genere? Impallidii pensando immediatamente a Miles, era l'unico che sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere completamente senza rimorso. E poi, chi l'avrebbe voluta cercare se non lui? Eve? Sid? Ma loro non sarebbero stati in grado di fare male neanche a una mosca.
-Io so dov'è Echo, non uccidere me!- esclamò Sarah un'ultima volta, implorandolo sfinita.
Echo sperò vivamente che Sarah non rivelasse la sua posizione, ma probabilmente quell'impostore non l'avrebbe lasciata andare così facilmente, anche perché probabilmente lo avrebbe potuto denunciare, facendolo poi buttare fuori. Lasciarla viva sarebbe stato un rischio.
Improvvisamente calò il silenzio intorno a me, riuscivo a sentire soltanto i battiti del mio cuore, amplificati nelle mie orecchie.
Poi, sentii il grido strozzato di Sarah e un rumore metallico e subito dopo il click dello sparo.
Era uno sparo silenzioso; quelle armi non potevano emettere alcun suono, altrimenti avrebbero attirato l'attenzione della gente nelle vicinanze.
Subito dopo si sentì il rumore sordo della caduta del corpo di Sarah sul pavimento del corridoio e un rumore di passi che scappava via nella mia direzione.
Sarah era morta.
Mi dovetti mettere una mano a coprire la bocca per soffocare un un gemito di paura, non dovevo farmi trovare.
Ebbi per un attimo un sospiro di sollievo pensando che di lì a 24 ore non mi avrebbe potuto fare del male, ma nulla gli avrebbe impedito di tenermi come un ostaggio fino a quel momento.
Sperai con tutto il cuore che qualcuno trovasse Sarah, affinché riuscissi a mettermi al sicuro con Eve e Sid lontano da lì.
Mi irrigidii tutta ad un tratto, non appena sentii il rumore dei passi nella stanza in cui ero nascosta.
Scorsi soltanto le scarpe di quella persona, ma tutti avevamo lo stesso colore di scarpe, quindi non sarebbe potuto essere rilevante.
Fortunatamente, l'impostore dopo pochi secondi uscì dalla stanza come se niente fosse e scappò via verso la parte alta della navicella.
Decisi di rimanere lì nascosta finché qualcuno non avesse trovato il corpo di Sarah, ci sarebbero potuti volere anche giorni, ma avrei rischiato, ero paralizzata dal terrore.

Spazio autrice❄️: (Scusate per eventuali errori) Si lo so, questo capitolo è stato più breve del solito, perdonatemi.
Ah, quasi dimenticavo, Buon Natale❤️

Among us (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora