14. Chris

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Chris sperava disperatamente nell'aiuto di Steve.
Ultimamente si sentiva come se nel suo corpo vivessero due persone diverse: c'era Crystal, la vera lei, la ragazza di sempre. Quella buona, gentile, giudiziosa, sempre pronta ad aiutare il prossimo e mostrare un sorriso. Che la domenica andava a messa con la famiglia e portava sempre rispetto a chi le stava intorno.
E poi c'era Chris, quella che era lei nel gioco; la ragazza spaventata, confusa, rancorosa, che stava perdendo la fede e la speranza.
Ecco, lei aveva paura di "Chris", aveva paura che la inghiottisse, facendo sparire quel che rimaneva in lei di Crystal.
Lei amava il suo vero nome, quello che le aveva messo la madre. Significava "anima cristallina e  trasparente" e lei aspirava ad essere così: ad avere un'anima pura.
Ma lì, in quei panni, non poteva fare altro che sentirsi sporca e deplorevole.
Si sentiva ancora più sola da quando si era resa conto di avere un ruolo diverso rispetto ai suoi amici, e ogni giorno, sopportare quel peso diventata sempre più difficile, rendendola sempre più debole. Per questo motivo aveva accettato la proposta di Steve di unirsi a lui senza fare troppe lamentele.
Lui l'aveva sicuramente capito fin dal primo momento che lei fosse in difficoltà, e se magari inizialmente pensava di trarne qualche beneficio, col passare del tempo si era reso conto che stare da solo non era del tutto sicuro.
Chris gli aveva parlato del suo problema: si sentiva completamente fuori controllo, soprattutto stando insieme ad Eve e gli altri.
Inizialmente cercava di reprimere il suo istinto di uccidere chi le stava intorno, ma con il tempo, più si stancava, più era difficile frenarsi.
La vicinanza con dei Crewmate era diventata ormai troppo dura da sopportare.
Gli impostori uccidevano tramite un meccanismo psicologico e istintivo assai particolare; più erano vicini a un Crewmate, più l'impulso involontario di ucciderlo si intensificava, e spesso, era quasi impossibile da reprimere, ci voleva troppa forza di volontà e razionalità e  lei non se la sentiva più di rischiare.
Una sera, ad esempio, mentre dormivano tutti, lei era sveglia, terrorizzata dal fatto che, se si fosse lasciata andare al sonno, si sarebbe abbandonata alla stanchezza, rischiando di uccidere qualcuno in modo stupido.
L'unica cosa che non capiva era come mai avessero scelto proprio lei come impostore. Lei che non avrebbe neanche ammazzato una mosca, che al solo pensiero della violenza si sentiva male.
-Ti senti meglio oggi?- Le chiese Steve il giorno seguente, appoggiandole una mano sulla spalla. Lei si scostò con gentilezza dal ragazzo, con un sorrisino imbarazzato. Non amava particolarmente i rapporti ravvicinati con i ragazzi, la mettevano in soggezione.
-Si mi sento molto meglio, solo che non so cosa fare adesso.- disse aggiustandosi meglio lo zaino sulle spalle.
Steve fece un sorriso maligno, si appoggiò al muro e incrociò le braccia.
Chris capì subito cosa stesse cercando di dirle. Fin da quando quella mattina si era unita a lui, Steve insisteva che uccidere qualche Crewmate l'avrebbe fatta sentire molto meglio per  24 ore intere.  Lei però, non riusciva neanche ad immaginare l'ipotesi di uccidere qualcuno senza avere la nausea.
In fondo, era proprio quello il motivo per cui era scappata via dai suoi amici; la paura di poter uccidere qualcuno.
-Toglitelo dalla testa Steve- Rise lei dandogli un simpatico spintone.
Ma lui continuava a insistere che quella fosse la cosa giusta. Lei era quasi inorridita da quanta leggerezza Steve avesse nell'uccidere gli altri ragazzi, solo per stare bene per una giornata intera. Chris non ci pensava neanche, non doveva cedere, se così non fosse stato avrebbe quindi reso tutti i suoi sacrifici compiuti fino a quel momento inutili.
-È questo lo scopo del gioco, non hai molte possibilità di sopravvivere se non uccidi almeno una persona.- le fece notare, iniziando a sgranocchiare delle noccioline, poi porse il pacchetto a Chris, ma lei rifiutò ringraziandolo.
-Preferisco morire piuttosto che uccidere qualcuno.- Chris scosse la testa, come se Steve fosse troppo corrotto dall'egoismo per poterla capire.
-Fai come vuoi.- lui continuava a sgranocchiare rumorosamente quelle noccioline e a Chris iniziò a dare fastidio quel rumore.
-in ogni caso...- continuò a parlare, fermandosi un attimo per deglutire.
- Saboterò l'ossigeno oggi.- 
Chris sussultò, girandosi per guardarlo meglio in faccia. Lui se la rideva, come se sabotare l'ossigeno fosse una cosa che faceva abitualmente tutti i giorni.
-Sei forze impazzito!?- esclamò lei.
Lui fece spallucce. - se sei risoluta a non uccidere personalmente nessuno, almeno fallo indirettamente.-
Lei continuava a guardarlo come se avesse visto un fantasma. E si sentì ancora peggio quando si rese conto che per un attimo aveva seriamente preso in considerazione quella proposta di Steve.
-Velocizziamo un po' il gioco, che ne pensi?- si mise a ridere. Le sembrava fuori di testa.
- Stai parlando come parlerebbe Pearl- lo rimproverò lei, esterrefatta.
Lui sembrò essersi offeso.
-Chris ma vedi di ragionare un po', non sono circostanze normali, se lo fossero state ti avrei anche dato ragione...- si giustificò lui, ma Chris lo interruppe.
-Mars me l'ha raccontato, sai?.- disse. Lui sembrò un attimo turbato, fece una smorfia, facendole poi segno di continuare a parlare.
-Gliel'aveva detto Caesar. Sei stato arrestato e per non dover scontare cinque anni hai deciso di venire qui, l'unica alternativa che ti avevano dato.- Lo disse con una punta di orgoglio, come se il sapere quelle sue informazioni personali le mettesse un po' più sicurezza.
Lui sembrò irrigidirsi, inizialmente rimase in silenzio.
-Ti ha anche detto la motivazione, immagino.- commentò lui, alzando un sopracciglio.
Lei sembrò pensarci un po' su, poi scosse la testa. - non sapeva altro, tutto qui.- 
Steve strinse i pugni, ma dopo qualche secondo si rilassò iniziando a sorridere.
-Mars ha una gran bocca larga, dovrebbe starsi un po' zitta, non trovi?- chiese a Chris con un sorriso furbo.
-Beh, è solo molto chiacchierona, ma dopo la storia di Caesar non penso abbia tutta questa voglia di parlare con qualcuno, oltre Josh intendo.-  spiegò Chris con una scrollata di spalle. Sentì improvvisamente una fitta alla testa quando capì cosa intendesse Steve con quelle parole: voleva uccidere Mars.
-No Steve.- disse prontamente lei, frapponendosi tra la porta d'uscita e Steve. Lui la guardò storto per un secondo, increspando le sopracciglia chiarissime, poi scoppiò ancora un'altra volta a ridere.
-Non ucciderai Mars.- Ripeté lei, cercando di essere più chiara possibile.
Lo guardava negli occhi, erano di una tonalità dell'azzurro molto chiara, sembravano quasi trasparenti.
Lui si scostò, appoggiandosi al muro lasciando cadere le braccia lungo i fianchi con un'espressione maligna sul viso.
-Non la ucciderò io, ma tu.- disse poi.
Chris impallidì, stava anche iniziando a sudare freddo, per la prima volta nella sua vita non si sentiva più salva, protetta e questa cosa la logorava dentro.
-Ti sbagli, non ne ho la minima intenzione, preferisco morire!-  esclamò, scuotendo forte la testa, come avrebbe fatto una bambina testarda.
-Ormai non è più questo il punto. Se ti tiri indietro, ci ammazzi tutti e quattro!- alzò la voce contro di lei, alterandosi. Chris si sentiva piccina piccina, non sapeva come comportarsi, sapeva solo che non aveva intenzione di toccare Mars né nessun'altro in quella navicella.
Aveva le lacrime agli occhi, non lo guardava più neanche in faccia.
-Dovrebbe importarmi?- chiese cercando di soffocare le lacrime.
Lui sembrò alterarsi, probabilmente era anche lui molto spaventato, ma Chris non lo capì, pensava di lui che fosse solo un egoista, superficiale e uno stupido.
-Si, dovrebbe.- rispose lui.
Poi si avvicinò a lei, abbassandosi un po' per poterla guardare bene in faccia alla stessa altezza.
-Se non lo farai tu, sarò costretto a farlo io.- scandì bene le parole, quasi con cattiveria. Ma lui non aveva nessuna intenzione di essere cattivo con Chris, voleva solo convincerla a compiere quel gesto che li avrebbe portati un po' più vicini alla terra.
Lei aveva gli occhi gonfi di lacrime.
Ripensò a quando da bambina, ogni domenica dopo essere andata in chiesa, incontrava quella ragazzina al parco del paese e si mettevano sul prato a giocare insieme. Mars.
Così pure, così innocenti, non si sarebbero mai aspettate un finale del genere, neanche nel peggiore degli incubi.
Guardò nuovamente in faccia Steve, che si era già raddolcito, poi annuì chiudendo gli occhi.
Lui fece sabotò l'ossigeno, e a lei una lacrima rigò il viso, senza che avesse ancora il coraggio di riaprire gli occhi.
"Dio mi perdonerà?"

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