8. Echo

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Camminavo con lo stomaco sotto sopra lungo il solito corridoio che portava dalle camere alla stanza degli ascensori.
Mi guardavo intorno nervosamente, sperando di non essere in ritardo, ma i corridoi erano praticamente deserti. " Ecco, avranno iniziato senza di me." Pensai con un nodo alla gola, e dovetti picchiettare per un po' con le dita su di essa prima di trovare un po' di sollievo.
Ogni volta che passavo davanti a una delle quattro camere speravo che una porta si aprisse, facendo uscire da essa qualche altro ragazzo fischiettante, convinto di essere in perfetto orario, o anche solo qualcuno ritardatario e preoccupato come me, tanto per non essere sola.
Immaginavo già i rimproveri di Miles, con la sua solita espressione dura e intransigente, che non perdonava nulla. Ma lui non era l'unica cosa a preoccuparmi. Dopo quella notte, lì mi odiavano tutti, erano convinti che fossi stata io ad uccidere Caesar, e questo mi faceva sentire ancora peggio, non avevo neanche modo di fargli cambiare idea su di me e loro non potevano fare altro che odiarmi, pur non avendo nessuna prova.
Il rumore di una porta che sbatteva violentemente e dei passi veloci e affannati mi fecero sobbalzare di colpo. Mi girai e c'era Chris ansimante che mi faceva segno di aspettare con la mano, quindi io mi fermai e aspettai che arrivasse fino a dove ero io.
-Ma allora non sono in ritardo!- esclamai con un sorriso, sospirando di sollievo. Lei mi guardò storto, ma non rispose, limitandosi ad appoggiarsi al muro con una mano, riprendendo fiato.
-Non lo sei soltanto tu,  lo siamo entrambe.- disse poi, premendosi una mano sul petto.- non sono più allenata.- aggiunse sospirando e toccandosi la fronte.
-ma dov'eri? In camera non ti avevo vista.- chiesi. Chris mi fece segno di riprendere a camminare a passo veloce, quindi la seguii lungo il corridoio semibuio.
-Ero chiusa in bagno! Eve è uscita per ultima e si è dimenticata di me lì dentro, mentre le stavo addirittura parlando!- esclamò indignata. Io scoppiai a ridere. -Eve appena sveglia sarebbe capace di arruolarsi senza neanche rendersene conto.- dissi mentre Chris annuiva ripetutamente con il capo.
-potrebbe addirittura vincere una guerra per poi chiedere:" qualcuno stava parlando?"- continuai.
Arrivammo nella sala degli ascensori mentre Miles parlava, sospirai sollevata al pensiero che non si fosse accorto del nostro ritardo e presi posto tra la folla facendomi largo fino ad arrivare in prima fila.
-Adesso uno alla volta entrerete in quella stanza.- disse indicando una porticina dietro di lui.
-secondo te ci faranno diventare degli gnomi?- chiesi per sdrammatizzare a Chris che mi aveva seguita in prima fila.- sarebbe carino.- rispose lei emozionata.
A Chris piacevano molto le cose che avevano a che fare con la natura o con la fantasia in generale, me ne aveva un po' parlato la notte scorsa. Amava gli animali e odiava i bambini, le piacevano i ragazzi americani, biondi con gli occhi azzurri, sportivi e bla bla bla, 'avevo sentito per tutta la notte.
-Dentro quella porta troverete un computer che ci chiederà i nostri dati personali e cose del genere. Ma, dopo aver preso i nostri dati, prima di poter cominciare prenderà le nostre impronte con lo scopo di assegnarci un colore. Quel colore ci segnerà per tutta la durata dell'esperimento, sarà come un distintivo per noi.- disse guardandosi intorno per controllare se qualcuno avesse dubbi.
-Te la sei presa comoda Echo.- disse poi rivolgendo lo sguardo verso di me.
Ma come aveva fatto ad accorgersene? Non ci aveva neanche guardate entrare. Sentii come se la faccia mi stesse prendendo a fuoco, abbassai quindi lo sguardo imbarazzata.
-Sono sempre stata qui.- Risposi facendo finta di niente.
Lui si fece più rigido.- Solo una cosa, non dirmi bugie, io so quello che dico.- detto questo ritornò ad ignorarmi e io sbuffai. Non ero capace di fare neanche mezza buona impressione a Miles. Sicuramente pensava che ero soltanto una stupida, priva di ogni qualità.
-Non possiamo scegliere noi il nostro colore?- Chiese Rosemary seccata. Guardava Miles con disapprovazione, fredda più del solito, come se fosse delusa o arrabbiata a causa di qualcosa che avesse fatto lui nei suoi confronti.
-Volete anche una fetta di torta e dei brillantini?- Rispose Miles inclinando la testa di lato.
Io soffocai una risata coprendola con un colpo di tosse, Rosemary ci fece caso e mi guardò male, per poi arricciare il naso, girarsi dalla parte opposta e alzare il mento con fare altezzoso.
-Ogni colore è personale e rispecchia la propria personalità, i propri modi di fare, tu non puoi decidere il tuo colore perchè non puoi decidere la tua più profonda e invariabile personalità. Ma in ogni caso il test delle impronte non servirà soltanto a questo,  a cosa servirà ve lo spiegherò una volta dentro.- Disse spostandosi di lato permettendoci di osservare meglio la porta.
-Si procederà in ordine alfabetico. Sarei io il primo della lista ma mi hanno chiesto di fare da supervisionatore.- continuò.
-Grazie alla tua spiccata intelligenza e maturità?- chiese Rosemary con una punta di ironia che non faceva ridere a nessuno.
-Esattamente.- rispose lui con un sorrisino. Lei roteò gli occhi.
Il rapporto tra i due era ancora più freddo dei due giorni precedenti, mi chiesi il motivo, ma forse la risposta la sapevo già, sia Rosemary che Miles erano irritanti, ma Rosemary lo era in modo negativo a differenza di Miles che in un certo senso si preoccupava sempre di tutti.
-Bene, iniziamo, Sarah Ankle?- Sarah salutò Vince con un bacio sulle labbra e titubante si avvicinò alla porta.
-tranquilla, non ti mangia.- la stuzzicò Miles incoraggiandola ad aprire la porta per entrare. Lei sospirò ed entro, poi Miles le chiuse la porta alle spalle.
E fu così anche per tutte le persone dopo di lei, molti erano più sicuri, altri invece quasi tremanti e Miles continuava a fare battutine o commenti a ogni singola persona.
-Che colore pensi che ti daranno?- Mi chiese Eve dopo che Chris entrò nella porta.
-Non saprei, dovrei saperlo?- chiesi ficcandomi le mani in tasca per evitare di tremare.
-devi stare tranquilla.- disse lei notando il mio comportamento irrequieto. -ci sto provando.- risposi con un sospiro tremante. Ma neanche io sapevo cosa mi facesse veramente paura, quindi come potevo tranquillizzarmi?
-Lee?- chiamò Miles interrompendo la conversazione tra me ed Eve.
Io mi avvicinai lentamente, trascinando i piedi senza guardare Miles in faccia.
-fortunatamente non arrivi in ritardo anche in questo.- disse lui. Io feci una smorfia e guardai la porta.
-Bella vero? Legno massello, potresti per favore aprire la porta piuttosto che fissarla?- disse lui dandomi una spientarella. Io annuii nervosamente e aprii la porta che Miles subito dopo richiuse alle mie spalle.
Appena la richiuse essa si mimetizzò con il muro, ero praticamente bloccata li.
La stanza era completamente al buio, l'unica fonte di luce erano le migliaia lucine colorate dei comandi dei computer e i display luminosi costantemente accesi.
Il buio. Io odiavo il buio, lì mi sentivo costantemente osservata come se qualcuno fosse dietro di me pronto a farmi del male. Ma in quel posto stranamente mi sentivo al sicuro, come se niente potesse toccarmi.
- Salve!- Disse all'improvviso una voce metallica proveniente dal computer  facendomi sussultare. Subito comparve anche la scritta "SALVE" a caratteri cubitali sullo schermo che era diventato tutto d'un colpo enorme.
-salve?- risposi al saluto tremate, indecisa se fosse il caso o meno di rispondere a quel saluto.
-Era un saluto che non prevedeva alcuna risposta, in ogni caso lei è molto gentile!- rispose il computer, continuando a scrivere quelle parole sullo schermo come se fosse un karaoke.
Ricordava molto siri, l'assistente vocale che si trovava sempre negli Iphone. La voce era simile, se non anche la stessa.
- Inserisca i propri dati personali.- disse poi la voce. Sullo schermo apparve una enorme tastiera e dello spazio bianco. Io inserii il mio nome, cognome, data di nascita, provenienza ed età.
-Che nickname vuole scegliere?- mi chiese poi mentre rielaborava i dati.
-Nickname?- risposi pensierosa.
-perfetto! "Nickname?" è un bellissimo nome!- esclamò subito il computer. Io sussultai. - no no no, cancella!- esclamai preoccupata. Non avevo intenzione di mettere quel nickname.
-che nickname vuole scegliere?- ripeté  il computer.
-Echo!- esclamai scandendo bene le parole.
-Perfetto! " Echo" è un bellissimo nome!- disse ancora una volta il computer. Io sorrisi, sembrava quasi una barzelletta tutta quella vicenda.
-Adesso avvicinati e poggia i pollici sullo schermo per prendere le impronte, ci vorrà solo qualche minuto.-
Io mi avvicinai rischiando quasi di inciampare in alcuni fili e poggiai i pollici sullo schermo dove era segnata l'area di appoggio.
-Sospetti tutti eh?- mi chiese il computer improvvisamente. Io sussultai. Come faceva a sapere una cosa del genere? Stava seriamente leggendo la mia mente attraverso le mie impronte? Come?
-Fai bene a sospettarli, li conosco già, non mi piacciono.- continuò il computer. Io ero sempre più confusa.
- Che intendi?- chiesi quasi balbettando.
-So che non hai ucciso tu Caesar, non potresti mai uccidere qualcuno...eh no, mi dispiace!-  ridacchiò il computer.
Io aggrottai le sopracciglia.
-Perchè questa affermazione?- Chiesi.
-Che sbadata, dimenticavo! Non vi hanno ancora spiegato il gioco!- ridacchiò un'altra volta il computer, ancora più forte di prima.
Immediatamente la mia mente fu pervasa da mille immagini catastrofiche diverse. In che senso uccidere? In che senso gioco? In cosa consisteva veramente l'esperimento?
-Povera ragazzina! Hai un animo così dolce tu, e così fragile! Eppure ti hanno mandata qui, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro- La testa mi martellava e il cuore mi pulsava, sempre più forte. Fissai intensamente il computer in cerca di un indizio, di un qualcosa che mi avrebbe fatto capire meglio tutta la situazione, ma non trovai nulla.
-Il tuo colore è il Cyan!- esclamò illuminando tutta la stanza e lo schermo di un colore misto tra il verde acqua e il celeste.
-Adesso appoggia la tua mano qui- Mi disse il computer, indicando con una freccia uno spazietto. Io feci come mi disse e improvvisamente non vidi più nulla, solo il buio totale, dopo un bel po' di secondi mi ritrovai in una stanza, molto simile all'interno di una navicella spaziale, con tanto di posti a sedere e cinture.
Quel posto ricordava molto l'edificio scientifico, l'unica differenza era l'attrezzatura da navicella spaziale.
Mi guardai intorno e notai che già alcuni ragazzi erano presenti. Guardandoli bene mi resi conto che tutti indossavano una tuta di un diverso colore. Mi chiesi cosa avesse detto a loro il computer.
Anche io avevo una tuta spaziale, la mia però, era color Ciano, o "Cyan" come aveva detto prima il computer. Guardavo con insistenza le maniche e i pantaloni delle tuta, chiedendomi quando mi fossi cambiata, se fossi entrata in uno stato di incoscienza o meno.
Chris corse verso di me.- Guarda che figo!- continuò a correre per la stanza.
-Abbiamo una velocità predefinita nella tuta!- esclamò correndomi intorno. Io sforzai un sorriso, ma dentro di me stavo letteralmente morendo d'ansia. La sua tuta era una regolarissima tuta bianca, se fosse stata presa al di fuori dell'esperimento sarebbe stata ugualmente adatta.
- A me queste tute non piacciono, il grigio non mi illumina il viso.- disse una voce gracchiante proprio dietro di me. Mi girai e vidi Pearl in tutta la sua bruttezza salutarmi con la mano.
-il computer mi ha detto delle cose veramente brutte, gli avrei voluto buttare un secchio d'acqua di sopra  ma mi sono trattenuta.- fece una smorfia e incrociò le braccia come una bambina offesa.
-anche perché mi chiedo dove ne avresti potuto trovare uno lì dentro...- mormorò Chris.
- anche a te ha parlato!?- chiesi un po' più sollevata, almeno non ero l'unica pazza.
-È chiacchierona, parla con tutti.- disse Rosemary materializzandosi proprio alla mia destra, io sussultai.
Lei mi rivolse un sorrisino compiaciuto. - o almeno, così mi aveva spiegato Miles.- pronunciò quella frase come se si stesse vantando del fatto che Miles le raccontasse cose che nessun'altro sapeva sull'esperimento.
-Wow, quindi di questo parlate tu e Miles: computer chiacchieroni.- commentai con l'intenzione di smontare il suo orgoglio.
-come scusa?- chiese lei indignata.
-già vero, dimenticavo, questo ovviamente quando parlate.- continuai, sottolineando la parola " quando".  Detto questo andai via senza lasciarle il tempo di rispondere. Non so per quale ragione, ma risponderle in quel modo era come una valvola di sfogo per farmi sentire meglio in tutta quella situazione.
Dopo un paio di minuti eravamo già tutti pronti la dentro, non mancava più nessuno.
-È stato gentile il computer con voi?- chiese Miles cercando di camuffare un sorrisino.
-beh...- provai a dire, ma lui non mi lasciò finire.
-spero di no.- disse sorridente facendo spallucce.
Forse non avevo mai visto Miles sorridere, era strano, in quei due giorni aveva costantemente tenuto il broncio, mentre quel giorno era più positivo e raggiante del solito.
-  Vi starete sicuramente chiedendo in cosa consista il gioco.- si schiarì la voce Miles. Subito la stanza calò nel silenzio. Mi misi a sedere sopra un cubo in metallo e incrociai le braccia.
-Beh si, e aggiungerei anche " con molta ansia", quindi per favore non perderti in chiacchiere- lo incitai con un po' di nervosismo. Sentii improvvisamente avvampare la faccia dal caldo, le mani formicolare e il collo farmi male, era sempre così quando ero troppo nervosa.
-sto morendo d'ansia...- mormorai poi guardandomi le mani tremanti.
Chris mi diceva sempre che quando ero preoccupata la facevo ridere con i miei modi goffi e impacciati. Ma in realtà ero sempre così, anche nei momenti seri o di scherzo, la situazione non cambiava, ero sempre sbadata o impacciata, non mi prendeva quasi mai nessuno sul serio e questa cosa mi irritava non poco, ma non potevo farci molto, era il mio modo di fare.
-Si Echo, l'abbiamo capito tutti, anche sulla terra l'hanno capito che stai morendo d'ansia...- non lo feci finire di parlare che mi tuffai giù dal blocco di metallo.
-Che significa sulla terra!?- esclamai reprimendo con tutte le forze un attacco di panico.
Non potevamo essere seriamente in una navicella spaziale, non poteva essere vero, sarei potuta morire d'ansia lì sopra.
-Mi fai parlare?- mi chiese Miles con il suo solito tono calmo, spingendomi con una mano indietro, poiché ero a un palmo da lui senza neanche rendermene conto. Rosemary mi lanciò un'occhiataccia come per dire " lui è mio" che io ignorai, ero troppo impegnata a cercare un modo per continuare a respirare e non svenire ancora una volta.
-Ebbene si, siamo su una navicella nello spazio, non è una finzione.- disse Miles lanciandomi un'occhiata per assicurarsi che non fossi svenuta. Ma si mise quasi a ridere quando notò la mia espressione inorridita ed Eve che mi scuoteva per farmi riprendere.
-Oddio ma che figo, se l'avessi saputo prima non avrei perso un minuto di più per accettare l'incarico di partecipare!- esclamò Sid con un sorriso a trentasei denti.
Incrociai lo sguardo di Mars, proprio dall'altro lato della stanza, ma appena mi vide subito smise di guardare. Speravo con tutto il cuore che non credesse a ciò che le dicevano le altre persone, le avrei dovuto parlare. Non mi aveva più rivolto parola dopo quella notte.
-Miles, parlagli della parte più importante.- sorrise compiaciuta Rosemary. Notai Martah,  seccata, appoggiata in un angolo, che ogni volta che Rosemary parlava con lui sbuffava. Erano veramente ridicoli quei tre.
Miles fulminò Rosemary con lo sguardo e io alzai un sopracciglio.
- Ora arriviamo al dunque. Vi chiederete sicuramente in cosa consista il "gioco"- disse lui scrutandoci uno per uno.
-Dipende.- intervenni. Quelle parole mi uscirono spontaneamente dalla bocca ancora prima che potessi reprimerle. Tutti mi guardarono storto ed Eve mi tirò una gomitata.
- Undici di noi saranno dei normalissimi Crewmate. I Crewmate si occuperanno di svolgere le rispettive Task, ovvero i compiti che gli verranno assegnati all'interno della navicella. I compiti sono di vario genere e possono essere sia lavori di manutenzione che, ad esempio, inviare documenti o occuparsi di piccole missioni. I Crewmate, per vincere, dovranno finire tutte le loro Task. - disse lui.
-non sembra così difficile.- intervenne Josh facendosi scrocchiare le dita.
- Io me la cavo bene con l'elettronica e l'informatica.- intervenne Sid, entusiasta.
-Parlagli della parte difficile Miles...-
-hai rotto il cazzo.- Miles interruppe Rosemary sottovoce, poi con un colpo di tosse si schiarì nuovamente la voce e riprese la parola.
- Quattro di noi saranno degli impostori. Gli impostori per vincere, devono ammazzare il maggior numero di Crewmate per impedirgli di finire le proprie Task.-
-E come lasceremo la navicella una volta "ammazzati"?- chiesi pronunciando la parola "ammazzati" facendo il segno delle virgolette con le dita.
Lui fece un sorriso abbastanza macabro. -Beh, una volta morta non penso ti preoccuperai di quello.-
Io mi sentii mancare l'aria, era come se tutto il mondo, o in questo caso l'universo, mi fosse crollato addosso.
-cosa...intendi?- chiesi balbettando.
-Caspita Echo chi è stato questo coglione ad averti portata in un luogo del genere?- rispose Miles seccato.
-Già, proprio un coglione... Un coglione... Già...- risposi tra me.
-Sarà fondamentale però per gli impostori non farsi scoprire dagli altri crewmate, perchè una volta scoperti, verranno scaricati nello spazio, come un ammazzo di feci.- rise delle sua stessa battuta, poi ritornò serio. Io lo guardavo a bocca aperta. Ma come era potuta venire in mente a quei scienziati una cosa così brutale nei nostri confronti?
-Ogni Crewmate avrà la possibilità di fare due chiamate di emergenza per poter riunire tutti quanti nella caffetteria per discutere e cercare di capire l'identità dell'impostore. È importante per loro eliminare tutti gli impostori nel caso non si riuscissero a finire le Task- continuò, fermandosi ogni tanto per ridere delle nostre facce, ( soprattutto la mia) inorridite. - Quando qualcuno trova un corpo morto può segnalarlo e subito ci sarà una riunione di emergenza.- concluse.
- Tutto qui?- chiese Eve.
-Eve. Ci vuole coraggio a chiedere "tutto qui?"... Menomale che non ci sia altro, caspita!- esclamai, lei rise.
-Sarà divertente morire nello spazio, alternativo oserei dire.- continuò a ridere.
- Ora vorrei farvi una raccomandazione importante.- ci richiamò all'attenzione Miles.
-Se non siete sicuri dell'identità di una persona, astenetevi dal votare, potreste rischiare di buttare fuori degli innocenti e c'è di mezzo la vita di ognuno di voi. Fate attenzione e state allerta. Una volta morti lì, lo sarete davvero.- Concluse.
I miei genitori mi avevano praticamente mandata a morire. Mi chiesi se loro fossero a conoscenza dell'identità del "gioco". Se sapessero che stavo rischiando la mia vita. E per cosa? Neanche ricordo per cosa.
-Dimenticavo.- aggiunse Miles.
-I computer hanno salvato la vostra personalità. Una volta morti, i Crewmate, potranno continuare a svolgere le Task attraverso...mi piace chiamarlo "lo spirito" dentro i computer. Gireranno per le stanze come degli ologramma, ma non saranno più davvero loro. Questo vale anche per gli impostori, ma loro da fantasmi si limiteranno a sabotare. Si, potete anche sabotare ossigeno, elettricità, comandi e tanto altro.- Sorrise soddisfatto della sua spiegazione.
-siete pronti? Ci sono domande?- ci chiese poi.
-posso tirarmi indietro?- chiesi, alzando una mano. Eve scoppiò a ridere.
-No. Bene, iniziamo.- disse Miles.
-Seguitemi dentro questa porta. Una volta entrati avrete come una specie di visione, vi comparirà davanti un'immagine, più che altro una scritta e lì capirete se siete impostori o meno.-  Miles ci fece cenno di passare per quella porta. Avevo il cuore in gola, respiravo a fatica e sentivo un peso sul petto che mi schiacciava sempre di più.
Tutti passarono davanti a me e rimasi forse l'ultima della fila. Miles si avvicinò e io temetti un'altra ramanzina. Ma appena incrociai il suo sguardo, il suo viso si addolcì.
- Stai tranquilla.- mi disse. Io alzai un sopracciglio sospirando. Poi lui mi diede una spintarella per entrare. -Buona fortuna.- disse poi.
-Anche a te- risposi e con un sospiro passai la porta.
Mi sentii immediatamente rigida, come paralizzata e tutto nella mia visuale iniziò a diventare nero.
"Cazzo no, sto svenendo" pensai innervosendomi.
Subito spuntò proprio davanti ai miei occhi la scritta "CREWMATE" in azzuro, e dopo pochi secondi sparì, lasciandomi un grande mal di testa.
Neanche il tempo di riprendermi che sentii subito qualcuno dietro di me scuotermi le spalle.
-Seguimi.- mi disse poi Miles prendendomi per un braccio e trascinandomi dietro di lui.

🌵Spazio autrice:🌵
Spero vi piaccia l'evoluzione della storia, come promesso sto postando l'ottavo capitolo di giovedì e, il prossimo, verrà postato la prossima settimana.

Among us (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora