9. Ignoto

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Miles non aveva scelta, subito dopo aver letto ciò che il computer gli aveva assegnato, afferrò il braccio di Echo, ancora troppo scossa per reagire e le disse di seguirlo. Forse lei era la sua salvezza, come forse lui poteva essere quella di Echo.
Miles si sforzava sempre di pensare in modo ragionevole, non ammetteva gli sbagli, soprattutto i suoi e non poteva sbagliare in quella situazione, c'era di mezzo anche la sua vita.
Echo invece pensava sempre talmente tanto che alla fine si ritrovava più sperduta di prima. Prendeva tutto troppo sul serio e alla fine scemava, in una buffa uscita di scena, che la faceva apparire quasi sempre idiota, poco profonda e in un certo senso anche ingenua, priva di carattere.
Ma dentro di lei c'era un mondo totalmente diverso, era come se ci fosse una tigre, con tanta voglia di ruggire, ma anche con tanta paura di fare rumore.
Quasi saltò dalla paura quando Miles le prese il braccio e la trascinò con se.
Lui conosceva già la mappa, l'aveva studiata. Lei invece, non aveva idea di dove la stesse portando.
Ma non si oppose. Si lasciò guidare senza protestare, senza neanche aprire bocca, camminavano a passo veloce completamente in silenzio, gli unici rumori che si sentivano erano quelli dei passi e del respiro affannato di Miles. Si dovette fermare più volte per riprendere fiato e ogni tanto faceva dei respiri così profondi che pareva che russasse. Echo, non protestava quando lui le diceva di fermarsi mentre si appoggiava ai freddi muri in metallo, ipotizzò che si trattassero di problemi respiratori. In fondo, anche i più forti hanno le proprie debolezze.
-Possiamo andare più piano se vuoi.- propose Echo dolcemente, vedendolo in difficoltà. Lui si girò, guardandola attentamente negli occhi, con la bocca appena aperta per riprendere fiato e lo sguardo perso nel vuoto ma pronto a reagire in caso di pericolo.
-dobbiamo trovare gli altri.- rispose lui ritirandosi su e facendole cenno di seguirlo.
-Perchè vuoi cercare gli altri, non è un po' pericoloso?- chiese Echo mentre lo seguiva affannosamente.
-direi anzi il contrario, non possono ammazzarne più di uno ciascuno ogni 24 ore. Se io dovessi vederne uno ammazzare te, reporterei subito e viceversa- rispose lui. Lei si sentii subito più tranquilla nel non essere da sola. Il pensiero di avere qualcuno accanto, pur non fidandosi completamente, le dava un po' di pace.
- Quelli da soli muoiono prima, li trovano prima. Finché sarà necessario proseguire insieme, non allontanarti mai da me e sta attenta.- le raccomandò con voce dura. Echo annuii. Echo era forse l'unica persona di tutto il gioco a non perdere la calma quando Miles la riprendeva per qualcosa o si irritava. Forse per questo Miles aveva deciso di portarla con se.
-Spero che non sia morto già qualcuno...- Mormorò Echo abbassando la testa. Miles si fermò un attimo di scatto e la prese saldamente per le spalle guardandola negli occhi con rabbia.
- Certo che moriranno!- esclamò lui scuotendole le braccia. - Moriranno anche le tue amiche, i miei amici, non credere che non andrà così. Ma tu devi pensare a te stessa, devi salvare il culo a te prima di tutti gli altri. Non affezionarti a loro.- disse. Echo si staccò da quella presa, con un'espressione mista tra delusione e rabbia. Lo guardava come se volesse prenderlo a schiaffi, come se volesse chiedergli il perché di tutta quella sua apatia nei confronti di tutti quanti. Ma rimase zitta, guardandolo sempre con quello sguardo, che per un attimo fece dubitare anche Miles, che però si scosse subito e ricominciò a camminare come se niente fosse.
-Non mi interessa.- disse poi con voce decisa Echo, raggiungendo Miles e incrociando le braccia. - Non mi interessa cosa è giusto o cosa è sbagliato. Preferisco affezionarmi e stare male che non provare assolutamente niente.- continuò con fermezza, per una volta sicura di ciò che stava dicendo.
-Si tratta di scelte.- rispose lui tranquillamente facendo spallucce, ed Echo decise di non insistere ulteriormente. Non si poteva discutere con lui, voleva avere ragione a tutti i costi, e siccome questo valeva anche per lei, pensò che lasciare stare sarebbe stato meglio per lei.
Miles vide da lontano passare Marha, prese quindi il braccio di Echo e con uno strattone la trascinò dietro un muro.
-Ma cosa fai!- esclamò Echo protestando e finendogli addosso.
-Stai zitta.- le rispose lui a bassa voce, in modo secco. Poi uscì dalla tasca una mappa, gli diede una rapida occhiata e la piegò ordinatamente per rimetterla in tasca.
-Fammi vedere la tua.- disse poi tendendole una mano, lanciando una breve occhiata aldilà del muro. Martha era ancora lì, ferma di fronte ad una task, lui non doveva incontrarla, non doveva assolutamente.
-Perchè mai dovrei?- Chiese Echo un attimo indecisa.
Miles roteò gli occhi e insistette facendo un gesto con la mano.
-non pensi che se avessi potuto ti avrei già uccisa?- disse seccato.
Echo continuava a guardarlo indecisa.
-non avrei motivo di lasciarti viva se fossi un impostore, sarebbe stupido.- continuò poi con lo sguardo fisso negli occhi di Echo.
-Avanti, lo so che pensavi a questo.- rise. - io non parlo se non so di avere ragione.-
Lei sbuffò e tirò fuori dalla tasca la sua mappa, con dietro la lista delle sue task. Lui la guardò per qualche secondo, poi guardò Echo.
-Sai dove siamo in questo momento?- Chiese. Echo scosse la testa.
-vedi questo omino qui?- chiese lui indicando un omino che appariva fermo sulla carta. Lei annuì.
-Questo omino segue i tuoi spostamenti, è utile, per trovare più facilmente le task e le stanze, nel caso ti dovessi perdere.- disse poi.
-quindi noi in questo momento siamo in...shields?- Chiese Echo con una smorfia.
-Si, e tu hai una task in navigation.- Rispose Miles restituendole la mappa.
-uhm...- mormorò Echo guardando la mappa aggrottando le sopracciglia.
-È vicina, dobbiamo andare...di la?- disse lei poi indicando l'uscita dalla stanza.
-Lo so.- rispose Miles, poi sbirciò aldilà del muro e le fece cenno di poter passare. Martha era andata via. Si sentì immensamente sollevato di non averla incontrata, avrebbe dovuto affrontare una situazione seccante e inopportuna.
Corsero lungo un corridoio metallizzato, tutto era argenteo lì, dalle pareti al pavimento, anche il tetto, ed era molto molto alto.
Per un poco Echo riuscì a non pensare più a tutte le sue ansie e paranoie riguardo l'essere bloccata nello spazio con quattro killer che potevano ucciderla da un momento all'altro, ma si concentrò esclusivamente sul trovare le sue task. In fondo, se tutte le avessero finite sarebbe riuscita a vincere e tornare finalmente a casa.
A un certo punto, il lungo corridoio li obbligò a girare a destra. Echo notò una strana ventola d'aria sul pavimento.
- E quella?- la indicò a Miles. Lui inspirò violentemente per riprendere fiato, fermandosi un attimo per rispondere. - Quella serve agli impostori per spostarsi più facilmente da una parte all'altra della mappa senza farsi vedere- spiegò lui. Le faceva quasi tenerezza la sua situazione e il fatto che lui non volesse ammettere neanche a se stesso di essere in difficoltà nel correre così tanto. Erano lì già da un paio d'ore e si erano fermati solo cinque minuti.
-noi non possiamo usarle?- chiese Echo avvicinandosi con curiosità.
Lui le prese una mano per fermarla, guardandosi intorno con sospetto. -no, andiamo via di qui.- disse poi trascinandola dietro di lui.
Echo trovava strano il comportamento di Miles. Era sempre sospettoso, sempre attento a tutto, sempre così puntiglioso. Perchè si comportava in quel modo? Quale avvenimento della sua vita lo aveva portato a diventare come era in quel momento? Oppure semplicemente era sempre stato così? No.
Echo vedeva qualcosa dietro quelle sue occhiatacce, dietro quelli sguardi duri e le sopracciglia aggrottate. Vedeva qualcuno dietro una corazza. Qualcuno che non si potrebbe appstrofare come "fragile",piuttosto come colui che si rifiuta categoricamente di soffrire.
Ma Echo era dell'idea che, senza i momenti tristi, di pianto, di sconforto, non si potevano capire o godere appieno i momenti di gioia. Ma era inutile pensarci, Miles era così e basta e nessuno poteva farci nulla. Lui stava bene così, lo ripeteva sempre, anche a se stesso. Ricordava ogni giorno quello che aveva passato e ciò che non voleva essere più: un bambino.
Miles aveva 20 anni, ma ne aveva sempre dimostrati di più, forse era questa la sua caratteristica che lo differenziava dagli altri ragazzi.
Certo, aveva più o meno gli stessi interessi dei ragazzi della sua età; ad esempio le ragazze, lo studio, gli hobby... Ma in tutto era come se avesse qualcosa in più rispetto agli altri, anche se non saprei dire cosa. Lui era sempre un passo avanti a tutti.
Arrivarono in navigation dopo pochi minuti.
Echo si sentì quasi mancare l'aria quando vide dai vetri l'immensa distesa scura dell'universo.
Indietreggiò inciampando nella scarpa di Miles e girandosi bruscamente.
-Non posso stare qui.- disse lei quasi tremante, cercando di uscire dalla stanza. Lui la afferrò per la tuta e la fece girare. -fai la task.- le disse con fermezza. Sembrava più un ordine che altro.
- soffro di vertigini e devo rimettere a posto la rotta!- protestò lei preoccupata. Era abbastanza impaurita, ma la sua paura non era razionale.
-vuoi ucciderci tutti? Fai la maledetta task!- lui la spinse verso il timone e lei si aggrappò ai sedili, tremando.
- va bene... Va bene...- Echo inspirò e poi espirò con violenza, ristabilendo l'equilibrio del suo corpo, mettendosi dritta. Aveva sempre avuto paura del vuoto , e stare in mezzo allo spazio la faceva sentire come se fosse sospesa nel vuoto, come se potesse precipitare da un momento all'altro.
Fino a qualche ora prima, anche solo l'idea dello spazio in se le avrebbe fatto girare la testa, ma ormai era lì e non poteva più tornare indietro, se non portando a termine i compiti che le erano stati assegnati, quindi cercò di superare la sua paura con tutte le forze che aveva.
-io sono calma, io... posso farcela.- si avvicinò al timone tremando sempre più violentemente, facendo un passettino alla volta.
-Potresti sbrigarti?- insistette lui. Echo cercò di non fare caso a Miles e ai suoi rimproveri, in quel momento non doveva farsi condizionare o avrebbe potuto mandare a monte ogni cosa.
-Perchè ho avuto questa pessima idea di farti da babysitter?- sospirò lui massaggiandosi la fronte.
Lei quindi afferrò finalmente il timone e dopo una manciata di secondi riuscì a sistemarlo.
Miles sapeva come farla irritare, quasi quanto lei sapeva come controllarsi da uno scatto d'ira nei suoi confronti.
-No dico, se hai tutta questa voglia di morire posso anche andare altrove.- continuò a lamentarsi lui.
-Fine!- Esclamò Echo sospirando e allontanandosi dal vetro con un balzo.
-ora ho la nausea.- disse poi premendosi una mano sullo stomaco e deglutendo a fatica.
-Fattela passare.- le rispose lui estraendo ancora una volta la mappa dalla tasca di Echo.
La studiò a lungo, mentre lei lo fissava mordendosi le pellicine delle dita, con nervosismo.
-Dove si va ora? - Chiese poi continuando a torturare le sue dita.
Lui non rispose, continuava a guardare la mappa, per poi rigirarla, fare qualche calcolo e girarla ancora una volta.
Echo roteò gli occhi incrociando le braccia, mentre lui continuava a non degnarla neanche di uno sguardo.
-Ci conviene andare in caffetteria, hai dei dati da scaricare, e per quello ci vogliono 24 ore- disse poi lui riponendo nella tasca di Echo la mappa accuratamente piegata in precedenza.

Among us (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora