22. Ignoto

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Echo rimase in silenzio, limitandosi solo a guardare Miles furtivamente, cercando di non far sembrare il suo sguardo troppo invasivo nei suoi confronti.
Miles non le aveva raccontato quello che voleva sapere, ma aveva fatto qualcosa di meglio, le aveva raccontato ciò che le serviva sapere su di lui, affinché potesse capirlo più profondamente, senza giudicare solo ed unicamente le apparenze.
Anche se Echo non l'aveva comunque mai fatto; aveva sempre saputo che sotto tutta quella serietà e disciplina si nascondeva qualcosa di molto di più: l'amore del figlio verso una madre.
Le ipotesi erano du: o Miles amava sua madre più di ogni altra persona al mondo, oppure semplicemente essendo sua madre voleva che il padre la rispettasse come moglie.
Echo si poneva le stesse domande che si era posto Miles da bambino: come poteva una persona arrivare a quel punto? Farsi mangiare talmente tanto dall'odio da non lasciare spazio per nient'altro. Come poteva suo padre essere diventato in quel modo? Perchè aveva smesso di amare la moglie?
Mentre si poneva quelle domande continuava ad osservare di sfuggita Miles, anch'esso intento a guardarla, come se si aspettasse una reazione ben precisa da parte di Echo, che però probabilmente non arrivò, perchè lui non sorrise compiaciuto come avrebbe fatto in quelle circostanze, ma la guardò con un non so che di perplesso, come se qualcosa non gli quadrasse, come se Echo si stesse comportando in modo strano.
Echo notò quel suo comportamento e si sentì invece rassicurata dal fatto che non si fosse comportata come si sarebbe aspettato lui, anche se non sapeva bene come e perché, ma soprattutto non sapeva che dire o come reagire. Gli avrebbe dovuto dire che le dispiaceva? In fondo cosa si dovrebbe dire se non quelle due parole in queste circostanze?
"Mi dispiace, mi dispiace per te, per come hanno lasciato che diventassi, per come non ti hanno insegnato ad amare, per averti fatto credere che non esiste niente nella vita oltre all'odio e ai traguardi personali. Per il fatto che ti abbiano trasmesso che non vale la pena di provare emozioni e di cercare di tenere saldo qualcuno o qualcosa che non sia te stesso. "
Questo pensava Echo, mentre si soffermava con lo sguardo sui suoi occhi, sul suo naso, sulla sua bocca e poi sui suoi capelli. Le dispiaceva, ma lei non era nessuno per dire se quello fosse giusto i sbagliato. Quindi non disse assolutamente nulla, fece per aprire un attimo la bocca, come per parlare, ma la richiuse subito con una smorfia contrariata, come se stesse per dire qualcosa di estremamente idiota o fuoriluogo.
Fu quindi Miles a rompere ancora una volta il ghiaccio.
Non sapeva bene perché le avesse raccontato quelle cose, ma non se ne pentì, neanche quando vide la reazione di Echo, indecifrabile.
Probabilmente si aspettava che in quel modo lei avesse smesso di porre a lui stupide domande piuttosto invasive, ma si rese conto troppo tardi che probabilmente il racconto era servito solo a creargliene delle altre. Oppure semplicemente voleva che lei si fidasse di lui un po' di più, ma a cosa sarebbe servito ormai giunto a quel punto del gioco? Ormai non riusciva più a trovare una risposta logica al perché se la portasse ancora dietro, eppure non cercava neanche una risposta, continuava a giocare passivamente, lasciando scorrere le giornate e aspettando. Ma aspettando cosa?
Aveva perso di vista il vero obbiettivo e non riusciva più a trovarlo; per la prima volta nella sua vita si sentiva come se fosse disorientato, come se non sapesse come comportarsi in quelle circostanze.
In fondo la compagnìa di Echo era piacevole; faceva trascorrere le giornate più velocemente ed era meglio della solitudine, lo faceva ridere con le cose che diceva e con le sue espressioni del viso buffe di quando non capiva qualcosa, di quando era sorpresa o di quando era in imbarazzo.
Ma in quel momento non riusciva a capire la sua espressione, era forse sorpresa? In imbarazzo? Non sapeva che dire? Miles si stupì rendendosi conto di aspettare con impazienza una sua reazione.
-Non dici nulla?- le chiese con estrema tranquillità, guardandosi poi intorno dopo un fruscìo sospetto proveniente dai corridoi.
Echo si aspettava quella domanda da Miles, era da lui.
-Vuoi tanto bene a tua madre.- disse soltanto, mantenendo un'espressione del viso dolce, ma anche abbattuta. Echo si sentiva quasi in colpa di aver pensato male di Miles in passato senza sapere quei particolari.
La gente era abituata a giudicare e giudicare, senza neanche cercare di capire il perché del comportamento della gente che gli sta davanti.
-Volevo.- Rispose lui immediatamente con un sospiro, poi serrò la mascella e guardò Echo cercando contatto visivo.
-È morta.-aggiunse poi a denti stretti.
Echo alzò lo sguardo mortificata. Non pensava che avrebbe ricevuto una risposta del genere e si sentì in colpa per avergli reso vivido tale ricordo.
Miles non ce l'aveva con lei, in fondo lei non ne sapeva nulla, non poteva neanche prevederlo. Eppure sentì un senso di rancore pulsargli nel petto, facendogli battere forte il cuore.
-Mi dispiace.- disse lei, pensandolo veramente.
Lui le lanciò un'occhiata furtiva irrigidendosi, ma poi si addolcì un po' scrollando le spalle e mettendosi in piedi.
-Non è importante. Dispiacersi è inutile, come essere tristi.- disse freddamente e con risolutezza.
Echo non era d'accordo con il suo ragionamento, si morse l'interno della guancia, frugando nelle sue tasche in cerca della sua mappa.
Miles, accortosi del suo atteggiamento distaccato, dopo un breve momento di silenzio in cui Echo cercava di tenere le mani occupate e l'attenzione da un'altra parte, lui le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
Echo alzò lo sguardo un po' stupita, schiudendo la bocca e sbattendo le palpebre.
Inizialmente pensava di aver capito male, di aver frainteso il gesto, ma dopo qualche secondo, osservando Miles che continuava a tendere la mano verso di lei, si rese conto di non aver capito male.
Si stupì talmente tanto di quel gesto che inizialmente rimase per qualche secondo rigida, fissando la sua mano aperta che la incitava a prenderla.
Alzò lo sguardo verso il viso di Miles e nel suo volto vide una nuova espressione: un'espressione che non aveva mai visto fino a quel momento su di lui.
Era come se non stesse facendo quella cosa per forza o per circostanza, era come se fosse una cosa spontanea, normale.
I suoi tratti del viso erano rilassati, non aveva quella sua solita espressione dura o seria, sembrava quasi sereno.
Afferrò la mano di Miles un po' titubante e lui fece forza per tirarla su.
Echo si spolverò la tuta dalla sporcizia del pavimento e riprese il suo zaino con un movimento goffo e impacciato. Era in imbarazzo?
Si era creato uno strano imbarazzo tra di loro dopo quel discorso, dopo quel gesto. O almeno da parte di Echo, Miles sembrava imperturbabile come sempre.
-Comunque non ho mai pensato che fossi una persona cattiva o ostile.- disse Echo all'improvviso, con una certa sicurezza, che nella voce veniva un po' spezzata dall'imbarazzo, ma non dalla postura, era dritta sui suoi piedi e guardava Miles a testa alta, stringendo saldamente lo zaino in spalla con entrambe le mani, come se avesse paura che glielo portassero via.
Miles si sentì per un momento sorpreso, anche se non lo lasciò trasparire. Quella ragazza era piena di sorprese per lui.
-È da ingenui, lo sai?- le disse soltanto, mantenendo il contatto visivo, quasi imponendolo pur non facendo nulla.
Aveva una strana aura su di lei; davanti a lui Echo si sentiva come se non riuscisse a dire bugie e come se si sentisse in dovere di avere sempre tutto sotto controllo. Non voleva farsi sfuggire nulla, perchè non voleva fare la figura della stupida con lui, voleva dei confronti alla pari.
-Non ho detto mica che ti affiderei la mia vita.- Echo rise, forse più dall'imbarazzo che da altro, Miles la guardò con una smorfia molto simile a una specie di sorriso.
-Eppure è proprio quello che hai fatto.- disse poi.
Echo smise di ridere. Non aveva mai visto tutta la situazione sotto quel punto di vista. Effettivamente Miles aveva ragione, quella era una situazione di vita o di morte e lei si era fidata di Miles alla cieca, non sapendo se l'avesse potuta ammazzare o meno, quindi era, in un certo senso, come se gli avesse momentaneamente affidato la sua vita.
Miles certe volte non capiva se Echo facesse finta di essere ingenua o se lo fosse davvero, il che lo lasciava abbastanza perplesso. Lui, al suo posto, non si sarebbe fidato di nessuno, neanche di Rosemary. Sarebbe rimasto per conto suo fino alla fine e avrebbe sicuramente vinto.
-Io...non avevo altra scelta.- Disse lei, abbassando nuovamente lo sguardo.
Non se la sarebbe mai cavata da sola più di una giornata, l'avrebbero scovata e ammazzata.
-Perchè non poni fiducia in te stessa e nelle tua capacità?- Chiese lui senza capire il perché di quel modo di fare di Echo.
Perchè non era sicura di se? Perchè aveva paura di puntare su se stessa e di prendere in mano la sua vita e le sue azioni e decisioni? Miles lo trovava insensato.
Echo fece spallucce, abbozzando poi un sorriso malinconico.
-Non mi piace stare da sola in queste situazioni.- disse poi, senza rispondere alla domanda di Miles, come per sviare il discorso.
Non riusciva ad immaginare di stare lì, in quella navicella da sola, per i fatti suoi, sopravvivendo con le sue stesse forze. Ma non tanto perché fosse debole fisicamente, lei non lo era, ma lo era mentalmente. Senza Miles sarebbe già morta durante l'emergenza dell'ossigeno e chissà cosa sarebbe successo se lui non l'avesse aiutata durante la sua ultima crisi di panico.
-Sta tutto nella tua testa Echo, è una stupidaggine.- la rimproverò lui con saccenza. Lei gli rivolse inizialmente un'occhiataccia. Stupidaggine? Tutte quelle sedute di psicoterapia erano una stupidaggine? I farmaci che le facevano prendere per farla stare meglio erano una stupidaggine? Le sue crisi? La depressione? L'ansia? La rabbia?
-Magari fosse una stupidaggine.- disse Echo a Miles scuotendo la testa con una risata.
Lui la guardò senza capire, con fare indagatorio, inclinando leggermente la testa di lato.
Alzò un sopracciglio e si accarezzò pensieroso il labbro guardando un punto fisso nel vuoto, senza dire niente ad Echo.
Echo non disse nulla, si limitò ad osservarlo.
C'era un non so che di misterioso in Echo, un qualcosa che Miles non riusciva ancora ad afferrare, qualcosa che lei ometteva di proposito, con l'intenzione di non farsi scoprire, come se quella ragazza e la vera Echo fossero due persone distinte e completamente opposte.
-C'è qualcosa che non mi stai dicendo.- disse poi con estrema tranquillità, continuando a guardare il vuoto pensieroso.
-Qualcosa di importante e che forse dovrei sapere.- continuò lui, spostando poi la sua attenzione sulla figura di Echo, che lo guardava un po' preoccupata, sforzandosi di non farglielo capire, anche se Miles ormai sapeva quanto fosse pessima in questo.
-È proprio la stessa cosa che penso tu stia facendo con me.- Echo alzò un sopracciglio, quasi come se fosse divertita, ma probabilmente faceva finta per non lasciar trasparire la sua insicurezza. Non aveva intenzione di parlare a Miles del suo problema, era una cosa che non sapeva nessuno.
-Mi stai omettendo quello che voglio sapere, facendo finta di non avere nient'altro da dire.- continuò.
-staresti insinuando di non credermi?- le chiese lui irrigidendosi di nuovo, chiedendoglielo con durezza, come se quella sua frase l'avesse offeso o infastidito.
-Non ho detto questo, ho detto solo che non mi stai dicendo tutto ciò che c'è da sapere.- si giustificò Echo, colta di sorpresa da quella durezza improvvisa.
-La fiducia viene meritata, ma in ogni caso non sei nessuno per pretendere che io ti racconti della mia vita privata. In fondo è la stessa cosa che pensi anche tu no?- disse lui con un tono un po' più minaccioso rispetto a prima.
Echo serrò lo sguardo, come se si fosse offesa, ma poi sbattè le palpebre cercando di scacciare via il nervosismo.
-Sono due cose diverse, credimi.- disse poi rabbuiandosi.
-Non penso proprio.- disse lui subito, quasi senza lasciarle il tempo di finire la frase, senza ascoltarla.
Echo si accigliò: odiava non essere ascoltata, odiava quando la gente la interrompeva o pensava di sapere ciò che la riguardava meglio di lei.
-Non sai neanche di cosa sto parlando.- Echo strinse i pugni, conficcando le unghie nei palmi delle mani per il nervosismo.
-Bene. Di conseguenza non mi interessa, come non dovrebbe interessare a te.- Miles fece una smorfia ed Echo alzò gli occhi al cielo. Ma di cosa si lamentava? Era così che era fatto lui.
-Non mi pare che non ti interessi.-
-Basta, è un discorso privo di senso. Ho i miei buoni motivi per non dirti nulla tanto quanto tu hai i tuoi.- la zittì con serietà e anche con un non so che di prepotente.
Echo si sentiva ribollire di nervosismo, ma decise di non fargli prendere il sopravvento su di lei.
-Senti, non voglio che ci sia ostilità tra me e te, mi pare inutile. Non trovi?- Gli chiese Echo addolcendosi. Miles la guardò con aria di superiorità.
-Tutto dipende da te, io sono tranquillo. - disse con noncuranza alzando le spalle.
Echo regolò il respiro per non rispondergli male, ripetendosi che le sue parole fossero solo un tranello per farla cedere alla rabbia.
-Comunque se la smettessi di sottovalutarti sarebbe molto meglio per te stessa.- disse dal nulla Miles.
Echo alzò ancora una volta gli occhi al cielo.
- E non fare quella faccia, ti sto facendo un favore, dovresti esserne grata. Io odio perdere tempo.- aggiunse poi con ostilità quando notò l'occhiata contrariata e corrucciata che gli aveva rivolto Echo.
Miles aveva il potere di farla pentire di tutte le scelte che aveva preso fino a quel momento, come aveva la capacità di farsi svalutare e rivalutare in un batter d'occhio.
Ma forse tra tutti, era l'unica persona reale, che non si sarebbe lasciato offuscare dalla gravità della situazione o dalla circostanza, avrebbe sempre continuato a ragionare con la sua testa nel bene e nel male.
-Comunque se ti può interessare, so già tutto di quello che c'è da sapere su di te. E non sarei tanto tranquilla se fossi in te.- le disse, alzando un sopracciglio e spiando la sua reazione.
Echo lo guardò perplessa. Cosa voleva dire? In che senso sapeva già tutto? Le stava sicuramente mentendo per intimorirla, pensava che fosse una stupida? Beh lei non lo era.
-Non sono tranquilla, non è da me esserlo.- disse Echo facendo spallucce.
A quel punto un rumore di passi veloci proveniente dal corridoio fece sussultare Echo e irrigidire Miles, che si mise, senza rendersene conto, di fronte ad Echo come per fare da protezione.
Echo non ebbe il tempo di farci caso, perchè subito Miles le parlò.
-Stai in silenzio, fai finta di nulla, potrebbe essere chiunque.- le disse con estrema sicurezza e autorità.
Echo si limitò ad annuire, pur sapendo che Miles non l'avrebbe potuta vedere e si preparò al peggio.
-E sta attenta- aggiunse poi lui un po' titubante.
Erano rimasti in pochi, maledettamente pochi ed Echo non poteva più fidarsi di nessuno se non di se stessa e Miles. O almeno sperava di potersi fidare di lui, anche se le sembrava che lui facesse di tutto pur di farle cambiare idea sul suo conto.
-Saranno di qua!- disse con un sussurro una voce femminile proveniente dal corridoio.
Ansimante, una voce maschile si fermò per poter rispondere. - allora se proprio devi fare questa stupidaggine falla bene e sta zitta, oppure ci sentiranno. - disse poi con il fiatone.
Echo a quel punto capì: erano Eve e Sid. Ma cosa chi faceva lì e soprattutto chi stavano cercando e perché con tutta quella fretta e furia? Era sicuramente successo qualcosa.
O forse... O forse erano proprio loro due degli altri tre impostori.
Finalmente Eve fece capolino dall'entrata della stanza, appoggiandosi poi con una mano alla parete ansimando, ma appena vide Echo si rimise dritta in piedi e le corse incontro.
Miles la bloccò subito tenendola con forza per un braccio e spingendola all'indietro.
Eve però non si arrese e cercò il contatto visivo di Echo che nel frattempo li guardava esterrefatta, senza capire il perché di quella improvvisa situazione.
-Echo, devi ascoltarmi, vieni con noi!- esclamò Eve. Con gli occhi pieni di preoccupazione e il respiro veloce a causa della stanchezza per la corsa precedente.
-Non fidarti di lei, ricorda, devi fidarti solo di te stessa e di nessun altro, sta cercando di manipolarti.- Disse tranquillamente Miles, senza togliersi di una virgola da davanti Echo.
-No Echo, non ascoltarlo!- Esclamò Eve. -Qui con lui sei in pericolo, lui è una minaccia!-

Spazio autrice🌻: Scusate per il ritardo, ma ultimamente ho avuto molto da studiare e poco tempo per scrivere

Among us (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora