6. Echo

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Controllai l'orologio circa verso le due e mezza del mattino.
Avevo dormito poco e niente in quelle poche ore, anzi, potrei dire di non essermi quasi completamente addormentata. Mi limitavo a fissare il tetto, scambiando ogni tanto qualche parola con Eve, anche lei piuttosto sveglia.
Sentivo una sensazione opprimente scavare nel mio stomaco, arrivando fino al petto e poi alla testa, martellandola. Tremavo quasi, quando pensavo che dopo poche ore avremmo iniziato l'esperimento di cui nessuno ci aveva mai dato la minima indicazione o descrizione. E la possibilità di immaginare qualsiasi scenario, dava sfogo alle mie peggiori abilità: farmi troppe paranoie.
Penso che anche Eve avesse più o meno i miei stessi pensieri. Si girava nel letto e aggiustava il cuscino ogni secondo, poi sospirava e metteva o una mano o un piede fuori dal letto, stava ferma qualche minuto e poi tutto ricominciava da capo, come un ciclo.
Io ormai mi ero arresa al fatto che non avrei trovato una posizione comoda, il mio modo di affrontare la realtà era  guardare un punto fisso e pensare. Ma pensare era sempre più distruttivo.
Pensavo a tutto, alle minacce di Caesar, ai sospetti che mi dava Martha, alle ragazze che mi guardavano male ogni volta che mettevo piede nella mensa o mi avvicinavo al loro gruppo.
Decisi di alzarmi dal letto, non riuscivo più a stare ferma con tutti quei pensieri che mi ronzavano in testa.
Accesi la lucina accanto al mio letto e mi guardai intorno. Dormivano tutti...tutti tranne Miles.
Il letto di Miles era ancora una volta vuoto, con le coperte perfettamente piegate e il cuscino intatto.
Era come se Miles fosse un'apparizione in quei giorni, mi svegliavo e non c'era, lo vedevo qualche minuto in mensa e poi spariva un'altra volta.
Decisi di svegliare Eve per chiederle dove fosse Miles secondo lei. Mi sedetti accanto al suo letto e la punzecchiai sul braccio, finché lei con un lamento misto ad uno sbadiglio si svegliò.
-è già l'alba?- mi chiese stroppicciandosi gli occhi con le mani.
-in verità sono le due e mezza- risposi guardando l'orologio. Eve spalancò la bocca guardandomi torva, poi alzò un sopracciglio e si portò una mano alla testa.
-ma allora perché mi hai svegliata?- protestò stiracchiandosi.
Guardai un'altra volta il letto vuoto di Miles e decisi di parlargliene.
-Guardati intorno, non noti nulla di sospetto?- le chiesi facendo un gesto con la mano.
Lei si guardò intorno, ma non sembrò notare nulla. - tutti stanno dormendo alle 2:30 del mattino? È molto sospetto devo dire- disse in modo ironico fissandomi. Non aveva capito.
-non noti qualcosa che manca?- insistetti. Lei sospirò e si guardò nuovamente intorno.
-Miles?- chiese con un sorrisino.
-esattamente!- esclamai, felice che lei avesse compreso.
Lei scoppiò a ridere e io la guardai senza capire, a bocca aperta.
Non capivo il perché della sua risata. Perchè la faceva tanto ridere il fatto che le avessi fatto notare di Miles? Cosa c'era di divertente?
-E tu non dormi la notte per controllare Miles?- continuava a ridere.
Lei in fondo lo conosceva meglio di me, tutti gli altri ragazzi erano venuti circa tre, quattro giorni prima del mio arrivo, quindi si conoscevano un po' di più.
-Non ho detto questo! Penso solo che sia strano che la notte non ci sia mai e il giorno sparisca all'improvviso...- mi giustificai, chiedendomi dove volesse arrivare con quell'affermazione.
-in ogni caso.- si schiarì la voce.
-sarà sicuramente con qualche ragazza o con la sua, credo, fidanzata- si fece improvvisamente pensierosa.
-non ricordo se fosse lei... o l'altra... o forse sta con entrambe...- pensava a voce alta Eve. Io alzai un sopracciglio. A quanto ne sapevo io non era entrato in nessun'altra camera la notte precedente. Le ragazze lo cercavano e Martha pensava fosse con me.
-non penso proprio-  dissi fermamente. Lei mi guardò con aria indagatoria.- perchè questa espressione?- chiese poi.
Improvvisamente nel silenzio totale scoppiò l'allarme dell'edificio e una voce dall'alto parlante ci ordinò di andare tutti nella sala grande, (quella delle ascensori).
Sentii il cuore in gola, battere a mille. Lanciai un'occhiata ad Eve che era spaventata quanto me, mi precipitai allo zaino ed infilai la prima felpa che trovai.
Nel frattempo si svegliarono confusi Chris e Vince catapultandosi giù dal letto.
-cosa sta succedendo!?- urlò Vince tentando di sovrastare il rumore dell'allarme.
-non lo sappiamo!- risposi io, facendo fatica ad usare un tono di voce alto.
Uscimmo dalla stanza correndo, ritrovandoci nel corridoio affollato da tutti gli altri ragazzi che correvano verso la sala delle ascensori.
"Bel modo di iniziare la giornata" pensai, cercando di non farmi prendere dall'ansia, mentre seguivo la folla tenendo Eve per un braccio, con la paura di perderla di vista.
Arrivammo nella sala per ultimi, era già piena, ed eravamo tutti intorno a Miles che era chinato per terra, sopra qualcosa.
Nella sala regnava un silenzio assoluto, non capii cosa stesse succedendo finché sentii Mars urlare e poi piangere.
Mi feci strada tra la folla, ritrovandomi poi di fronte ad uno scenario raccapricciante.
Caesar era steso a terra, morto, in una pozza di sangue scarlatto.
Non ne avevo mai visto così tanto in vita mia, come non avevo mai visto un morto, se non in televisione, ma quelli erano finti, Caesar invece era veramente morto.
Deglutii a fatica cercando di cacciare le brutte sensazioni che piano piano invadevano la mia mente e il senso di vomito.
Accanto al corpo di Caesar c'era Miles, che lo guardava impassibile, anche se riuscivo a notare un po' di pena per lui nei suoi occhi. In fondo, anche Miles era un essere umano, doveva pur provare dei sentimenti e delle emozioni.
Ma la cosa più raccapricciante di tutte era Mars, china sul suo corpo, che lo abbracciava, noncurante del fatto che si stesse sporcando la vestaglia bianca di sangue.
Piangeva e gridava, non riusciva a staccarsi da quel corpo, ci volle poi l'intervento di Miles e Chris, (che successivamente la portò in camera per darle una pulita ) per farla staccare dal corpo. Mars era ancora innamorata di Caesar, nonostante lui l'avesse trattata come una nullità, come un essere inferiore. Ma quando perdi qualcuno di caro ti passano dalla mente tutti questi brutti pensieri e inizi a chiederti solo "perchè?".
Appena Mars lasciò la stanza, Miles si alzò schiarendosi la voce.
Non sembrava per niente turbato dall'accaduto, fissava un punto nel vuoto, con le braccia incrociate e lo sguardo impenetrabile.
- Oggi, abbiamo perso uno di noi.- disse guardandoci uno ad uno.
-I ricercatori mi hanno comunicato che appena scopriranno chi è stato ad ammazzarlo, prenderanno dei seri provvedimenti disciplinari nei suoi confronti.- disse poi rivolgendo un'occhiataccia a me, e non fu neanche l'unico a guardarmi storto.
Pensavano seriamente che fossi stata io? Come potevano pensare questo di me? Come avrei potuto ammazzare Caesar se neanche ero riuscita a difendermi da un pugno sul naso?
Ero mortificata, non volevo dare quell'impressione, soprattutto a Mars, ma sapevo che Eve e Chris sarebbero state dalla mia parte in qualsiasi situazione.
-ora, sapete bene che in 14 l'esperimento non si sarebbe potuto fare.- continuò lui.
Tutti ci guardammo intorno, come per volerci contare. In effetti senza Caesar eravamo solo 14, e l'esperimento aveva bisogno di almeno 15 ragazzi.
-E cosa faremo adesso?- chiese Sid, poco lontano da me.
-Fortunatamente, le richieste di partecipazione erano sedici, tra le quali una era stata scartata.- disse Miles alzando un sopracciglio.
Mi chiesi perché quella richiesta fosse stata scartata, il limite di partecipanti era 20 e solitamente scartavano solo quando qualcuno non era idoneo ai requisiti.
-Pearl?- chiese Rosemary e Miles annuì sospirando.
Non doveva piacergli moltissimo quella Pearl per avere una reazione del genere.
-Pearl, puoi entrare.- la chiamò svogliatamente Miles.
Calò nuovamente il silenzio, che venne interroto da una voce femminile.
- ciao a tutti ragazzi!- esclamò con una voce stridula la nuova arrivata.
-sbaglio o ha la stessa voce di miss marks?- chiesi a bassa voce ad Eve.
- oh signore, siamo consumati- commentò lei in risposta al mio orecchio, senza farsi sentire.
Pearl era una ragazza bassa, goffa, senza curve, con un naso molto prorompente, gli occhi piccoli e i capelli crespi, ma si atteggiava come se fosse bellissima.
-Ciao Miles, felice di vedermi?- chiese con uno sguardo soddisfatto smuovendosi una ciocca di capelli.
-sono felicissimo.-rispose lui perfettamente ironico, roteando gli occhi.
-ciao ragazze!- esclamò poi rivolgendosi al gruppo delle frangette.
Rosemary finse un sorriso e la abbracciò, sbuffandole poi alle spalle.
-bell'amica.- sussurrai.
- non mi presenti?- Chiese poi Pearl a Miles mettendo la bocca a culo di gallina.
Miles sospirò e la fece mettere accanto a lui per poterla presentare. Confrontandola con Miles si poteva benissimo notare adesso tutta la sua bassezza, tra l'altro era completamente sgraziata.
Lui iniziò a parlare in modo completamente svogliato.
-Lei è Pearl Ghar, ed è la sostituta di Caesar...- Lei interruppe subito Miles.
-Sono stata Miss america nell'agosto  2020, ho partecipato a vari concorsi ed eventi.- disse con fierezza. La sua voce sembrava quella di una psicopatica.
-Miss America? Hai forse ucciso tutte le altre concorrenti?- chiesi alzando un sopracciglio. Non avevo intenzione di offenderla, ma non mi piacciono le persone che si vantano senza degli effettivi meriti o qualità. Miles soffocò una risata con un colpo di tosse.
-Lo è stata veramente... prima di svegliarsi.- mi diede corda Eve.
-Siete proprio divertentissime.- intervenne Rosemary con il suo solito tono pungente.
-cerchi sempre guai Echo?- si rivolse a me Steve Morris. Steve Morris era il migliore amico di Caesar, un ragazzone robusto e alto, era il più grande di tutti lì, aveva circa una trentina d'anni.
-smettiamola per favore.- ci rimproverò Miles.
-già, adesso ti metti contro le bambine Steve?- Rosemary mi guardò con aria soddisfatta. Io non reagii completamente, ignorandola.
- Quando ti decidi a chiudere quella boccaccia?- la rimproverò Miles.
Rosemary si fece subito seria, girandosi dall'altro lato. -grazie.- disse poi Miles freddamente.
-ora tornate tutti a dormire, lo spettacolo è finito.- concluse facendoci segno di andarcene.
- Ed Echo?- chiese Steve con rabbia. -la lasciate andare così?-
Io feci per protestare ma Miles mi lanciò un'occhiata come per chiedermi di non rispondere.
-Effettivamente chi se non lei avrebbe avuto un motivo per ammazzarlo?- ipotizzò Rosemary.
-Adesso fai finta di saper ragionare? Complimenti, solo che stai sbagliando, io sono stata nella mia stanza a parlare con Eve.- Risposi  difendendomi. Ero sicuramente diventata tutta rossa.
Ero nervosissima, quasi tremavo, cercai di non farlo notare agli altri mettendo le mani in tasca.
-torniamo a dormire ragazzi, domani bisogna svegliarsi presto... Cioè ormai oggi...- disse Sid con una smorfia che sembrava quasi un sorriso.
Tutti annuirono e cominciarono ad uscire,io lo ringraziai silenziosamente con un sorriso.
-Prima o poi la verità verrà a galla.- disse Martha. -Miles, vieni?- chiese poi facendo gli occhioni dolci, ma lui non la degnò di uno sguardo.
-qualcuno dovrà pur pulire.- rispose lui freddamente. Un altro punto a favore della tesi che Miles e Martha non stessero insieme come sicuramente pensava Eve.
Appena tutti uscirono dalla stanza feci un segno ad Eve di incominciare ad andare, poi mi avvicinai a Miles.
-ti...aiuto a pulire?- chiesi timidamente aspettandomi una risposta brusca.
Lui alzò lo sguardo, inizialmente duro, poi però si addolcì.
- si grazie.- rispose adagiando il suo zaino a un lato della parete.
-Gli altri sono degli scansafatiche stolti.- si lamentò Miles ritornando verso me e il corpo.
Io cercavo il più possibile di non guardare Caesar e quando Miles mi guardò storto mi pentii di essermi offerta per aiutarlo a ripulire.
-Mi chiedi se puoi aiutarmi e hai paura dei morti?- chiese perplesso.
Io mi sentii stupida, mi faceva spesso quell'effetto, soprattutto quando si rivolgeva agli altri in modo più ostile. Era un ragazzo molto intelligente e con  la sua intelligenza sapeva come metterti in soggezione o farti sentire totalmente inutile.
-Penso sia il momento giusto per superarla.- deglutii, poi mi sforzai a sorridere. - da dove cominciamo?-
-Dobbiamo spostare il corpo prima di pulire.- disse lui.
Dovevo chiedergli dove fosse andato in quelle due notti, ma come avrei potuto? Mi avrebbe sicuramente zittita immediatamente.
-dobbiamo metterlo in quel sacco nero lì- indicò un sacco nero dall'altro lato della stanza. Io annuii.
-bene, prendi la testa e io prendo i piedi, così possiamo alzarlo più facilmente.- sentenziò alzandogli i piedi.
Mi avvicinai alla testa e sobbalzai vedendo i suoi occhi spalancati fissarmi.
-allora?- chiese Miles impaziente.
Io indietreggiai.- facciamo che io prendo le gambe e tu la testa?- proposi con un sorriso molto sforzato.
Lui sospirò:- va bene, però non farmi perdere altro tempo.- ci scambiammo di posto e io presi i suoi piedi.
Aveva le gambe abbastanza fredde, non doveva essere morto da poco.
Feci un enorme respiro profondo e alzai il corpo insieme a Miles, era più pesante di quanto avrei immaginato.
Lo adaggiammo  sopra il telo nero e successivamente Miles lo chiuse con un cerniera, io tirai subito un sospiro di sollievo che si trasformò in un brivido quando girandomi mi ricordai del sangue che c'era da pulire.
-allora.- mi schiarii la voce per distrarmi. - ti ho visto poco in camera in questi giorni.- Lui fece spallucce.
-sono stato con Martha.- rispose con noncuranza.
E questo poteva anche essere vero, ma non mi diedi per vinta, sapevo di avere anche solo un minimo di ragione nel sospettare di lui.
- Martha oggi mi ha chiesto se tu fossi stato con me ieri.- alzai un sopracciglio, lui mi porse uno straccio e un secchio d'acqua.
-c'è molto sangue, non trovi?- osservai.
Lui fece una smorfia annoiata:- non mi fa impressione.- intinse lo straccio nel secchio e lo passò per terra schizzando il sangue sulle mie gambe.
-in ogni caso, ieri notte ho ricevuto una chiamata importante dai miei genitori, sono dovuto salire alla base.- si giustificò molto tranquillamente.
-Niente di grave spero.- dissi io per cortesia. Lui si girò guardandomi male e straccandomi dalle mani il mio straccio. -Sbaglio, o non dovrebbe interessarti?-
Io mi zittii, ancora una volta sopraffatta dal suo modo di fare autoritario. Presi l'acqua del secchio e la scaricai nel piccolo gabinetto da cui aveva preso gli stracci Miles, non guardando il contenuto del secchio che colava giù per lo scarico.
-Dovresti cercare di essere più furba comunque.- mi disse lui continuando a pulire.
-che intendi?- chiesi fermandomi un attimo e appoggiandomi allo straccio.
-non solo non commetti omicidi, ma ti accusano anche- smise di pulire anche lui e si girò verso di me.
-Non mi conoscono e non sanno chi incolpare.- alzai le spalle, lui mi guardava fisso negli occhi, io distaccai subito lo sguardo, sbattendo le palpebre dall'imbarazzo. Odiavo i confronti diretti.
-Non è così che funziona.- disse lui come se avessi detto la cosa più stupida del mondo. - Se io ho ragione ho ragione e basta, a prescindere da tutto. Non ti interessa avere ragione?- chiese sempre più perplesso.
-Loro vedono solo quello che vogliono, sono intrattabili. E quelle ragazze? Sono delle vipere.- parlai più del dovuto, mi pentii subito di aver parlato male dei suoi amici.
-Tutti vedono quello che vogliono, anche tu, anche io.- mi corresse.
Come faceva a non lasciare trasparire la minima emozione? Non capivo quando era serio, quando scherzava, quando intendeva una cosa invece che un'altra. Però lo ammiravo per questo, avrei voluto avere le sue stesse abilità nel nascondere agli altri quello che pensava veramente.
Così nessuno poteva ferirlo, nessuno poteva dire nulla, neanche giudicare, perchè nessuno sapeva nulla.
-Comunque grazie per avermi aiutata sta mattina.- dissi cambiando discorso.
-Non ho fatto niente di che.- fece spallucce.
Finimmo finalmente di pulire il sangue dal pavimento, ed era passata anche una buona mezz'ora.
Lui era puntiglioso sul fatto di non dover lasciare neanche la minima macchia e fare le cose per bene, quindi avevamo ripassato acqua e sapone ben tre volte prima che lui fosse finalmente soddisfatto.
-posso chiederti una cosa?- provai a dire con un po' di timidezza.
-se proprio devi.- rispose lui.
-Ma quella Pearl, perchè era stata rifiutata?- chiesi sperando che non prendesse male quella domanda.
-Per quanto io possa odiarla, non sono assolutamente affari tuoi, però se posso darti un consiglio, stalle lontana più che puoi- rispose.
Pearl nascondeva qualcosa, come un po' tutti lì dentro.
-Bene, allora io torno a dormire, o almeno spero di riuscirci.- dissi sistemandomi i capelli in uno chignon sfatto.
-Io ti seguo, siamo nella stessa stanza.- disse lui posando gli stracci nello stanzino.
- L'avevo quasi dimenticato.- lo presi in giro, lui fece un mezzo sorriso.
-Beh, qua tutti fanno fare tutto a me, se non fossi intervenuto ti avrebbero mangiata viva oggi, e se non avessi pulito sarebbe rimasto il corpo di Caesar li per terra.- Disse sospirando. Era come se pur lamentandosi in un certo senso lo facesse sentire più forte avere il controllo di tutto, una specie di vanto involontario.
-Però ti ho aiutato io.- dissi infilando le mani in tasca.
Cominciammo a camminare verso la stanza, nel corridoio semibuio.
-A quanto pare sei la meno inutile qui.- disse guardando un punto fisso nel vuoto con un mezzo sorriso un po' tirato.
-lo prendo per un complimento.-  dissi non sapendo se prenderla bene o male.
-io non lo farei, ma tu non sei me, fai come vuoi.- disse. Aveva la mania di dover essere sempre l'ultimo a parlare e puntualizzare.
-Cerco di vedere il buono che c'è nella gente.- dissi atteggiandomi con finta voce orgogliosa.
-Voglio darti un consiglio.- disse fermandomi di fronte alla porta della stanza. - cerca di non farti ammazzare subito domani.-
Detto questo non mi lasciò rispondere e aprii la porta.
-buonanotte.- disse poi dirigendosi verso il bagno.

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