17. Ignoto

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Miles aveva sorretto Echo per tutto il tragitto fino all'upper engine, luogo ormai fisso e sicuro per passare la notte.
Lei si sentiva così stupida nell'apparire sempre fragile, soprattutto agli occhi sempre vigili e precisi di Miles, ma non poteva farci nulla, era facilmente impressionabile, lo era sempre stata, e non avrebbe mai dimenticato la morte di Chris.
Era stata distruttiva per lei, le aveva riportato a galla quel senso disperato di ansia e panico che in quei giorni aveva quasi dimenticato.
Sentiva lo stomaco bruciarle, sentiva un'ondata di emozioni caotiche e contrastanti invaderle la mente fino a farle venire il mal di testa.
Erano un mix di angoscia e ansia, un qualcosa che arrivava e andava via come un'onda, all'improvviso si sentiva piena di quelle sgradevoli emozioni, poi, subito dopo, come quelle emozioni erano arrivate andavano via.
Quando era nel pieno di quell'ondata si sentiva come se non ci fosse nulla al mondo di bello, come se esistesse solo dolore, solo angoscia, paura, tristezza. Come se niente l'avrebbe mai potuta rendere di nuovo felice.
Poi tutto scompariva, ed era come se non fosse successo mai nulla, non ricordava il senso di vuoto, ma sapeva di averlo provato, e la possibilità che potesse ritornare da un momento all'altro la terrorizzava.
Miles non avrebbe mai capito una cosa del genere, lui non provava quelle emozioni, era come se avesse posto un muro tra lui e le sue emozioni, tra lui e le altre persone, affinché nulla potesse più toccarlo.
Quando arrivarono nell'upper engine erano ancora soli, Sid ed Eve erano rimasti nella stanza dell'eliminazione.
Miles fece sedere Echo, ancora tremante e si assicurò che bevesse un po' d'acqua, non la vedeva bere da tutto il giorno.
Poi sistemò sia il suo sacco a pelo che quello di Echo, porgendole anche una copertina, che lei afferrò tremante, guardando il vuoto con gli occhi semi-spalancati, come se avesse delle visioni.
Lui non le disse nulla al riguardo, aveva iniziato ad abituarsi alle crisi di Echo e al suo comportamento a tratti strano.
Si limitò a porgerle un piattino con del pollo tagliato a pezzettini che lei fissò contrariata.
Aveva lo stomaco chiuso, la sola vista del cibo le faceva venire la nausea. Allontanò il piatto con la mano, sforzando un sorriso e facendo segno di no con la testa, ma lui insistette.
-Mangia il pollo.- Le disse, mettendogli il piatto tra le mani. -Non puoi permetterti di saltare i pasti, soprattutto nelle tue condizioni.- 
Lei sembrò contrariata, ma si rese conto che non era il momento adatto di fare la bambina e Miles lo sapeva bene. La sorprese il fatto che Miles si stesse preoccupando della sua salute, ma non aveva la forza di pensarci.
-Non riesco a mangiare.- disse a Miles con un filo di voce. 
In quel momento Echo gli sembrava particolarmente fragile, sperò con tutto il cuore che nessuno sabotasse nulla quella sera, non avrebbe retto il colpo.
Subito si stupì di aver fatto un pensiero del genere, cosa gli stava succendo? Si stava indebolendo.
-Prenditi il tuo tempo per mangiare, però fallo.- Le disse con fermezza,
senza farlo suonare come un ordine ma piuttosto come un consiglio da amico.
Lei prese un pezzo di pollo e si costrinse a masticarlo e poi inghiottirlo, poi scoppiò a ridere.
Miles alzò un sopracciglio. -Il pollo ti diverte?- le chiese. Lei continuò a ridere e lui senza rendersene conto sorrise.
Echo ne fu sorpresa, Miles che finalmente per pochi attimi aveva mostrato quel minimo di umanità che possedeva, per poi ritornare il solito precisino di sempre.
Il sorriso gli donava, Echo pensò che Miles avrebbe dovuto sorridere più spesso, e per un attimo si sentì un poco sollevata dal sentirlo più vicino.
Finì lentamente di mangiare il suo pollo e di Eve e Sid non si vedeva neanche l'ombra.
-Secondo te sono rimasti lì?- chiese Echo rannicchiata nella coperta che le aveva dato Miles appena arrivati.
Lui alzò le spalle, con disinteresse. - Te l'ho già spiegato; quando non sono con noi non sono affari nostri e non dovrebbero esserlo più di tanto neanche con noi.- 
Echo a quelle parole rabbrividì, certe volte la freddezza di Miles era veramente agghiacciante.
-Mi stai implicitamente dicendo che se fossi in pericolo probabilmente mi lasceresti morire se non ti convenisse salvarmi?- Rise lei.
-Si.- Rispose lui con serietà e ad Echo si spense subito il sorriso dal viso.
Decise quindi di provare a dormire, invano, dando le spalle a Miles.
Miles pensò che forse era stato un po' troppo eccessivo con Echo, in fondo lei era l'unica persona che cercava di capirlo veramente tra tutti gli altri, anche quando lui la trattava male non lo contraddiva, come se lo stimasse. Perchè Echo lo faceva?
No. Non avrebbe dovuto farlo, dovrebbe pensare a se stessa come è giusto che sia in questo gioco e nella vita, quindi peggio per lei. Lui non si sarebbe lasciato influenzare da lei.
Ogni tanto Echo si sentiva così stupida nel pensare che forse con lei sarebbe stato diverso e che forse sarebbe riuscita a capirlo un po di più rispetto alle altre persone, ma quando poi lui le rispondeva male perdeva tutta la fiducia che aveva accumulato nel tempo al riguardo.
Echo si preoccupava un po' troppo di tutto, Miles non riusciva a capire perché; ogni tanto si poneva un paio di domande al riguardo, ma non trovava una risposta. Perchè porsi dei problemi che non esistono? Perchè preoccuparsi delle altre persone quando loro non farebbero lo stesso?
Miles non lo capiva, quindi preferiva ignorare quelle incognite.

Among us (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora