Capitolo 10

574 37 0
                                    


Una leggera brezza penetra nelle fessure di cotone, eppure non mi fa tremare tanto come l'uomo alle mie spalle.

<<Il Topazio blu vi dona, My Lady>> sussurra.

<<S...>> il suo nome mi muore in gola, quando i suoi denti affondano nel mio collo. Involontariamente mi appoggio al suo duro e caldo petto e solo quando le sue labbra mi lasciano un soffice bacio dove la pelle è sicuramente arrossata, torno a respirare.

<<Mi mancavate così tanto che non ho potuto resistere. Non mi tratterò a lungo, da queste parti non siamo bene accetti. Siete ancora più bella di come vi ricordavo ed il vostro profumo è così delizioso che vi assaggerei, senza mai stancarmi>> mi bacia ancora il collo e poi lo sfiora con la punta del naso <<So quanto amate questo regno, ma ricordatevi che quando vi sentirete più sola o vorrete scappare da un presente troppo stretto, ci sarà sempre un luogo accogliente che vi attende. Io vi attenderò>> le sue parole accarezzano il mio cuore, cullandolo.

Le mie labbra non possono fare a meno di curvarsi all'insù.

<<Vivo per vedere quel sorriso ogni giorno>>.

Oddio. Penso che nemmeno le mele possano essere così rosse. Le mie guance scottano e la mia temperatura corporea è sicuramente aumentata a dismisura. Mi piacerebbe guardarlo in quegli occhi così selvaggi e sicuri da avermi stregato già una volta in passato, ma lui non me lo permette. Riavvolgo la sabbia del tempo, di una clessidra che nell'ultima settimana mi ha riportato più volte nel passato. In questo caso, per tornare a diversi anni fa, quando incontrai per caso quelle iridi paragonabili allo Tsavorite verde, sebbene attorno alla pupilla siano rosso sangue, ma dannatamente penetranti e incantatori da pietrificarti. Quel fatidico giorno erano così freddi e selvaggi che per la prima volta in vita mia, ebbi paura. Più paura della morte stessa, il timore di poter assistere alla discesa nell'inferno di un'altra anima spezzata. Fu una lezione di vita, quella che appresi quel pomeriggio. La fiducia. Mi sono fidata ciecamente di lui fin dal primo istante. Questo è stato il suo potere su di me.

<<Vi prego...>> mormoro. Vi prego, ho bisogno di guardavi in viso. Non voglio che questo sia solo un sogno, ma non riesco a emettere altri suoni.

<<Ssh, lo so. Non possiamo. Non ancora. Presto>> mi bacia la guancia.

<<Vostra Maestà!>> Sir Kirk sta per entrare.

Avverto il suo ringhio e poi la sua presenza alle mie spalle si dilegua. Rabbrividisco perché il calore di cui ero avvolta, ora non c'è più e al suo posto sento solo il vento freddo.

<<Mia signora, state bene?>>.

Riapro gli occhi che per tutto il tempo non solo erano stati coperti dai palmi grandi e segnati, ma solo ora mi accorgo che erano ancora chiusi. Osservo allo specchio il mio riflesso. Non è stato un sogno. Gli orecchini pendenti, la collana con il ciondolo sono proprio lì, dove me li ha messi. Sono fini, eleganti e si intonano perfettamente con le mie iridi azzurre ed i miei capelli neri con riflessi blu. 

"Non mi tratterò a lungo, da queste parti non siamo bene accetti". 

Ora capisco perché la donna teneva un foulard sulla testa. I suoi capelli sono bianchi. Il simbolo dei Nordici. A Lux, così come a Giada, a Fiorito, a Massiccio e persino a Cherule i capelli bianchi sono una specie di marchio. Un marchio di condanna. Sì, perché le persone ignoranti non capiscono la differenza tra Barbari e Nordici. Entrambe sono popolazioni arrivate dal Nord, ma se i Barbari hanno attraversato il deserto e cominciato un assedio infinito nei nostri territori, i Nordici sono giunti dal Mare dei Venti per forgiare un regno, Cremisi. Purtroppo, a causa delle menzogne, voci e dicerie, i sovrani dei regni limitrofi a Lux non hanno mai voluto avere alcun rapporto con il sanguinario regno del Dio della Guerra. Ciò che tanta gente ignora è che lo stesso re di Cremisi combatte contro i Barbari per difendere i suoi ed i nostri confini.

Mi accarezzo il ciondolo e sorrido.

Noto la presenza dei miei due cavalieri affianco e poi poco distante la donna. Mi volto nella sua direzione <<Sono bellissimi, io non so come ringraziarvi. Non ho nulla di così prezioso da darvi in cambio>> sono al settimo cielo all'idea che un uomo possa avermi regalato qualcosa di così prezioso. Per cosa? Farmi la corte? Oh, Santo Cielo! Non ditemi che Cupido se l'è legata al dito per quella faccenda che avrei potuto fare il suo stesso lavoro?! Che si sia offeso?

La signora si avvicina e ride <<Credo che voi abbiate già dato qualcosa di prezioso a noi. Grazie, Principessa Crystal de la Lux. È stato un vero onore e privilegio conoscervi. Chissà che un giorno potremmo rincontrarci, magari in altre circostanze. Fino ad allora, siate prudente e ascoltate il vostro cuore>> si inchina e intuisco che è il momento di congedarmi. Non comprendo appieno le sue parole, ma sono convinta che in futuro saprò sciogliere ogni nodo che lungo la strada incontrerò. Facile? Per niente, ma chi ha detto che la vita sia un gioco da ragazzi? E quando si tratta di questioni di cuore, si salvi chi può. Ci allontaniamo nella tenda, ma prima di svoltare l'angola per tornare ai cavalli, mi soffermo a guardarla. Lo sento. Il suo sguardo. La mia pelle che brucia. Il mio battito che accelera. L'adrenalina che mi pompa nelle vene. Sorrido e mi volto.

<<Mia signora, sta sopraggiungendo la carrozza e...>> si ferma qualche secondo a fissarmi prima di riprendersi <<Dovremmo avviarci, Maestà>> poi senza attendere oltre, si volta e se ne va.

Rimango immobile ed arrossisco. Sir Lian era qui e la sua espressione era abbastanza buffa. Tra lo stupito e l'imbarazzato.

Mi tolgo velocemente i gioielli e li ripongo in una scatola appoggiata ad un tavolino lì accanto e me la nascondo sotto il mantello prima di uscire farfugliando  <<Emm, certo. Sì. Andiamo>> .

Già. Davvero un ottimo lavoro, Cupido.

Warrior Crown PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora