SECONDA PARTE - Capitolo 37

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                                                                                       SETH

Osservo il paesaggio davanti ai miei occhi. Stanno calando le tenebre e i lunghi raggi solari accarezzano le ombre dei cadaveri ai miei piedi. Uomini assoldati per uccidermi, ridicoli. A solo uno di loro ho permesso di lanciarsi verso di me, gli altri non ne hanno avuto il tempo. D'accordo, io non gliel'ho lasciato, ma a mia discolpa posso dire che non sopporto arrivare tardi per la cena, soprattutto se percepisco un tremolio al cuore che mi avvisa che questa notte mi raggiungerà un diamante unico e di inestimabile valore.

<<Mio Re, abbiamo setacciato la zona. Si erano accampati a qualche chilometro da qui e sembra che voi non foste l'unico bersaglio>> il soldato allunga una lettera aperta su cui è presente un timbro di ceralacca. La sua mano è tremante e la sua voce non è da meno, ma è normale.

La leggo e ridacchio, poi osservo attentamente il rilievo azzurro <<Questo stemma...>>.

<<Appartiene al secondo generale dell'esercito di...>> afferma il mio braccio destro.

<<Sì, è il suo. Dovrò rendergli il saluto, ma non prima di avere dei chiarimenti in merito>> si alza la brezza serale e annuso l'aria. Ascolto i suoni della foresta <<Avete notizie dell'altro esercito in avvicinamento?>>.

<<Ehm. S-sì. Son-Sono stati avvistati mentre si dirigevano alla Valle Rocciosa, mio Re>> balbetta ancora spostando lo sguardo in molte direzioni.

Lancio un'occhiata al mio fidato collaboratore che annuisce di rimando. Sorrido come il cattivo della storia che mi hanno sempre etichettato e mi incammino. Due passi e poi uno spostamento rapido. Una lama scura lacera l'aria. Un rantolo. Un tonfo. Silenzio.

<<Questa è la fine che fanno i traditori>> borbotta disgustato Owen mentre rimetto la spada nel fodero.

<<Torno all'accampamento. Vedi se sia riuscito ad avvertire i suoi amici, poi rientra>> ordino, proseguendo nella boscaglia.

Mostro. Demone. Diavolo. Creatura. Dio della Guerra. Ed io che ho sempre creduto di essere un umano, l'apparenza inganna, vero? D'accordo, non sono il più malleabile e gentile dei sovrani. I miei modi lasciano un po' a desiderare, mia madre me lo dice e ripete spesso, ma mi assumo la responsabilità per ogni persona il cui collo rifinisce la lama della mia spada. Un'arma molto preziosa, tra l'altro che è divenuta nel tempo il prolungamento del mio braccio destro. Forgiata da un artigiano fidato, quando ancora avevo sei anni, possiede una lama lunga nera e molto affilata. Viene denominata Demonyatur che nella lingua antica del mio popolo significa Spada demoniaca. È la mia compagna di viaggio, sempre e ovunque vada. Sono un re giovane, eppure ho imparato presto cosa siano la corruzione, l'odio, il rancore, la rabbia e la vendetta. Nessun popolo è perfetto. Sono l'unico discendente di un monarca buono e generoso, ma un po' troppo anziano perché si occupi ancora a lungo del regno. Preoccupazione, affetto, pazienza e amore non sono sentimenti con cui ho familiarità. I miei genitori mi amano, per quanto riescano ad amare un figlio i cui occhi cambiano colore alla vista o sentore di sangue o che spezza vite come se fossero tutte bestie da macello. E se parliamo dei miei sensi? Sono sviluppati abbastanza da percepire i nemici che tentano disperatamente di uccidermi, una qualità pazzesca e più da animale che da umano. Inoltre, ho fatto anche la preparazione corporale ai veleni perché il mio fisico ne sia immune. Non-umano. Mezzo-umano. Sono l'eccezione di un mondo spesso così monotono e uguale, da annoiarmi. Addestrato per essere un re forte, ma soprattutto spietato e rimproverato proprio per questo. A pensarci è ironico, ma in realtà sono pensato come uno strumento al servizio di un territorio che non mi ama. Mi teme. Nessuno osa alzare il capo quando mi scorge, così come la paura ed il terrore pietrificano ciascun abitante mi si pari dinnanzi. Tremano, balbettano e si prostrano come fossi un dio venuto dal cielo, quando invece mi irritano i nervi e le orecchie. A spaventarli probabilmente sono il mio fisico possente o forse le mie abilità da killer, anche se i miei occhi rossi sono leggermente inquietanti. Insomma, sono l'incubo per ogni persona che mi passi accanto. Il mio braccio destro, miglior amico e assassino Owen è il solo che regga il mio sguardo e il mio carattere da quando ne ho memoria, almeno lo era. Sì, perché cinque anni fa il mio mondo è cambiato. Nel cuore di una battuta di caccia improvvisata all'orso nella Foresta Buia, ho avvertito il profumo di gelsomino, ho sfiorato una pelle morbida e vellutata, sentito una lingua tagliente e...e li ho visti. Due occhi rossi come i miei. I suoi lunghi capelli scuri e mossi si muovevano attorno al suo viso arrabbiato e preoccupato. La spada che volteggiava con grande destrezza nelle sue piccole mani e la sua voce che mi urlava contro quanto fossi stato un idiota. Involontariamente mi tocco il petto. Ecco, questi sono stati i primi momenti più belli dei miei ventitré anni. La ragazzina minuta e imbronciata mi aveva salvato. Si era giocata quasi la vita per me. Un'anima solitaria e crudele a cui lei aveva regalato attenzione e fiducia. Da quel giorno non ho potuto farne a meno. L'ho tenuta d'occhio, anche se non riusciva a scorgermi. Ero tra la folla, tra le vie del mercato, a coprirle le spalle al castello e in battaglia. L'ho protetta in tutti i modi possibili, anche abbandonando i miei doveri. L'ho desiderata per tanto tempo. Ho aspettato che crescesse e conquistasse il suo posto nel mondo, a modo suo. Ora è il momento di dimostrarle quanto lei mi si sia conficcata dentro e quanto sia vitale la sua vicinanza per me. È entrata nella mia tenda di soppiatto, ma l'ho vista così come l'ho sentita attraversarmi ogni fibra di carne del mio essere. Ed ora è qui. Al mio fianco. Sopra di me. Tra le mie braccia ed io non ho alcuna intenzione di lasciarla andare. Perché lei è la prima di ogni mio batticuore. La prima ad avermi rassicurato che ce l'avrei fatta, anche quando le mie ferite avrebbero potuto uccidermi. La prima ad aver versato lacrime di dolore e preoccupazione per me. La prima ad avermi abbracciato con sincerità. Insomma, lei è l'unica e la sola donna che vorrei avere come mia compagna, amica, moglie e sì, anche regina. Lei non solo ha il potere, il coraggio, la forza e la determinazione per schiacciarmi ad un muro completamente disarmato, ma è anche la stessa guerriera dall'animo dolce e premuroso che mi ha fatto aprire gli occhi e il cuore, verso sentimenti come l'affetto e l'amore. La bacio. La annuso. La studio. Perché il sogno che per anni ho coltivato, si è appena avverato. Voglio che sia felice, ma per farlo dovrò cancellarle la tristezza che le adombra le iridi rubine. Mi osserva, scrutandomi e accarezzandomi le spalle, il viso, il collo e poi il petto dove si sofferma sui quattro artigli ancora visibili. Sogghigno al constatare l'effetto che la nostra vicinanza le provoca, come per esempio un certo rossore alle guance o ancora il movimento dei denti sul labbro inferiore. Le stringo i fianchi e l'avvicino al mio torace, sperando possa sentire il mio cuore battere per lei. Le addento la soffice bocca mentre mi tira leggermente i capelli. La bacio e ribacio facendola gemere e tremare, sorreggendola. Crystal de la Lux. Ecco il nome della donna di cui sono follemente innamorato. La stessa che sta indossando gli orecchini, la collana e l'anello che le ho regalato. La sua corona, i suoi titoli sono senza valore per me. Certo, se desiderasse che le conquistassi ogni terra, mare, fossa e monte per renderla felice e per farle avere la tiara imperiale, eseguirei senza discutere. Arriverei persino a smontare il mondo intero per donarglielo, se fosse necessario. Lei è la mia eccezione. L'eccezione che il mio cuore si è concesso. La sola vulnerabilità e potenza che mai avrei sperato e pensato di ricevere. Lei è la mia dolce guerriera e perfetta metà. L'unica. Non la dividerà con nessuno. Non la lascerò più andare. È mia e ucciderò chiunque le si avvicini, anche se fosse uno dei suoi compagni o la sua stessa famiglia. Sono geloso e possessivo quando si tratta di Crystal, ma farò tutto ciò che è in mio potere perché continui a sorridere. Le accarezzo gli zigomi e le sfioro il lobo, poi le prendo il collo con i denti e glielo succhio. Nel frattempo, le mie mani si spostano dai suoi fianchi al suo fondoschiena. Dio, è perfetto.

Ridacchia <<Se non ti conoscessi, ti darei un colpo in testa, caro il mio re>>.

Sogghigno <<Oh, amore dovresti sapere che se anche mi cancellassero la memoria, tu saresti comunque l'unica fonte per il mio batticuore>>.

Spalanca gli occhi sorpresa <<Sei molto dolce, sicuro di stare bene?>> la sua voce è morbida e scherzosa, e le sue guance completamente accaldate.

<<Non dirlo a nessuno. Ho una certa reputazione da mantenere e la dolcezza non farebbe parte del mio repertorio>> le strizzo l'occhio e questa volta non solo mi regala la vista del suo sorriso, ma anche il suono della sua risata felice.

Mi stringe forte, nascondendo il viso delicato nel mio collo <<Mi sei mancato, Seth>>.

Mai tali parole avevano raggiunto il mio udito in un così soffice, sincero e affettuoso tono. Direi che me la tengo stretta questa mia bella e amata guerriera, anche con il rischio di perdere la testa mentre dormo se la facessi infuriate. Il mio cuore è già in suo possesso, chissà se lei mi darà mai il suo.

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