Capitolo 11

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Sciolgo i capelli, tentando di coprire le guance arrossate e tengo stretta la scatolina. Voglio proteggerli da occhi indiscreti, soprattutto quando mi ha riferito quale fosse la pietra incastonata. Il topazio non è reperibile ovunque. È anche vero che da queste parti è più facile che lo scambino per un falso che per un vero tesoro. Così rara e preziosa, unica e io mi ci crogiolo. Non sono ancora pronta. Il mio cuore è confuso o magari lo è semplicemente la testa. Non so come comportarmi quando di mezzo c'è quell'uomo. Ci siamo incontrati tre volte in questi cinque anni e sono sempre rimasta paralizzata da quanto cambiasse velocemente il suo corpo. Torno in sella e mi sfioro il collo. Le sue mani che mi accarezzavano la pelle. I suoi denti che mi hanno addentata. Oddio. Sto per morire di caldo, oltre che di vergogna. Davvero sto rivivendo quei momenti. Mi batto i palmi sulle guance.

<<Generale. Rapporto>>.

Mi volto lentamente, facendo scivolare via le mani dal viso. Accanto a me cavalca uno dei soldati del gruppo di Sir Regan, Maurice.

<<Esponi>>Stiamo per tornare in sella quando la carrozza ci passa davanti. È stranamente in ritardo. Il ragazzo ha tutta la mia attenzione, visto che ci deve essere una buona ragione.

<<Raggiunti i principi all'alba, abbiamo notato degli spostamenti poco chiari da parte delle loro guardie. Alcuni di noi li hanno seguiti e hanno raggiunto la città di Otten. Lì, gli uomini di Massiccio hanno incontrato altri di loro e sembra che attraverso la loro rete di informatori, li abbiano fatti spostare tutti sul confine. Mi permetto anche di aggiungere che appena sono venuti a conoscenza della nostra presenza, il principe Damocle ha inveito contro Sir Regan. Per ciò che riguarda il principe Eracle, ha tentato di sedare l'affronto del fratello. È tutto, mio generale>> china il capo e risolleva la testa.

<<Dove si trova Sir Regan in questo momento?>> domando. Inveire contro un cavaliere può voler dire molte cose, tra cui arrivare a mettere le mani addosso e questo vorrebbe dire che dovrei trasformarmi in un boia.

<<Accompagna la carrozza, mia signora>>.

<<Bene. Tornate nella vostra unità. Grazie, Maurice>> sorrido e gli faccio un breve cenno, poi mi rivolgo agli altri <<Andiamo. Al galoppo!>> do di speroni e i cavalli cominciano a correre. In men che non si dica, ritroviamo i principi con il seguito e li superiamo. I loro destrieri si imbizzarriscono, disturbati dalla nostra improvvisa presenza, ma non ci fermiamo. Nel cortile d'accoglienza del palazzo stanno già attendendo Guenda, Tamara ed i servitori. Non c'è mio padre, presumo voglia dimostrare la sua posizione di supremazia e la sua buona dose di uomo paziente e imperturbabile. Ovviamente, non con me. Smontiamo dai cavalli <<Quando i principi saranno nelle loro stanze mi aspetto che vengano sorvegliati e che Sir Regan faccia rapporto>> mi rivolgo a Sir Kirk.

<<Agli ordini, Maestà>>.

Mi dirigo verso il corridoio aperto che dà proprio sul punto in cui la carrozza si è appena arrestata e con sorpresa trovo il re a gustarsi la scena.

Faccio segno ai miei cavalieri di fermarsi. Posso affrontarlo da sola. Mi avvicino a lui.

<<Sei andata ancora in quel mercato commerciale?>> chiede senza voltarsi.

<<Vi preoccupate perché possa accadermi qualcosa o perché temete che il popolo vi abbandoni completamente?>> ridacchio puntando lo sguardo sulla figura di Guenda che saluta i nuovi arrivati.

<<Sono il re, nessuno può cambiare ciò che sono>> borbotta.

<<Ciò che siete o che avete scelto di diventare? Fino a prova contraria, non eravate che un misero marchese, divenuto principe solo perché avete sposato mia madre. Vi siete incoronato re non per attendere la mia maggiore età, ma per voi stesso. Il potere era tutto ciò che desideravate e la corona è ciò che avete ottenuto, a discapito di altri. È un vero peccato che tra non molto perderete tutto>> mi giro nella sua direzione.

Lui mi sta già fissando con occhi colmi di collera <<Sarò stato anche un misero marchese, ma forse non sai che è stata la tua cara mammina a venirmi a cercare. Quello che tu tanto disprezzi, è l'uomo che insieme a quella donna ti ha messo al mondo. Quello che tu tanto denigri è lo stesso che ti permette di vivere in questo palazzo. Ho messo in gioco tutto ciò che avevo per quella donna e sai cos'ho ottenuto? Una moglie che al posto di prendersi cura del marito, di stare nel castello impartendo ordini, si divertiva a guerreggiare in ogni parte del reame, mostrando a tutti quanto brava fosse con la spada. La morte? Se l'è cercata. Era inevitabile. Ti ho dato molto più di ciò che tu ti sia mai meritata>> mi ringhia addosso rabbioso e fiero delle parole che sputa.

<<Mia madre amava il suo popolo e la sua nazione. Non gli ha mai fatto mancare nulla. Vi avrà sicuramente sposato per convenienza, ma di certo non vi ha mai tradito. Non ha mai fatto mancare l'affetto e l'amore nei miei confronti e soprattutto, ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rassicurare il regno. Non è certo rimasta a guardare da una finestrella, ordinando ai subordinati di fare e disfare. Si assumeva ciascuna responsabilità che le sue scelte portavano. Inoltre, il fatto che sia morta in battaglia ha fatto in modo che venisse ricordata come un vero condottiero, un vero leader. E voi? Voi sarete dimenticato non appena riavrò ciò che mi appartiene. Perché io al contrario vostro, sono di diritto e per linea diretta di sangue, l'unica e vera sovrana di Lux. Né voi, né Tamara né la zoccola che vi scalda il letto e nemmeno un mucchietto di nobili traditori, potrete mai riuscire a fermarmi. Voi che non mi avete mai mostrato nemmeno un segno di rispetto o di dolcezza. Già quando ero piccolissima, il vostro mondo iniziava e finiva con Guenda, dunque non rattristatevi quando pagherete per tutto il dolore che mi avete procurato>> sbotto inacidita.

<<Sei così arrogante e superba da sembrare una bambina capricciosa. Non sono nemmeno certo di essere il tuo vero padre, chissà cosa potrebbe accadere se ti togliessimo la cara coroncina a cui tieni tanto>> sogghigna.

<<Non confondente la Regina Ambra con voi. Siete troppo abituato a tradire chi vi sta accanto per distinguere gli amici dai nemici. Mamma non vi ha mai tradito con nessuno, sebbene in molti lo pensino. Lei era fedele alle promesse e ai  giuramenti, voi l'unica cosa a cui siete fedele è la vostra brama di potere. E il primo che ha sempre desiderato la coroncina, siete stato voi, marchese>> lo rimbecco.

Mi sorprendo un po' quando la sua mano atterra sulla mia guancia. Lo schiaffo rimbomba nel corridoio, ma rimango ferma e immobile nella mia posizione. Probabilmente non vede l'ora che lo pugnali, invece, inizio a ridere con gusto poi quando il momento passa, ritorno seria <<Mancano poco più di cinque mesi al mio ventesimo compleanno. Spero che abbiate abbastanza furbizia per assoldare dei mercenari degni di nota per assassinarmi, perché quando sarà il momento, la festa che attende voi e tutti i miei nemici, vi toglierà il fiato. Vi farò bruciare come la sporcizia che siete e poi vi spazzerò via come la polvere che sarete>> con un sorriso diabolico gli volto le spalle e mi allontano.
Mi dirigo direttamente verso la mia stanza. William e Lian non fiatano, forse perché i miei nervi sono così a fior di pelle che se qualcuno osasse allungarmi una spada o pugnale, potrei fare una strage. Non mi brucia lo schiaffo in sé, ma il fatto che certe scelte di mamma e della nonna, io non le abbia mai comprese.
Perché hanno dovuto scegliere proprio Joseph? Perché mamma non ha potuto rimanere al fianco dell'uomo che chiaramente amava? Inizio ad avere un leggero mal di testa con tutti questi interrogativi <<Clarissa. Portami il cofanetto di quercia, quello di velluto e quello di tessuto. Mettili tutti sulla petineuse>> mi accomodo davanti allo specchio e apro la scatolina.

<<Ecco a voi, mia signora>> li pone tutti alla mia sinistra.

<<Lasciateli qui. Riporrò io questi gioielli nel posto giusto. Preparatemi il bagno. Voglio i Sali di Rugiada con i petali di rosa>> ordino ancora alla ragazza.

Sopraggiunge Nana.

<<Madame, chiedete a Sir Lian di aprire la finestra della torre. Ormai dovrebbe mancare poco>> mi sollevo e comincio a spogliarmi.
So che il mio tono è duro e che il mio umore è pessimo, ma devo riflettere su alcune scelte che devo fare. La più importante? Se accettare completamente queste pietre blu. Assecondare i desideri del mio corpo verso un dio che mi ha fatto un dono prezioso ed inaspettato, può essere davvero pericoloso. Un regalo che potrebbe diventare un biglietto importante per il mio scopo, ma cosa accadrebbe se fossero il mio fisico ed il mio cuore a prendere una decisione? Possono solo tre brevi, ma intensi incontri essere il punto di partenza per un'alleanza più solida e duratura?  

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