Capitolo 13

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Giunta in cima alla Torre, adocchio la stanza delle riunioni. Una figura sta leggendo sulla poltroncina accanto alla lampada. Sir William. Visto quanto sia concentrato, preferisco non disturbarlo e mi sposto nel locale accanto. Dalla grande finestra osservo il panorama. La città e le sue luci, il cortile del palazzo e persino il giardino. Vengo attirata da un movimento sospetto sotto alcuni pioppi. Due figure poste una dinnanzi all'altra stanno parlando. Dalla fisionomia parrebbero un uomo e una donna, magari due servi? Lo trovo strano. Qualcosa mi allarma di quel quadretto, ma proprio quando si stanno spostando ed ho l'occasione per scorgere almeno il volto di uno dei due, un battito d'ali attira la mia attenzione. Sollevo gli occhi e mi ritrovo una piccola e grigiolina colomba accanto.
<<Non sei l'amico che aspettavo, ma è un piacere conoscerti>> la saluto accarezzandole lentamente il capo.
Sì, mi capita di parlare con gli animali, anche quelli che non conosco. Prendo con cautela il messaggio che ha appeso alla zampa e le metto davanti un mucchietto di semini. Dopo essermi assicurata che le piacciano, srotolo il rotolino e leggo.
Ridacchio <<Il vecchio sta tornando>> un sorriso increspa le mie labbra e il mio animo si quieta un po'.
Mi allontano, ma prima di uscire mi rivolgo ancora alla colombina <<Faresti meglio a tornare dal tuo padrone, prima che arrivi il mio amico perché se fosse di pessimo umore, potrebbe scambiarti per uno spuntino>>.
Inclina la testina e poi si volta verso il paesaggio. Scruta il cielo oscuro, forse impaurita dal mio monito o pensando al cammino che ha dovuto affrontare per venire fino a qui. Si accovaccia un po', stanca dal lungo viaggio così la lascio tranquilla, pregando che il mio più caro e fidato amico non la disturbi e le dia il tempo di riposarsi.
Ripercorro le scalinate e sto per solcare la soglia della mia camera quando una presenza si materializza al mio fianco. Sospiro <<Entra>> mai un attimo di pace. .
Richiudo la porta dopo di lui e mi soffermo ad osservarlo.
<<Sei tornato prima del previsto e se sono cattive notizie, fammi bere un bicchiere di vino>>.

Sogghigna <<Solo uno? A guardavi bene, potrei consigliarvi una intera botte per tranquillizzare la voglia di staccarmi la testa che avete dipinta in viso>> si abbassa il cappuccio.

I capelli a spazzola marroni, gli occhi azzurri ed il sorrisetto impertinente non sono cambiati.
Vado alla libreria e premo un piccolo tasto nascosto. Scatta una piccola porta, oltrepassata la quale tengo non solo alcolici, ma anche messaggi top-secret e lettere che nessuno dovrà mai adocchiare. Afferro un rosso fermo, come piace a lui, e faccio riscattare il meccanismo.
Lui stringe due bicchieri e li appoggia sul tavolo, gli consegno la bottiglia e la stappa. Versa il contenuto nei calici mentre lo scruto. La sua cicatrice sul volto che attraversa la zona tra occhio e orecchio e termina sulla mandibola destra è ancora lì. Gliela accarezzo.

<<Non mi fa più male>> mormora.

Erano passato solo un anno e qualche mese dalla morte della mamma, quando ci furono dei tumulti a Karam. È una città sul confine nord-ovest di Lux, ma importante per via del passo di montagna che la collega con il regno di Cremisi, con il mare ed ovviamente il Nord. È anche un centro di scambio per quanto riguarda i tessuti: lana, raso e seta.
Dovetti partire con l'esercito, era la mia prima missione. La mia inesperienza e la mia giovane età, mi condussero sulla via dell'avventatezza. Condussi gli uomini là dove la guerriglia era più accesa, ma non considerai le conseguenze sui miei cittadini. Quel giorno, i ribelli che riuscirono a scappare tra le montagne, lasciarono una scia di sangue e distruzione. Colta da un momento di frustrazione, li inseguii. Ad un tratto, ricordo di essere giunta ai piedi del Monte Chavel e Dusan, tra i quali c'è proprio il passo, e venni accerchiata. Quegli uomini si erano radunati per uccidermi. Iniziò la mia battaglia. Erano forse dodici o tredici, non ricordo molto.
Mentre uno di loro tentava di colpirmi alle spalle, si materializzò una presenza al mio fianco. Mi spinse e la lama che mi avrebbe sicuramente colpito la spalla, atterrò sulla sua guancia.
Rammento il calore e la pura ira che si sprigionò dal mio corpo. Una sete di sangue e di morte mi montò, facendosi spazio nella mia mente e dimenticando la ragione. Ho un blackout di ciò che accadde dopo, ma secondo i racconti, pare che abbia ucciso tutti e dodici oltre ad altri che avrebbero raggiunto il posto. Questo coraggioso uomo, non solo mi prese per le spalle tentando di trattenermi, ma dovette combattere per scagliare la mia spada lontano dalla mia stessa mano. Ero così fuori di me, che riportò diversi tagli sul corpo, eppure mi vuole ancora bene. Non prova risentimento o rimpianto per quel giorno. Dal canto mio, non smetterò mai di stimarlo. Chi è questo valoroso soldato? Il suo nome è Ethan Grenlley. Ha ventuno anni ed è niente meno che il futuro duca di Grenlley.
Per intenderci, Grenlley è il territorio posto come una specie di dogana per coloro che tentano dir aggiungere Rugiada. Un ducato creato da mia madre per ringraziare il suo braccio destro e proteggere il regno della nonna.
Chi era il suo braccio destro? Semplice. È l'attuale Duca, nonché veterano ed ex-secondo generale dell'esercito reale ed è anche lo zio di Ethan. Vi presento Sir Francisco Grenlley, l'uomo di cui mia madre era innamorata. L'uomo che l'ama ancora oggi, sebbene siano passati anni dalla sua scomparsa. L'uomo che considero come un padre.

Fatemi sapere cosa ne pensate😘

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