Capitolo 36

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Sono seduta accanto al fuoco con Ethan e Regan. Ci siamo fermati per cenare in compagnia delle nostre unità. Sono ormai tre giorni che siamo in marcia e all'alba ci ritroveremo con gli ufficiali degli altri gruppi per discutere della strategia. Sto mettendo in bocca il cucchiaio con la zuppa preparata da Max, soldato ed eccellente cuoco, quando Regan mi fissa e sbotta.

<<Adesso basta! Siamo amici e compagni di viaggio da ormai anni e ho il diritto di sapere che diavolo è successo. Perché siamo divenuti generali di punto in bianco? Quel moccioso è stato degradato e l'unica motivazione che finora ci avete fornito è che il suo viso è sfigurato. Non ci avrebbe abbandonato per così poco! Voglio saperlo!>> batte i palmi sulle ginocchia mentre è ancora seduto.

Appoggio la ciotola del cibo davanti alle mie gambe incrociate, quando nel riportare l'attenzione su di lui, Ethan gli molla uno scappellotto.

Ridacchio e intanto si guardano in cagnesco.

<<Rospo>> borbotta Regan.

<<Saponetta>> risponde l'altro, poi mi guarda e sospira <<Sapone non ha tutti i torti. Niente segreti tra noi. Parlaci, per favore>>.

Così senza alcuna esitazione, gli racconto dei pettegolezzi che giravano a palazzo, della missione che avevo affidato a Lian e di come l'ultima visita di cortesia si sia svelata in una vera e propria rivelazione. Abbasso la testa e gioco con il cucchiaio. Già. Lian ha scelto di percorrere una strada diversa rispetto alla nostra. Credevo fossimo amici, evidentemente ho sbagliato ad un certo punto, altrimenti non mi spiego come sia finito ad odiarmi.

<<Lo ami?>>.

Il cucchiaio mi scivola dalle dite e lentamente rialzo gli occhi.

<<Lo ami? Perché se è così è meglio se tornate indietro gli confessate i vostri sentimenti, così potrò ucciderlo dopo>>.

Rimango imbambolata a osservare il mio terzo generale, quello che è sempre con la battutina pronta, con il sorriso sulle labbra e la voglia di combattere per tutti. Sir Regan è questo, un vero e proprio terremoto. Eppure, adesso è così serio e determinato che mi fa riproporre ancora una volta la medesima domanda: conosco davvero i miei amici?

<<Io...>> balbetto.

<<Miei generali! Perdonatemi, la seconda squadra ha inviato un rapporto>> Febe, uno tra i soldati di guardia, mi presenta un messaggio.

Lo leggo e accartoccio il foglio. Osha e Shaken sono marce fino in fondo. Più nulla potrebbe salvarle dalla rovina. Consegno ai miei due ufficiali la pergamena e sui loro volti si dipingono maschere di rabbia e sdegno. Grazie al cielo, porto con me soluzioni di erbe per la digestione perché a sentire certi resoconti, persino il pane azzimo mi rimarrebbe sullo stomaco. Mercenari e soldati dei nobili cortigiani lavorano assieme, ma non è finita qui. Queste due città che vantano non solo la protezione dei monti, ma un'economia fiorente data da una delle più grosse miniere di diamante e gemme del regno e suoi limitrofi, è ora il centro di mercato di schiavi più grande che si sia mai visto. Nelle due cittadine i giovani vengono venduti sia ai mercenari che ai mercanti dell'oriente. Le donne vengono violentate non solo dai loro mariti, ma dai combattenti per costringerle a partorire figli forti e sani. Gli anziani vengono uccisi o obbligati a lavorare.

<<Sarebbe meglio radere al suolo questi posti da incubo, piuttosto che tenerli in vita>> propone Ethan.

Annuisco. Molti dei mercenari provengono dall'accampamento dei conquistatori nord-orientali. Sì, perché non c'è paragone tra il Regno di Cremisi e le tribù o accampamenti che affollano le montagne per saccheggiare villaggi. Se infatti il primo è forgiato da conquistatori venuti dal mare settentrionale per stabilirsi definitivamente tra la distesa d'acqua salata e Rugiada, i conquistatori orientali sono nomadi e sempre a caccia di affari e saccheggi. Per non parlare di quelli contro cui ci batteremo, stanziati ai bordi dei confini. Questi sono divenuti mercenari spietati sotto i comandi di ricchi che li assoldano per commettere crimini.

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