prove di coraggio

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POV'S WILL

Non so perché, ma sta di fatto che appena avevo finito di asciugare i capelli, neri e soffici, di Nico, mi ero ritrovato nel suo garage a stringerlo tra le mie braccia mentre, con ancora il telo bianco in mano, fissava la moto nera. Era la stessa moto con cui sua sorella aveva fatto l'incidente. La moto di Nico, il quale si incolpava per avergliela fatta usare. Quest'ultima non si era fatta nulla, l'unica striata dell'asfalto era stata coperta con della pittura per veicoli. Voleva portarmi in un posto e da quanto avevo capito, nonostante si potesse raggiungere con un treno, lui voleva farlo con quella ma ne aveva paura. Quindi ora ero lì, a stringerlo da dietro, mentre gli dicevo che non sarebbe successo nulla e che, anche se non sembrava, andava tutto bene. Alla fine si convinse e salì, passandomi un altro casco. Lui indossava i suoi soliti jeans strappati neri, la giacca pesante da aviatore, una felpa nera e i pesanti anfibi. Il casco grigio era l'ennesimo tono scuro. Io indossavo la mia felpona azzurra di Stat Wars, dei pantaloni di una tuta grigia che mi aveva prestato Nico, le converse giallognole, e il casco bianco.

Partimmo poco dopo. Il vento che sferzava sul viso era una sensazione fantastica. Ti accarezzava la pelle e ti sussurrava parole all'orecchio, invadendo il tuo naso di odori diversi. La velocità ti cullava, riempiendoti di adrenalina. -Will basta, ahahah!!- mi urlò Nico per l'ennesima volta, scongiurandomi di cessare il leggero solletichio che gli stavo facendo alla pancia, con le mani sotto al sua felpa. Non sentendomi smettere, aumentò la velocità e, per evitare di essere catapultato a terra, mi ritrovai a stringere il suo busto. Sapevo che lo aveva fatto apposta per farmi smettere, ma stare così a contatto con lui non mi dispiaceva. -Appena ci fermiamo te ne faccio pentire di questo sporco metodo!- gli dissi e lo sentii ridere. Quel suono. Anche con il vento che fischiava tra le orecchie lo riconobbi ben distinto. Lo avrei riconosciuto tra mille. Era un suono flebile ma pieno di forza. Un suono di cui mi ero follemente innamorato.

Quando fermò la moto riconobbi il posto. Era l'ospedale che si trovava nella cittadina vicino la nostra, visto che noi non lo avevamo. Io scesi dalla moto e lui dopo di me. Però la mia vendetta, che gli avevo annunciato prima, bramava e quindi, appena lui mi fu davanti lo spinsi a sedere sulla moto e lo baciai. Quando mi staccai, il suo mugolio di dissenso mi fece ridere. -Perché?- mi chiese, -Te lo avevo detto che ti avrei fatto pentire- risi e quando rivolse uno sguardo spaesato all'ospedale divenni preoccupato. -Nico, ehi...che succede? Mi volevi portare qui no? Perché?- lui sembrò risvegliarsi. -Io..sai... non sono mai venuto da Bianca dopo l'incidente. Papà più o meno tutti i giorni ed anche Hazel. Io mai, nonostante loro mi invitassero a farlo. Credo fossero i sensi di colpa. Tu però mi hai fatto capire che non devo averne e allora volevo venire, però...da solo..- -Ehi ehi, non c'è problema, andiamo- lo tirai per un braccio.

un SORRISO alla VOLTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora