conoscenze mattutine

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POV'S NICO

Mi svegliai con un leggero "tu tun" sotto l'orecchio. Tirai su la testa e mi ritrovai davanti due grandi occhi azzurri e un sorriso smagliante, -Buongiorno, dormito bene?-, impiegai un paio di istanti per fare il punto della situazione. Annuii con la testa e quando i miei occhi caddero sul suo petto, arrossii. Era spoglio e caldo sotto di me, le sue braccia mi cingevano la vita, le sue mani mi accarezzavano i fianchi da sotto la felpa e le mie gambe erano legate alle sue. Mi schiarii la voce e gli risposi, -S..si-, rise leggermente. Del mio essere completamente rosso e impacciato, è ovvio. Sapevo che non era successo nulla, eppure quel contatto così intimo mi aveva fritto le cervella. La mia testa aveva già iniziato a vagare altrove quando sentii delle morbide labbra sulle mie e una lingua calda che premeva per entrare. Glielo concessi e ricambiai. Il suo sapore di cannella mi aveva invaso la bocca e, nonostante non fosse la prima volta che succedeva da Halloween, ancora non mi abituavo, in senso buono. Quando ci staccammo sorrise, contagiandomi, e mi tirai a sedere. -Dunque, hai..fame?- gli chiesi, -Si, decisamente- . Mi alzai e gli tirai la sua felpa, -Mettitela, ti aspetto giù- gli dissi e poi scesi di sotto, sentendolo ridere. Dei..quella risata mi avrebbe mandato in overdose.

Poco dopo scese in cucina. L'unica testa colorata nella nostra casa era quella di Hazel, e vederne un'altra mi scombussolò non poco. Mi venne da sorridere vedendolo che si guardava intorno come un bimbo al luna park. Mio padre guardò lui e poi me e sorrise, io arrossii. -Nico? Posso sapere chi è il biondino?- mi schiarii la voce. -Papà lui è Will Solace, il mio..ragazzo. Will, lui è.. mio padre-. Ci fu un attimo di silenzio. Un lungo attimo di silenzio. Poi Will parlò. -Molto piacere signor Di Angelo-, era tremendamente imbarazzato ed io avevo il terrore di quello che mio padre poteva pensare di lui. Se non gli piaceva non ci sarei potuto stare e quella ventata di gioia che era arrivata nella mia vita se ne sarebbe andata via di nuovo. Forse dal mio sguardo o da una scienza a me sconosciuta mio padre sembrò capire, -Suvvia, "Signor Di Angelo" mi fai sentire vecchio, ragazzo chiamami Ade o al massimo papà di Nico- e poi rise. Era raro sentirlo ridere. Ma ne fui felice e tirai un sospiro di sollievo. Ci accomodammo e poco dopo scese anche Hazel, che guardò stranita Will. -Buongiorno..lui quando è arrivato qui?- -Ciao Hazel, io sono arriv..- non gli feci terminare la frase che risposi. -È venuto stanotte, ha dormito con me-, avevo risposto senza pensare e per poco non mi strozzai con il pancake. Lei sembrò capire e non toccò ulteriormente l'argomento. Terminata la colazione, chiesi ad Hazel di portarsi in po' su Will, e magari di scambiarci quattro chiacchiere, per poter parlare con papà.

-Allora, cosa ne pensi di...Will?- gli chiesi mentre toglievamo le tazze dal tavolo, sembrò pensarci su. -Mi sembra un bravo ragazzo, e vedo che ti piace particolarmente- arrossii, come lo aveva notato? -Nico, lo vedo da come lo guardi, non parliamo spesso ma sei mio figlio e poi ci sono passato prima di te- e mi sorrise. Era uno dei gesti più paterni che mi aveva mai rivolto. Non fraintendetemi, mio padre era presente e ci voleva un sacco bene, solo che con lui non avevo mai davvero avuto un rapporto molto stretto, come con nessuno d'altronde. -Non ti farò nessun discorso imbarazzante, non sei adulto ma a queste cose ci arrivi da solo, però una cosa...datti tempo ok?-. Non sapevo a cosa di preciso si riferisse ma mi ritrovai ad annuire. Mi si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla, -Sono felice per te figlio mio- e poi fine. Riprendemmo a sparecchiare e poi io salii in camera. Will era in camera di Hazel che gli raccontava qualcosa. Lui rideva e il mio cuore si scaldò. Mi piaceva vederlo ridere. Bussai delicatamente e chiesi di entrare.

Finito il racconto di Hazel sulla sua grande figuraccia fatta insieme a Frank, io e Will eravamo tornati in camera mia, gli avevo detto che avevo bisogno di farmi una doccia e quindi di aspettarmi, facendo come se fosse casa sua. Non impiegai molto ma quando uscii, rimasi di stucco. In si e no 15 minuti la mia camera era tornata normale. Il letto era ben fatto, i panni tutti nel cesto o ripiegati e la scrivania sistemata. C'erano anche le finestre aperte e l'aria di novembre inoltrato mi rinfrescava le narici. -Da quanto pianificavi di sistemarmi la camera?- -Dalla prima volta che ci sono entrato-, me lo ritrovai dietro che mi passava una mano tra i capelli ancora umidi, -Devi asciugarteli, andiamo- e poi mi tirò in bagno, iniziando ad asciugarmi i capelli. Mentre me li spazzolava una cosa passò per la mia testa, -Voglio portarti in un posto-, gli dissi.

un SORRISO alla VOLTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora