1 year later
POV'S WILL
Saremmo andati in montagna con gli altri per la fine dell'anno. Nico stava caricando i bagagli mentre io convincevo Leila a vestirsi. Già. Avevamo adottato una bambina. Leila Di Angelo-Solace. Aveva tre anni ed era stupenda. Un folta chioma nera e degli occhioni azzurro cielo. La pelle diafana e lentigginosa. Poteva, biologicamente, seriamente sembrare la nostra bambina. Era molto vivace ed astuta. Le piaceva curiosare e sapere sempre cose nuove, però uscire e vedere le persone non le garbava moltissimo. L'avevamo presa con noi tre mesi dopo il nostro matrimonio. Nemmeno un anno che stavamo insieme e già aveva le abitudini di casa. Come starsene a guardare i cartoni invece che uscire, come Nico. Oppure risollevare il morale di Nico quando era giù, come me. E, come ho detto, non le piaceva uscire, motivo per cui ora la stavo supplicando di farsi vestire per poter partire. -Andiamo Leilaa. Ci saranno un sacco di bimbi ed in più, la sera se proprio non ti va, ti guarderai i cartoni con papà.- Era davvero testarda la ragazzina. Se ne stava la. In piedi sul letto a braccia conserte scuotendo la testa con convinzione. -Che succede qui? Leila, perché non sei vestita?- chiese Nico e mi voltai verso di lui in richiesta di soccorso.
Come ogni genitore, noi ci spartivamo un compito specifico. Quello di chi è il 'buono' e chi è il 'cattivo'. Ovviamente Nico era il secondo. Non fraintendetemi, lui era fantastico con Leila, però se c'era da 'sgridarla' a farlo era lui. Infatti, appena lui era entrato lei era corsa e si era fatta vestire. Ahh, che uomo che mi ero sposato. Finalmente eravamo scesi in macchina, io avevo assicurato bene Leila con la cintura sul seggiolino ed eravamo partiti. Avremmo impiegato un paio d'ore e, visto che eravamo partiti relativamente presto, la bimba era collassata. La mano di Nico stringeva la mia coscia e la mia mano gli era sovrapposta. Era una cosa che facevamo sempre, anche per il tragitto più breve. Finalmente arrivati avevamo salutato gli altri. Ci trovavamo nella baita di montagna di Piper. Un luogo dove spesso si era recata con i suoi e che, sotto consiglio di Jas, aveva aperto a noi. C'eravamo tutti. Percy con Annabeth, Leo con Calypso, Frank con Hazel, Jason con Piper, poi Reyna, Thalia e Bianca. Una rimpatriata lunga un weekend.
I bambini: il figlio di Percy e Annabeth, Luke, Vivianne la figlia di Jas e Pip, Esperanza, Samuel e Charles i figli di Leo e Calypso, Emily e Marie le figlie di Hazel e Frank, e Leila, sarebbero stati in una sola grande stanza. Mentre a noi genitori era concesso relax con camere nostre. Sistemammo bagagli vari e poi ci dirigemmo in cucina per il pranzo. Erano stati preparati due tavoli. Uno nostro ed uno dei bambini. I ragazzi più grandi, Vivianne e Luke si sarebbero occupati di loro per qualsiasi cosa mente noi rinvangavamo vecchi ricordi. Ad esempio di come, finalmente, Leo aveva conquistato Calypso, cosa che non gli aveva richiesto pochi sforzi. O di come Piper e Annabeth fossero riuscite a sopportare le scemate di Percy e Jason. Hazel e la sua calma assurda in qualsiasi situazione mentre Frank usciva di senno. Thalia e Reyna e la loro relazione, perché si, le due stavano insieme, avevano capito i loro sentimenti non poco in ritardo. Bianca e i suoi viaggi. Nico e la sua iper gelosia di Leila. Era come se tutto non fosse mai cambiato ed ero ancora così felice di fare parte di tutto questo.
Avevamo atteso la mezzanotte e fatto festa per il nuovo anno, con fuochi d'artificio e spumante. Poi eravamo andati a dormire, più o meno. Come io e Nico che, con la storia di Leila, di momenti intimi ne avevamo avuti davvero pochi. Eravamo, ora infatti, seduti sul letto, incastrati in un abbraccio. Il mio petto toccava io suo. Le mie labbra erano posate sul suo collo, proprio sopra al battito del cuore. Un suono che mi svegliava tutti i nervi per quanto fosse forte. Soprattutto per il sapere che io, e tutto quello che era appena successo, lo avevamo reso tale. Le dita di Nico scendevano e salivano sulla mia schiena accarezzandola e facendo con la punta delle dita strani disegni. Io ero ancora in lui perché ci era servito un attimo per riprendere fiato ed eravamo rimasti così, a sussurrarci. -Ci credi?- mi chiese, -A cosa?- -È l'ennesimo nuovo anno che stiamo insieme- -Già, un nuovo meraviglioso anno- -Ti amo Will- -Ti amo Nico.- Avevamo poi ripreso ciò che era stato interrotto e la mia schiena, e la spalla di Nico, ne sentivano le conseguenze. Poiché, per evitare di fare rumore, io l'avevo morso e lui mia aveva graffiata. Una volta venuti, e sistemato il casino, ci eravamo rivestiti e addormentati. Poi un piccolo corpicino si era infilato tra di noi e l'avevamo stretta e rassicurata. Eravamo lì, solo noi tre, il fiore di tutto quell'amore, finalmente sbocciato.
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un SORRISO alla VOLTA
RandomNico e Will, due ragazzi normalissimi le cui apparenze ingannano chiunque gli stia intorno. Nessuno dei due si conosce eppure hanno l'uno bisogno dell'altro. Chiamatelo fato, chiamatelo destino, ma ci sono certe cose che devono succedere e succedera...