Capitolo 17. Another love

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Una volta dentro mi accorgo seriamente dell'ampiezza di questa camera.

Occupa tutto il piano e ci saranno come minimo tre camere da letto, con i propri bagni privati, poi c'è una sauna, una piccola piscina, una sala per i massaggi, un grande soggiorno con due televisori, e anche una piccola palestra, nella quale di sicuro mi rifugerò per scaricare la tensione.

Ma sento ancora l'effetto del jet-lag appesantire le mie palpebre.

Per questo congedo il facchino con una mancia da dieci dollari e mi dirigo verso il corridoio a destra, la zona notte con tutte le stanze, e al termine di esso, la camera padronale, con un grande letto circolare, un armadio a vista, e un bagno grande più di quello a casa mia a Malibu.

Sistemo i bagagli sulla candida moquette, a lato del letto, e mi ci stendo sopra con noncuranza.

Dopo circa cinque minuti, vado a farmi una doccia e poi mi metto sotto il caldo piumone color crema, cercando di riposarmi un po'.

Sono circa le sei e mezza quando mi alzo, e decido di ordinare qualcosa per cena, visto il fuso orario, e il jet-lag ancora persistente, penso che prenderò un'insalata e poi un lungo caffè nero.

Dopo questa sorta di cena, mi preparo per uscire, mettendomi a posto i capelli e sistemando i vestiti più delicati sugli appendiabiti.

Opto per un completo di Prada nero, abbastanza semplice nel complesso, ma per la mente ho molto più a cui pensare piuttosto che al mio abbigliamento, anche se di certo non ho intenzione di presentarmi da lui come una barbona dopo cinque ore di volo.

Per questo mi trucco un po', metto il mio profumo preferito, che dovrebbe essere anche il suo...

Esco dalla stanza e prendo l'ascensore verso la reception, dove chiedo di prenotarmi un taxi, nell' attesa mando un messaggio a Downey per sapere l'indirizzo di Christopher.

Una volta sul taxi indico l'indirizzo alla donna, che stavolta non sembra una fanatica Marvel, ma una semplice trentenne svogliata che porta in giro per Boston turisti e clienti di tutto il mondo.

Dopo circa un'ora ci troviamo in un quartiere residenziale pieno di alberi alti e verdi, così da coprire le enormi case da sguardi indiscreti e paparazzi.

E infine arriviamo all'indirizzo indicato, al termine della via, dove si estende un grandissimo parco, e al centro una grande casa in stile classico e di colore bianca, esattamente come le altre, solo più grande.

Noto immediatamente in fondo a desta una casupola, quasi sicuramente si tratta di un garage, visto che lì vicino ci sono altre tre macchine, come ce ne sono fuori dall'ingresso sul vialetto, chiaramente non è solo...

E io non dovrei essere qui.

Perchè se lui è in compagnia potrebbe ignorarmi o arrivare ad insultarmi... se è fatto o ubriaco.

Oppure potrebbero esserci delle spogliarelliste.

Oppure potrebbe non pensare più a me e non volermi neanche rivedere, oppure...

Oppure sto esagerando.

Devo uscire da questo taxi, pagare la donna e suonare il citofono, fine della storia.

Infatti, esco dal veicolo, pago e congedo la tassista e infine mi avvicino al cancello.

Mentre cammino mi scordo tutto, tutto a quello per cui mi ero preparata, tutto quello che sarebbe potuto succedere e che avrei fatto o detto.

Non ho più le parole, sono ancora paralizzata, mi sta succedendo di nuovo, e non so perchè ma succede spesso ormai, al solo pensiero di lui.

Colui che è quasi diventato innominabile per me, ed è paura pura, perchè non so mai cosa fare, come reagire, come comportarmi dopo quella serata dell'intervista nello sgabuzzino.

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora