Capitolo 15. When you try your best

372 18 0
                                    

- "No Rob, mi dispiace contraddirti ma non andrà così... lui non ritornerà. Quello che è successo, che sia colpa mia o no, è successo, e il nostro rapporto si è rovinato"-

- "Una sola discussione non mette in pericolo un'intera relazione. E poi sai che puoi fidarti della mia parola quando dico che tutto ha una fine, anche le litigate. Sai, non penso se ne sia andato perché non vuole neanche vederti in volto in ogni caso, non è la persona che lo farebbe, magari..."-

- "Ma io sono sicura. Me l'ha detto lui che se n'è andato per il compleanno di suo fratello Scott, e quindi andrà a Boston. Non me l'aveva ancora detto, ma doveva andare comunque, e di certo non avrebbe portato la ragazza con la quale sta da sì e no un mese"-

- "Sei molto più della ragazza con la quale sta da un mese, e lo sai bene. Fidati Imani, tu devi smetterla di sottovalutarti, perché io ci sono passato, e sono persone come te che fanno la differenza, io all'epoca ero giovane... ma ciò che Sarah ha fatto per me non lo dimenticherò mai"-

Rimetto insieme i pezzi e ricostruisco tutto ciò che Rob mi aveva detto sul suo passato, sulla ex moglie Deborah, su Susan... e anche su Sarah Jessica.

E la sua dipendenza, le armi, gli abusi di suo padre...

Mi avvicino a lui per stringergli le mani notando il suo sguardo corrucciato e gli occhi serrati in una morsa di riluttante compassione.

- "Rob non sai quanto mi dispiaccia... Dio che stupida, tu ne sai di sicuro più di me, che stupida!"-

- "Smettila, non sei per niente stupida, in ogni caso, penso che la vasca sia pronta, io sto bene, scendo di sotto, okay?"-

- "Grazie ancora Rob, davvero, non so come sarebbe potuta finire la giornata se non ci fossi tu qui ora. Ti voglio bene"-

- "Anche io ti voglio bene piccola Spielberg"-

Quindi mi alzo dalla poltrona mentre Robert chiude la porta della camera alle sue spalle, per poi scendere le scale.

Io, con ancora un gentile sorriso stampato sul viso, mi svesto ed entro immediatamente nella vasca con sali profumati e candele attorno.

Appena mi immergo completamente nella grande vasca rosea, la mia mente viene assalita da mille pensieri che mi strappano il cuore, e mi provocano un forte mal di testa, ma cerco di non pensarci, non ora, vorrei non pensare a niente, magari se penso al lavoro...

È il luogo dove ci siamo incontrati... non posso.

Devo per forza obbligarmi a non pensare.

Mi concentro su questo pensiero, il niente, l'assoluto nulla che copre e cela il dolore.

Dopo circa mezz'ora esco dalla vasca, sopra la quale si era sollevato un caldo vapore, e un intenso profumo di rose.

Stringo un asciugamano caldo intorno al mio corpo e mi dirigo verso la cabina armadio, dove prendo dei pantaloni della tuta e una felpa, mi asciugo i capelli e cerco di sistemarmi con un po' di trucco, del correttore e del fard, giusto il minimo indispensabile per non sembrare uno zombie.

Scendo in salotto, sentendomi più leggera e meno concentrata solo su di lui.

Vengo immediatamente pervasa da un profumo, come di nuovo, oltre al solito odore di salsedine dovuto alle finestre del salotto, che fungevano anche da muro, completamente spalancate.

Mi guardo intorno, e non penso che altro essere umano, me compresa, potrebbe aver sistemato meglio questa casa, non so come, ma in questa sola giornata ha modificato un ordine che era rimasto tale da anni.

Ha messo i cuscini in modo differente ma esteticamente molto gradevole, il tappeto l'ha spostato più in avanti, e ha ripulito tutta l'isola della cucina color ghiaccio.

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora