Capitolo 18. Heart of glass

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Non saprei dirlo con certezza, visto non lo trovo da nessuna parte,consolandomi con un'altra birra.

Non oso neanche avvicinarmi alle scale per vedere i piani successivi.

Anche se fosse lì, sono consapevole che non sopporterei e non riuscirei a togliermi dalla mente l'immagine di lui che mi tradisce.

Per questo mi appoggio al bancone della cucina, vicino al frigorifero dal quale tiro fuori anche una bottiglia di vino bianco, che un tizio a caso stappa e inizia a versare in bicchieri di vetro, altri di plastica, io prendo un flut dalla credenza.

Poi nel mio silenzio, guardo di nuovo il telefono per controllare l'ora, è l'una e venti di mattina.

Perfetto, a quest'ora neanche gli alieni verrebbero a prendermi per riportarmi all'hotel.

Ma non mi interessa più di niente.

Ormai ho troppo vino e birra nelle vene per riuscire a dare peso alla cosa o semplicemente pensare lucidamente a una soluzione per dove dovrò dormire.

Se non per terra qui in qualche angolo, oppure sul divano, quando questi maschi arrapati e sudaticci si saranno trovati un motel e una tipa con la quale andarsene.

Per ora rimango in piedi qui, tanto cosa cambia?

Verso le due e mezza, con tutto l'alcol in corpo, mi sembra quasi che le persone siano raddoppiate invece che dimezzate.

Ma non vorrei fidarmi troppo della mia vista in questo momento...

So solo che fa caldissimo, e quasi non si respira.

Mi fanno male le orecchie dai rumori e la musica, e sono stanca di questo odore di birra e sudore.

Mi sembra di essere in uno spogliatoio invece che a casa di quello che ufficialmente è il mio fidanzato.

Il jet-lag inoltre non aiuta...

Mi metto a urlare il suo nome.

Sento che sto per vomitare, o per svenire, perchè l'alcol che ho in corpo alla fine non dà energie, e poi saranno le tre di notte.

Ma continuo a camminare per questo dannatissimo primo piano, aggrappandomi a spalle di sconosciuti e mobili o pareti per continuare a camminare.

Giro senza sosta, anche se continua a
girarmi la testa, sempre più forte, oltre a sentire un dolore lancinante alle tempie e alle gambe, sento dolore al ventre, e penso debba vomitare, quindi mi trascino praticamente fino al bagno.

Entro aggrappandomi alla porta e alle pareti, per poi spostare due tizi e due ragazzine che stavano lì imboscati a fare chissà che cosa.

Ora come ora non mi interessa neanche, quindi mi chiudo in bagno.

Ovviamente appena mi abbasso in ginocchio verso il water, inizio a sudare freddo, ho delle forti fitte allo stomaco, e con in fiato corto alla fine vomito.

Il bagno è molto grande, e se non fosse per il fatto che sia in corso una schifosissima festa, sarebbe molto bello e pulito, tutto bianco e grigio, molto spazioso.

E nonostante sia solo un bagno per gli ospiti o per necessità visto che si trova al pian terreno, a me appare molto grazioso, abbastanza normale e impersonale, ma nella sua semplicità è confortante.

Mi sento già abbastanza meglio, anche se ho ancora delle fitte allo stomaco, e probabilmente dovrei cambiarmi i vestiti.

Sono le tre e mezza, ma anche se ho i vestiti sporchi e non mi senta ancora bene per via di tutto l'alcol che ho ingerito, continuo a cercarlo.

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora