Capitolo 30. Smells like teen spirit

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Non provavo questo sentimento dall'adolescenza.

Le famose farfalle nello stomaco.

E non sto parlando del primo bacio o quel tipo di sensazione.

Ma quando, finalmente, trovi il tuo posto, trovi te stessa, casa tua.

Questo è quello che sento una volta aver osservato il jet atterrare silenziosamente sull'asfalto caldo del Los Angeles Airport.

Sono tranquilla, sono a casa.

Anche se quello che provo realmente, dentro di me, in profondità, è un grande ed incasinato subbuglio di emozioni.

Brutti ricordi, e baci indesiderati.

Devo dimenticare quella persona, devo dimenticare Chris Evans.

Questo è ciò che devo fare, perché io ho una vita, piena di impegni e duro lavoro.

Sono una regista, e in primis una sceneggiatrice, e devo assolutamente ritornare a fare quello per cui ho studiato e lavorato sodo tutta la vita.

Eppure, al solo pensiero di tornare al lavoro, una morsa mi chiude lo stomaco, sarei comunque costretta a lavorare con lui.

Potrei farmi trasferire agli studi di un altra città, sempre che ci siano, oppure cambiare produttori...

Potrei anche passare alla News Corporation.

Ma cosa sto dicendo...

Sarà lui a cambiare lavoro se non sopporta vedermi.

Io non farò assolutamente niente per lui, sono qui solo per me stessa, non mi porterà via anche l'unica cosa che ancora mi rimane.

La mia città.

Capisco però abbastanza rapidamente di star rimuginando e pensando alle stesse cose da troppo tempo, e questo non mi porterà che alla pazzia.

Devo solo scendere da questo jet, e tornarmene a casa mia.

Ho bisogno di dormire, e sdraiarmi nel mio letto da diecimila dollari fatto in Svizzera apposta per me.

Ecco ciò di cui ho bisogno.

- "Oh, dove pensi di andare, Giovanna D'Arco? Senza degli occhiali da sole sverrai, non sei più abituata al sole della California, piccolo vampiro, metti questi, in più, sai i flash dei paparazzi, scusa ma non sono riuscito a fermarli"-

Robert mi avverte, prima di volgere gli occhi al cielo e incominciare a lamentarsi degli agenti di questi tempi.

Io rido a qualche battuta, ma evito ogni più prolungato sforzo nel parlare.

E mentre mi dirigo verso l'uscita, la mia mente ha altro per la testa.

E tutto quello che riesco a fare, per farmi riconoscere immancabilmente, è scivolare per le scale.

Se non fosse sempre per lo stesso uomo, che mi sta salvando la dignità, oltre che la vita.

E io, frustata e stanca, con gli occhi vermigli e gonfi, lo stomaco sottosopra e la testa pulsante di dolore...

Incomincio a piangere dalla vergogna e la disperazione.

Forse esausta di tutto e di niente, forse solo sotto l'effetto di un caffè troppo zuccherato dell'aereo e il jet leg, forse depressa e traumatizzata.

Bofonchio qualcosa, anche se a malapena sento le mie stesse parole.

Il braccio famigliare e fermo di Robert mi avvolge la schiena, e mi aiuta a salire in macchina.

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora