Capitolo 27. Don't stop believin'

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Devo dire che rispetto alle aspettative, la mia tensione e le mie ansie si sono nullificate.

Nell'esatto momento in cui ho realizzato che tutti attorno a me si stavano sforzandi di essere, o perlomeno di apparire, estremamente socievoli, pacati e spiritosi.

E in tutta questa premura di farmi sentire già parte della famiglia, Chris si è invece allontanato.

Lasciando a me il palco libero, mentre dovrebbe essere qui al mio fianco a ridere delle battute di Shanna e gli aneddoti curiosi del ragazzo di Scott.

Perplessa, e forse un po' spaventata da vecchi scheletri che potrebbero ripresentarsi.

Mi allontano dalla chiassosa festa, con la scusa di dovermi sciacquare via un po' di champagne.

Che di proposito mi ero versata sull'abito.

Provo a chiamarlo con il cellulare, sperando di trovarlo semplicemente seduto in cucina, pensieroso, e forse un po' infantilmente geloso delle mie attenzioni.

Almeno, sarei sicura di vederlo sobrio e ben sveglio, per quanto scoraggiato e con l'orgoglio ferito.

Ma il mio tentativo di sentire la suoneria del suo telefono è vana.

E non trovandolo al piano di sotto, sicura di avere gli occhi della madre Lisa, leggermente preoccupati e confusi quanto i miei su di me.

Mi volto verso di lei, che mi intravede dalle porte finestre che danno sul retro.

E tento di confortarla con un piccolo sorriso, prima di salire le scale ed allontanarmi dal suo campo visivo. 

Mi sembra di rivivere le scene di un film già visto, un'opera già completa, un libro già letto.

Mentre attraverso il corridoio, affiancata da porte chiuse, e profumi per ambiente dall'odore deciso e floreale.

Lentamente mi cresce la pelle d'oca, e sento un brivido percorrermi tutta la spina dorsale.

Un dolore costante cresce forte nel mio petto, ho un conato, e preferisco fermarmi a metà del corridoio e appoggiarmi ad una porta.

Prima di riprendere a camminare nel buio, nel passato, negli errori e nella paura.

Trovo una porta aperta alla fine di questa lungo flashback che desidererei non rivivere.

Ma ormai mi ritrovo qui, troppo avanti per tornare indietro.

E mi affaccio all'unica porta da dove fuoriesce una fioca luce calda e giallognola.

Una volta portato il mio sguardo all'interno, noto il wc, il bidet, il piano doccia, e chiaramente concepisco di trovarmi in un bagno.

Al lavandino c'è una figura alta e scura, nella penombra.

Penso di sapere già di chi si tratti, ma mi avvicino ulteriormente.

Devo essere sicura di cosa stia facendo l'uomo che automaticamente intuisco essere Chris.

Stringendo i pugni dalla paura, troppo forte per permettermi di continuare a camminare ed avanzare verso quella silhouette color pece troppo alta e muscolosa per essere chiunque altro della sua famiglia.

Indietreggio a passi sommessi e trattenendo il respiro, il cuore in gola.

Riesco a ritornare all'ingresso di questa buia stanza.

Rimanendo ferma ancora pochi minuti, solo per osservare ciò che già la mia mente presupponeva da troppo tempo.

Mentre salivo gli scalini con le mani sudate sapevo a cosa andavo in contro.

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora