Capitolo 3. If I ain't got you

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Non ci posso credere.

Non saranno passate neanche quarantott'ore dal colloquio, e mi hanno già mandato una email, non mi sembra vero tutto questo, è successo tutto con così tanta fretta che non riesco nemmeno a realizzare tutto quello che è successo.

Ma dopo aver raccolto i pensieri e aver ristabilito una frequenza cardiaca accettabile, chiudo gli occhi davanti allo schermo. Mi faccio forza e la apro.

Gentilissima signorina [...] siamo lieti di accoglierla nella famiglia di registi Marvel...

Oh mio Dio! sto letteralmente piangendo come una bambina davanti al computer, non ci credo, no, non è possibile!

E per di più si inizia a girare lunedì, ovvero domani! Sto sognando, non c'è altra possibilità.

Domani inizio a dirigere un film per la Marvel?! Non ci credo seriamente...

Continuo a leggere sullo schermo, facendo passare i miei occhi su ogni angolo dello schermo come fosse la prima volta che ne vedo uno. Osservo, leggo e rileggo ad alta voce tutti i dettagli scritti nella missiva.

Faccio un altro respiro profondo, stampo la mail per sicurezza, e tento di ricompormi per quello che riesco.

Con gli occhi ancora lucidi e le mani tremanti, decido di iniziare a cucinare qualcosa, passo la serata stesa sulla sabbia a godermi il puro silenzio. Medito e infine vado a letto, domani mi voglio svegliare presto.

Il giorno seguente mi sveglio alle 5.30 da vera maniaca dell'ordine, e non appena sento l'insopportabile rumore della sveglia che ieri mi sembrava una saggia idea, maledico me stessa per tutta questa puntigliosità.

In poche parole, non ho la minima voglia di alzarmi, ma sguscio fuori dal letto pigramente, mi preparo per fare esercizio, e infine faccio colazione.

Mi vesto, sistemo i capelli, e mi dirigo verso gli studios. Alla sola idea di dovermi abituare a questa routine con questa strada... chiamatemi ripetitiva, ma sono seria quando dico che mi sembra tutto così surreale e penso non mi ci abituerò mai veramente.

Appena arrivo agli studi, mi accoglie una ragazza gentilissima di nome Richelle, che mi accompagna verso uno dei tanti uffici facendomi alcune domande abbastanza personali.

Sembra molto felice per me, e mi stupisco di trovare tanta accoglienza in una metropoli come Los Angeles, io che sono ancora abituata alla tipica freddezza newyorkese.

Appena la ragazza apre una porta e mi invita ad entrare mi ritrovo in una sala conferenze, mi guardo attorno, saremo come minimo al ventesimo piano e non posso evitare di notare come prima cosa la fervida luce del sole che si fa strada oltre le ampie vetrate.

La vista sul canyon è mozzafiato.

Con un flebile colpo di tosse, Richelle mi riporta alla realtà, e mi guardo attorno... tutte le sedute della sala sono occupate,  tranne una... ma non è questo ciò che ferma il mio battito cardiaco.

Le persone sedute al lungo tavolo di cristallo... conosco tutte queste persone.

Sono tutti i produttori Marvel, conosco ogni cosa su di loro, e non sono soli. Attorno a loro ci sono anche registi e... attori.

Vedo Robert, che non appena alza lo sguardo che aveva perso nel vuoto, annoiato e altrove, mi saluta con un cenno della mano, come se si ricordasse di me, come se fossimo amici da una vita e io fossi arrivata a salvarlo dai meandri della noia.

Ma non è solo, perchè riconosco Scarlett Johansson, Paul Bettany, Sebastian Stan, Chris Hemsworth e poi, di sottecchi intravedo lui...

La mia debolezza, il mio idolo, in tre semplici parole, Christopher Robert Evans.

Avvampo, incomincio a sudare, e i pensieri mi affollano la mente. Sono soprappensiero, e ci metto qualche istante per collegare di avere gli occhi di tutti addosso a me. È calato il silenzio e mi dimentico di respirare.

Ovviamente l'unico posto libero è tra lui e Paul Bettany, quest'ultimo mi lancia subito un caloroso e amichevole sorriso. Saluto tutti, elettrizzata, e mi presento brevemente ad alcuni di loro, solo una volta seduta al fianco dei due noti attori mi accorgo di essere praticamente l'unica donna, insieme a Scarlett.

Rimango immobile sulla sedia per dieci minuti buoni, in una perenne guerra interna, respirando solo il minimo indispensabile. Sono un fascio di nervi, e fuori di me, mi volto discretamente verso Chris Evans, che dal mio ingresso non si era nemmeno degnato di sollevare lo sguardo, e la stessa cosa avevo inconsciamente fatto io, non osavo guardarlo...

Si volta verso di me a sua volta, e con il suo sorriso perfetto mi saluta velocemente e mi stringe la mano, io ricambio e sorridendo gli chiedo di che cosa stavano discutendo in un lieve sussurro.

Lui guardando il telefono mi risponde che sinceramente non ne ha idea.

Potrei dire di essere leggermente infastidita dalla sua altezzosità, ma sono fin troppo estatica per rimanerci male. Guardo di fronte a me e per poco non chiedo a qualcuno di darmi un pizzico.

Davanti a me trovo Taika Waititi, il regista di Thor Ragnarok e molti altri film, un mito del cinema contemporaneo. Mi sta sorridendo, e giuro che seriamente, questo posto non smetterà mai di lasciarmi senza parole.

Taika, proprio lui, prende la parola, rompendo questo momento d'ellissi perfetto, - "Ora che ti sei presentata possiamo procedere, stavamo discutendo sulla produzione di un nuovo film, e ovviamente tu sarai al mio fianco visto la tua recente assunzione come regista, non ti preoccupare, con il tempo ci si abitua ad essere circondati da celebrità, ci sono passato anche io" -. Risponde solare e sento diverse altre persone ridere, compreso Chris, la cui risata mi stordisce anche le sinapsi.

Io rispondo determinata e il regista sembra incoraggiarmi ancora una volta, guardandomi con i suoi occhi gai - "Questo è lo spirito giusto novellina, coraggio, ora potete andare... ah, magari qualcuno di voi le fa un riassunto di cosa abbiamo detto oggi? Grazie e buon lavoro!" -.

Lui invita silenziosamente l'uomo al mio fianco ad offrirsi di aiutarmi, spostando rapidamente gli occhi da lui a me. Non posso che amare questo regista.

Così Chris si volta ancora una volta verso di me, avvicinandosi e parlandomi in un sussurro, mentre gli altri presenti iniziano ad incamminarsi verso l'uscita della sala.

Si sporge verso il mio orecchio, e seducente incalza - "Io non ho impegni, se vuoi posso offrirti un caffè e un giro degli studios, dicono che sono un ottimo cicerone..." -.

Io rimango immobile, pietrificata, e ci metto qualche istante prima di rispondere con una convinzione disumana - "Grazie, sarebbe perfetto" -.

Mi precipito fuori e lo seguo, affiancandomi poi a lui nel corridoio e accorgendomi della sua statuaria bellezza.

Il suo inconfondibile e familiare profumo mi mettono un'insolita calma, e presto rimetto i piedi per terra, nonostante la sua presenza vicino alla mia mi sembri ancora una fantasia adolescenziale.

Chris prende iniziativa, e incomincia a farmi da chaperon - "Allora...

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora