Capitolo 16. There's no comfort in the truth

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- "Ti accompagno in aeroporto, va bene?"-

- "Certo va benissimo"- il mio tono è grato e remissivo.

In poche ore è riuscito a rimettere insieme la mia vita.

Lui quindi si alza dal comodo divano color crema, con le braccia tese per un abbraccio, e io immediatamente mi avvicino a lui e lo stringo in vita, appoggiando il mio viso sulla sua spalla, mentre lui avvicina le sue labbra al mio orecchio e incomincia a sussurrare.

- "Con lui dovrai essere paziente, ma risolverai tutto. So che sembra ti sia caduto il mondo addosso, ma non è così, nulla è finito, ora andrai da lui, e sicuramente parlerete e lentamente tornerà tutto com'era, queste cose capitano nella vita. Non sempre tutto va come vorremmo o come progettiamo sai? Bisogna solo rimboccarsi le maniche e sistemare le cose, lottando con forza e convinzione. Per questo non è bene fare troppi progetti a lungo termine, perchè non si sa mai cosa può succedere, in senso negativo, ma anche positivo. Sii te stessa, e lotta, perchè l'amore è un campo di battaglia"- Io annuisco.

- "Sono pronta per lottare, per lui e per noi"-

- "Lotterete insieme, e ce la farete. Ora, prendiamo queste valigie piene di outift sexy per riconquistare quel newyorkese snob, e prepariamoci per i paparazzi"-

Detto questa ultima frase con il suo solito sarcasmo, nel tentativo di migliorare un pò l'aria soffocatamente seria che lui cerca sempre di evitare.

Non mi sarei mai aspettata da lui certi discorsi così filosofici e veri allo stesso tempo, vorrei molto avere la saggezza e freddezza con la quale affronta le situazioni...

Mi posa un bacio sulla fronte e poi si stacca dall'abbraccio, prende valigia e borsone, io la borsa, e ci dirigiamo fuori dalla casa.

Circa dieci paparazzi si erano piazzati all'ingresso, proprio come previsto da Downey, che molto elegantemente sorride e saluta, mentre avvolge il suo braccio attorno alla spalla per starmi vicino.

Tenta di coprirmi dal flash di quelle macchine fotografiche che sembrano avvicinarsi sempre di più a noi, allontanandoli con il braccio libero e prestandomi i suoi occhiali da sole.

Entriamo infine nella sua macchina e chiama Susan per avvertirla di tutto e aggiornarla sul perchè avrebbe fatto tardi a cena.

Io rimango in silenzio tutto il tempo, con la mano sinistra stretta nella sua, pensierosa.

Arriviamo dopo circa venticinque minuti all'aeroporto, c'era moltissimo traffico sulla statale, ma una volta lì, procede al mio fianco per i controlli alla dogana e tutto, fino all'arrivo di fronte al jet, dove mi abbraccia un ultima volta, e mi augura buon viaggio.

- "Per qualsiasi cosa, chiamami. Anche solo se sei annoiata e non sai con chi parlare in aereo, capito?"-

- "Ho capito. Grazie mille Rob, non so che altro dire, davvero, ti voglio un bene incredibile"-

- "Non c'è niente da dire, piuttosto, se non torni a Los Angeles tra le braccia di Evans, sappi che vado a Boston a fargli il culo"-

- "Lo terrò a mente, grazie!"- E finalmente un sorriso sincero si dipinge sul mio volto.

- "Grazie per aver sorriso e riso insieme a me, buon viaggio Imani"-

Salgo le scale del jet e mi giro solo un'ultima volta, alla ricerca del viso di Downey, che prontamente trovo ancora sorridente.

L'interno di questo aereo privato è qualcosa di disumano, davvero indescrivibile, è bellissimo, chiaro, ed enorme.

Il viaggio di cinque ore e mezza direi che passa velocissimo, dato che passo le prime due ad osservare ogni piccolo dettaglio di questo incantevole velivolo, successivamente mi accuccio sul divano e guardo un film, anche se mi addormento a metà di esso, svegliandomi solo all'arrivo.

Qui il personale di volo mi avvisa che tra quindici minuti atterreremo, e che all'interno dell'aereo vi erano anche delle camere da letto se avessi voluto appisolarmi anche al ritorno.

Non so come abbia fatto Robert a trovare del personale così gentile e poco invadente, in tutti i voli di linea della mia vita le sole hostess con le quali avevo dovuto fronteggiare erano solo scontrose cinquantenni annoiate del loro stesso lavoro.

A Boston, nonostante sia solo settembre, fa molto più freddo, e per quanto io sia originaria di New York, con tutti gli anni passati a Los Angeles o in Europa, non ricordavo questo freddo, e io ho solo indosso una felpa bianca con un corsetto e dei pantaloni eleganti.

Una volta atterrata esco dall'aeroporto con il mio borsone, valigia e l'altra borsa in spalla, alla ricerca di un taxi che mi porti in centro al mio hotel.

Ne trovo uno pronto a portarmi all'hotel The Ritz, uno storico albergo di lusso dove aveva prenotato Robert, solo dopo altri dieci minuti di ricerca.

Salgo sul taxi, comunico la destinazione al guidatore, che sembra disposto almeno lui a portarmi lì, e parte, mentre io telefono a Downey.

Mi mette in attesa, e dopo qualche minuto sento la voce che speravo di sentire da ore.

- "Hey Imani! Sei arrivata viva a Boston? Com'è lì il tempo?"-

- "Onestamente molto più freddo di quello che mi sarei aspettata!"-

- "Non pensavo che una newyorkese come te potesse sentire il freddo!"- la sua ironia mi scalda il cuore.

- "Una newyorkese che vive a Los Angeles da più di dieci anni volevo ricordarti! Comunque il viaggio è stato fantastico, perfetto"-

- "Bene, mi fa piacere, ora vai al Ritz giusto? O vai subito da lui?"-

- "No, vorrei prima andare in hotel a lasciare le valigie..."-

- "Va bene, ma non cercare di evitare il problema, perchè ormai sei lì. E non aspettare il giorno del compleanno visto che probabilmente sarebbe il giorno peggiore. Già non si aspetta di ritrovarti qui, e di sicuro non gli farebbe tanto piacere"-

- "Hai ragione, non ti preoccupare. Entro stasera ti faccio sapere e farò quello che devo. Susan e i bambini invece, loro come stanno?"-

- "Oh loro stanno alla grande, anzi la piccola Avri ti saluta"-

- "Aw, dalle un bacio da parte mia"-

- "Di sicuro, allora ci sentiamo dopo, e stai serena okay?"-

- "Ci provo, a dopo"-

Chiudo la chiamata e non faccio in tempo a tentare di chiudere gli occhi pesanti per via del jet leg, che l'autista si mette a parlare con me.

- "Scusi il disturbo, ma lei è Imani Colemann, la nuova regista Marvel?"-

- "Ehm sì, sono io..."-

- "Oddio, i miei figli vanno pazzi per la Marvel! Oh mio dio, e quello al telefono era davvero Robert Downey Junior?"-

Io completamente spaesata e nuova a una situazione del genere non so che dire, se non annuire e sorridere.

Arrossisco dall'imbarazzo, misto a una lieve felicità, non avrei immaginato di poter essere famosa e riconosciuta in giro, oddio, non pensavi che solo dopo un film per loro la gente mi riconoscesse! Io mi reputo ancora una fan sfegatata degli Avengers, non la migliore amica di Robert Downey Jr, è surreale...

- "Oddio! Che emozione! Sa, in giro si dice che lei e Downey siate grandi amici, ma è vero che lei è fidanzata con Chris Evans?"-

Ecco la domanda che aspettavo...

la più semplice e banale, ma anche la più dolorosa e complicata, non so cosa dire.

Rispondo nel modo più retorico e normale possibile.

- "Io e Robert siamo amici, e sì, immagino che abbiano ragione i media, io e Christopher stiamo insieme"-

- "Ah lei lo chiama Christopher? Wow, avevo sentito dire che solo la sua famiglia potesse... Scusi l'invadenza, non è che potrebbe, farmi un autografo? Sarebbe un sogno!"-

- "Ehm, sì certo, non c'è problema..."-

Per fortuna la mezz'ora che segue è composta da un lungo e stabile silenzio, se non fosse per la musica jazz di sottofondo.

Una volta al Ritz, dopo Il check-in, un giovane con un abito nero elegante mi accompagna al sesto piano, dove, ovviamente, mi aspetta una suite, che solo Downey può permettersi immagino...

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora