Capitolo 34. Often

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- "Rob, grazie al cielo esisti altrimenti avrebbero dovuto inventarti. Non sai cosa mi è appena successo, ti giuro, stento a crederci anche io"-

- "Ma ciao anche te, tesoro, buongiorno, si ho dormito bene, grazie per averlo chiesto, e sì anche i bambini stanno bene. Cara, quanta vitalità per un dopo sbronza, sarà la giovane età ma nemmeno quando avevo i tuoi anni superavo così facilmente una notte tra vomito e vodka"-

Robert si mette a ridere fragorosamente insieme a me.

Prima di stringermi in un rapido abbraccio e prendermi sottobraccio avviandoci verso gli studi della direzione.

Io nel mentre gli racconto quello che mi è appena accaduto.

E lui con una smorfia di disgusto lo giudica "un povero ragazzino dei sobborghi di Londra con qualche complesso d'inferiorità che cerca di divertirsi come può, essendo quasi alla deriva della sua corta carriera cinematografica".

Sotto alle mie sincere risate, con pochi resti di quello che fino a poco fa definivo un lancinante dolore alle tempie.

Al contrario accresce in me una sorta di panico.

Come un'ansia inconscia o un impalpabile e infondato presentimento che l'aver saltato un ciclo questo mese non sia solo un caso.

E nessun segno visibile di un possibile ritardo non fa che argomentare la mia teoria.

Mi perdo nei miei pensieri ancora una volta, mentre cammino.

Ora dentro all'edificio dove lavoro per la prima riunione del giorno con il centro di produzione del nuovo film e il mio caro amico sempre con me.

Non perde occasione per cercare di non dare a vedere la sua personale preoccupazione per la mia lunga assenza dal set.

Tanto che a metà giornata, tra revisioni, riunioni, riscritture e lotte legali per girare determinate scene e ottenere diritti d'autore, contattare e ri-contattare editors e stunt-men.

Rob mi tira per un lato, vedendomi completamente stralunata e su un altro pianeta.

Nonostante cercassi eccessivamente di metterci il doppio dell'impegno che ci metterei normalmente per queste questioni burocratiche.

Mentre sto parlando con Stevens, uno degli editors per un dettaglio di una scena che dovremo rivedere, Rob mi cinge da dietro.

E inaspettatamente, mi attira a sé per i fianchi prima di tirarmi da parte.

Senza nemmeno degnarsi di inventare una scusa alle persone con cui stavo parlando.

Sono irritata e sbigottita, non bastavano le mi paturnie giornaliere?

Oggi è forse la giornata internazionale "usiamo e prendiamoci gioco di Imani come se fossi una bambola di pezza"?

Perché se così fosse, non sono stata avvisata.

- "Imani, ho già capito che c'è qualcosa sotto, qualcosa che non va, quindi parla. Nessun cazzo di regista ci mette mezza giornata solo per controllare gli editors e tutte quelle stronzate"-

Mi alita a pochi centimetri dalle labbra, i suoi occhi focosi e profondi fissi nei miei, persi e vermigli dalla sera precedente.

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora