Capitolo 14. We can make it if we try

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Mi volto verso Chris un pò spaesata, alla ricerca di una motivazione per quel gesto tanto tipico da lui quanto nuovo.

Soprattutto in una situazione del genere, dove l'unica cosa che farebbe -nella norma- consiste nel rintanarsi semplicemente nella sua silenziosa e riflessiva rabbia.

L'unica spiegazione plausibile che la mia mente riesce a considerare è l'astinenza.

Un'astinenza messa in mostra solo mascherata da un lucre e complicato astio.

Mentre io rimango confusa a dividere il mio ragazzo e qualunque rapporto umano potrei dire di aver avuto con questa persona spregevole.

Loro sembrano non avere intenzioni nel mettere fine a quella discussione, se non fosse per il mio urlo isterico.

- "Basta, Dio Santo! Ma cosa siete bambini!?"-

Smettono di sbraitare, e con gli occhi sgranati e le mascelle serrate dalla rabbia mi ascoltano in un silenzio di tomba.

- "Tu Keith puoi benissimo tornartene da dove sei venuto, io non ti ho mai contattato. Quindi ti prego di lasciare immediatamente casa mia, o sarò costretta a chiamare la polizia. Chris, so che ti devo delle spiegazioni e mi dispiace per quello che hai dovuto vedere, io ti giuro che non ne sapevo niente, ho sempre ignorato ogni suo tentativo di riallacciare i rapporti o semplicemente di contattarmi..."-

Non appena mi volto per guardarlo in volto mentre gli parlo, fisso i suoi teneri occhi nei miei.

Sono ancora iniettati di sangue, ma riesco a intravedere uno spiraglio di buonsenso in fondo al casto colore dei suoi occhi.

Le sue parole però mi tagliano al petto dal tono perentorio e autorevole.

- "Evidentemente non è stato abbastanza se è pure riuscito ad avere il tuo indirizzo di casa... comunque me ne vado pure io ora. È il compleanno di Scott tra poco, quindi parto stasera"-

E così, in pochi minuti, mi si è sgretolato tutto davanti agli occhi.

La terra sembra cadermi sotto ai piedi, e il mio cuore smette di battere.

Non voglio in nessun modo che ciò accada, non voglio che se ne vada, ma quando Keith varca la soglia di casa non riesco più a muovermi.

Vedo la figura di Chris muoversi dietro di me.

Non riesco a mostrare emozioni, non riesco nemmeno a urlare, piangere, dire qualsiasi cosa.

Sono paralizzata da quelle parole, mentre Keith sbatte la porta con frenesia dietro di sé e Chris va al piano di sopra, anche lui velocemente.

Io rimango ferma in corridoio per qualche minuto, per poi risvegliarmi e andare nel bagno al pian terreno, quello degli ospiti.

Entro per bagnarmi la faccia e tentare di nascondere le lacrime, confondendole con l'acqua gelata del rubinetto.

Pensierosa esco dal bagno e salgo le scale fino alla nostra camera.

Mi sento vuota, persa, come se non appartenessi più al mio corpo, molle alla mia sola volontà.

La paura di perdere Chris mi avvolge con sudori freddi e angosce.

- "Chris ti prego, aspetta"- Le mie banali suppliche vengono accolte come disperati sussurri.

Dopo infiniti secondi in cui mi sento il corpo trafitto da pugnali, Evans inspira sonoramente prima di scagliarsi contro di me.

- "Cosa vuoi che faccia? Finta di niente? È chiaro che ci sia qualche storia dietro, e al momento non sono pronto per ascoltare una cosa del genere, quindi me ne vado. Avrei dovuto farlo lo stesso comunque"-

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora