Capitolo 25. Knockin' on Heaven's door

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- "Forse non ci amiamo più... insomma, può capitare, e non te ne farei una colpa..."-

Noto Chris, che prima era seduto sul letto con il volto fra le mani, stanco e rabbioso.

Mentre io mi sono poggiata alle ante dell'armadio.

E mi sono lasciata scivolare lentamente per terra accovacciandomi e raccogliendo le gambe per nascondere il mio viso.

Ma ora lui si alza dal letto, e sentendo questa mia affermazione fatta da una voce rotta e rauca, si accovaccia di fronte a me.

Tentando di sollevarmi il viso con le sue grandi e salde mani, che più e più volte mi hanno sostenuto.

Il suo tono di voce si è tramutato in calmo.

E vedo che sotto il suo petto, poco fa gonfio di astio, ora cerca di ritornare a muoversi con sommessa regolarità, e mi sussurra.

- "Imani, cosa ti fa pensare questo? Perché è una cosa importante, se arrivi a mettere in discussione i sentimenti, non solo tuoi, ma quelli di entrambi. Forse hai ragione tu, insomma..."-

Sento un forte e costante dolore al petto, anche solo mandare giù della saliva mi provoca forti bruciori.

E le lacrime, calde e salate, scorrono senza sosta sulle mie gote.

Cerco di coprirmi il volto fra le braccia più che posso, ma i miei singhiozzi rimbombano in questa stanza fredda e grande, scura e anonima, lontana da quella che io non potrei mai considerare casa.

Dovrei dire qualcosa ora, ma i miei irregolari singhiozzi sono gli unici versi che sembro in grado di pronunciare al momento.

Il cuore mi fa male, e vorrei allontanarmi da tutto questo.

Ho un pensiero fisso, costante, all'interno della mia testa, e vorrei farei qualsiasi cosa purché se ne vada.

Ma tutto ciò di cui la mia mente è capace al momento è: voglio tornare a casa mia, questo posto non mi appartiene.

Chris cerca di avvicinarsi ancora a me, prendendo il mio collo tra le sue mani, in modo da spingere la mia testa sul suo petto.

- "Appoggiati a me, shh, dai, è presto, possiamo anche tornare a letto ora"-

Ma riesco a reagire ora, e sono pronta a sfogarmi.

- "No, Chris. Io, io non so cosa stessi pensando, io non volevo dire quello. Ho sbagliato, è che forse, forse è solo perché sono insicura, sai non è facile per me. Tu fai tutto quello che vuoi, questa è casa tua, conosci questa città da quando sei nato. Mentre io non ho mai condiviso la casa con qualcuno, e poi dopo quello che è successo, mi sento... non lo so..."-

Chris mi avvolge le braccia attorno alla schiena, stringendomi forte a lui.

Per poi tirarmi su sedendosi sul letto con me sulle gambe.

- "Come ti senti? Parla, con me puoi sempre parlare, lo sai"-

Ora sono sulle sue gambe, e anche solo questa posizione per me è per un certo senso imbarazzante.

- "È che non vorrei essere paranoica, so che lo sono già, ma la verità è che mi sento sola, e mi manca casa"-

Lui, prima silenzioso e in un ascolto serio e aperto, ora mi raccoglie alcune ciocche dietro l'orecchio e mi lancia un timido sorriso rassicurante.

- "Amore, guardami negli occhi"-

- "Perché?"-

- "Perché so quanto ti piacciano e ti calmino, e qualsiasi cosa possa aiutarti, io la farò. Mi dispiace di non aver colto prima i tuoi messaggi, so che sei molto timida e per te è difficile dire quello che provi veramente in alcune situazioni... ti prometto che farò del mio meglio per essere più presente, e poi, se ti va, dopo il compleanno di Scott, possiamo tornare a Los Angeles"-

Love & Thunder | Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora