Capitolo 22 - La mia vita di prima, ma con te

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Ciao a tutti! Una breve comunicazione: questo capitolo potrà sembrare "superfluo" ai fini della storia (e forse lo è), ma a livello personale per me ha significato molto. Ho infatti dovuto chiedere aiuto alla mia amica A. per poterlo scrivere (perchè io nella vita mi occupo di tutt'altro), e quindi è stata la prima volta in cui ho confidato a qualcuno questa mia passione per la scrittura. Ci tenevo a dirlo e a ringraziarla in pubblico :)

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Ci spetta ancora poco più di un mese di vacanza, prima che Lando debba ricominciare a lavorare. Non avendo in programma nulla di particolare, ho deciso di tornare a casa in Italia, dove avrei lavorato qualche giorno per dare riposo ai miei genitori. Incastrare delle ferie per loro senza dover chiudere è sempre stato un po' un problema, e visto che negli ultimi mesi mi hanno permesso di seguire Lando in giro per il mondo, il minimo che possa fare è concedergli un po' di respiro.

Atterriamo a Malpensa che è tardo pomeriggio, purtroppo il traffico del rientro ci rallenta e il taxi impiega quasi 2 ore a scaricarci davanti al mio portone.

Citofono e già dall'esterno sento il mio cagnolino abbaiare, sorrido. "Non ti spaventare, Lucky è bravissimo, solo un po' casinista"

"La mia versione canina praticamente." 

Mi fa ridere mentre il cancello si apre e ci permette di entrare nel vialetto di accesso. Vedo Lucky al di là della cancellata che scodinzola allegro, più che altro sculetta visto che essendo un Corgi non ha molto da muovere. Mi è mancato tantissimo.

Apro la porta e mi lancio verso di lui per coccolarlo "Tesorino come mi sei mancato" mi abbasso e mi lecca la guancia. 

Annusa la scarpa di Lando e si appoggia al suo ginocchio per alzarsi, l'inglese lo saluta "Ciao piccolino" lo accarezza e in un secondo lo ha già conquistato. Presto corre via per inseguire le lucertole, o va a caccia di guai.

"Ciao!" Saluto i miei genitori andandogli incontro.

"Bentornata tesoro" mi abbracciano contemporaneamente. Ricambio l'abbraccio con forza, mi sono mancati entrambi.

"Benvenuto Lando!" Mia madre allunga le braccia e stringe anche lui, mentre mio padre si limita ad un sorriso e ad una stretta di mano.

"Grazie per ospitarmi" sorride lui. Anche questa volta mi ha chiesto di insegnargli qualche parola per fare bella figura. Ha un buon orecchio per l'italiano, ma è troppo timido per provare a buttarsi e parlarlo.

"E di cosa, figurati. Entrate ragazzi, sarete stanchi. Avete fame?"

"Grazie mamma ma abbiamo cenato in aereo, a dire la verità siamo un po' cotti" uno sbadiglio mi interrompe la frase.

"Allora andate pure su, parleremo domani."

Salutiamo per la notte e guido Lando al piano di sopra, dove vivevo prima di trasferirmi (praticamente) a Woking. Casa mia è piuttosto grande, è la vecchia casa dei miei nonni paterni. I miei genitori vivono al piano terra, mentre io ho il primo piano tutto per me.

"Fa attenzione alle scale" avverto Lando. 

Lo conduco nella mia camera da letto, dove apro la finestra per far rinfrescare l'aria. Lui si guarda attorno, incuriosito dalla quantità di fogli che ho appeso sopra la testiera del letto: articoli, volantini, poesie, poster, figurine, fotografie. Alcune cose sono cadute in mia assenza, ma una volta c'era buona parte della mia vita su quella parete.

Mi dirigo anche in sala ad aprire i vetri, Lando mi segue. "Wow quanti libri" spalanca gli occhi davanti ad un'antica libreria.

"E' stato il regalo dei miei genitori quando mi sono laureata." Sorrido al ricordo. "Vieni, ti faccio vedere dov'è il bagno." Mostro a Lando la stanza e l'interruttore.

My kind of drug // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora