Capitolo 29 - La pioggia

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(Questa volta le note sono alla fine. Buona lettura.)

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Trascorro la notte in balcone, ma questa volta mi butto una coperta sulle spalle.

E' ancora mattina presto quando sento un rimbombo arrivare dalle montagne. Nuvoloni neri nascondono il borgo di La Turbie, e scendono sempre di più lungo le pendici.

Nel giro di un'ora non inizia a piovere, diluvia a secchiate. Nonostante sia coperta dal pergolato, qualche goccia mi finisce comunque sui piedi. Non mi infastidiscono, li ho già così ghiacciati che neanche le percepisco.

Non so che ora sia quando vengo scossa dal suono del citofono. Sarà sicuramente qualcuno che ha sbagliato a digitare il numero dell'interno. I miei genitori hanno le chiavi, Alex ha sicuramente rispettato la mia volontà di restare sola.

Quando però il suono diventa insistentemente fisso, mi alzo pronta a rispondere in malo modo.

Il video-citofono inquadra l'ultima persona che mi aspettavo.

"Lando."

E' appoggiato con le mani ai lati della telecamera, gronda acqua dal viso, dal naso, dai capelli.

Prima di decidere se aprirgli, i miei piedi mi hanno già guidato fuori dalla porta. Non aspetto neanche l'ascensore, corro per 9 rampe di scale ed esco. Il vialetto di accesso non sarà lungo più di 50 metri. Quando apro il cancellino esterno sono zuppa d'acqua fino alle ossa. E sono anche a piedi scalzi.

Lando mi fissa con il fiatone, il respiro pesante spinge qualche minuscola goccia verso di me, dall'arco del suo naso scende praticamente un rivolo continuo. Sembra di essere sotto una cascata.

Lo fisso, non parlo perchè temo che sia un'allucinazione, l'ennesimo scherzo della mia testa.

Lui ricambia il mio sguardo per dei secondi interminabili, poi si avventa su di me. Poggia le mani sulle mie guance e mi bacia rabbioso. Mi bacia appassionatamente spingendomi verso il muretto dietro le mie spalle, lo fa con così tanta forza che quando sbatto contro i mattoni emetto un gemito. O almeno mi piace pensare che la colpa del mio gemito sia quella.

Smette di baciarmi solo quando stiamo per svenire per la mancanza di ossigeno. Lascia le mie labbra ma non si allontana più di 5 centimetri.

"Non ce la faccio a stare senza di te. Proprio non ce la faccio." Parla con gli occhi chiusi, sento il suo fiato caldo sul mio viso. "Sono stato un coglione a trattarti male. So che tu non c'entri nulla, non avrei dovuto reagire così."

"Te lo giuro, per me quel bacio non ha significato nulla."

"Lo so. L'ho sempre saputo. Ero solo spaventato a morte."

Mi abbraccia stringendomi le spalle, seppellisce il viso nei miei capelli bagnati. E' così assorto in tutto questo che non fa la minima piega quando un tuono sopra le nostre teste fa un rumore fortissimo.

Ma risveglia me, e dopo aver accarezzato il viso di Lando lo trascino in casa.

Ci leviamo i vestiti zuppi e passiamo agli accappatoi. Io avvolgo i capelli in un asciugamano, mentre lui usa il phon.

Veniamo interrotti da una notifica di Instagram sul mio cellulare. E' Charles, che vuole sapere se io e lui abbiamo fatto pace. Rispondo con un semplice smile felice, dice che ci manderà un regalo.

Appena Lando spegne l'asciugacapelli decido di togliermi un dubbio "Non mi tornano i conti con il tuo viaggio da Melbourne. Come fai a essere già qui?"

"La power unit si è fusa al quinto giro. Ho mollato tutti e sono volato qui." Si regge al piano del lavandino "Non riesco a starti lontano. Ti giuro che ci ho provato, volevo lasciarti andare, lasciarti libera di riprendere la tua vecchia vita. Morirò egoista, ma al tuo fianco."

Lo abbraccio, sempre perchè ho paura si tratti di un meraviglioso sogno.

Resterei così all'infinito, ma il mio citofono la pensa diversamente. E' un fattorino, che ci consegna alla porta due enormi scatole in cartoncino. Non devo pagare nulla. Mi consegna anche un biglietto, che leggo prima ancora di aprire gli involucri "Scusatemi ancora. Charles"

Sorrido tra me e me, elimino le coperture e il logo di Alain Ducasse appare davanti ai miei occhi. Lando mi osserva confuso.

"Charles ci ha mandato tutto il menu del Louis XV" Sono basita, a occhio e croce ci sono quasi 2000 euro di cibo davanti ai miei occhi.

Lando prende un paio di piatti e mette via il resto in frigorifero, non c'è alcuna possibilità che riesca a mangiare tutto. Ci sediamo a tavola, Lando assaggia una tartare di carne che sembra deliziosa. Io mi sto limitando a fissare il mio branzino.

Dopo la seconda forchettata lui si accorge della mia titubanza "Non hai fame?"

Scuoto la testa. "Quando hai mangiato l'ultima volta?"

Sollevo le spalle. "Non dirmi che è stata la cena con Charles."

Abbasso lo sguardo colpevole. Lando mi guarda un attimo, temo che si mortifichi più di quanto dovrebbe. Invece accosta la sua sedia alla mia, allontana il suo piatto e prende il mio, tagliandone una parte in piccoli pezzi. Lo fa meticolosamente, so quanto gli costi stare così vicino a del cibo che odia. Quando è soddisfatto infilza un boccone con la forchetta e lo avvicina alla mia bocca. "Fallo per me. Per favore."

Lo osservo qualche secondo e poi lo accontento. Dio, c'è qualcosa che non farei se me lo chiedesse così?

Il piatto è squisito, una sinfonia di sapori. Merito del cuoco, della presenza di Lando e del mio digiuno. Ma dopo altre 4 forchettate devo fermarmi, il mio stomaco si ribella. Bevo un po' d'acqua e riesco a domare i conati. Riesco a mangiarne ancora qualche pezzo ma poi devo arrendermi. Riproverò più tardi.

Lando mi ricompensa con delle carezze dolcissime, anelo così tanto il contatto con lui che poggio il volto al suo palmo. Mi sorride.

E quel peso che avevo in testa scompare come fumo nel vento.

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Note

Se avete mai scritto una fanfiction/un racconto/qualsiasi cosa avrete sicuramente avuto una parte o un capitolo che vi strappava un brividino ogni volta che lo rileggevate.

Ecco quella parte, per me, è questo capitolo.

Non voglio annoiarvi con la mia storia personale, ma nonostante non vi abbia accennato niente negli scorsi due capitoli mi limito a dirvi che nella descrizione del momento di profonda depressione di Alice c'è (purtroppo) parecchio della mia esperienza personale. C'è moooolta meno esperienza personale p̶u̶r̶t̶r̶o̶p̶p̶o̶ in questo capitolo 😂 a chi non sarebbe piaciuto vivere una scena così sotto la pioggia?

Un papiro del genere per dirvi il perchè sia così legata a questo capitolo, che spero vi abbia strappato qualche emozione e vi abbia ripagato della tristezza precedente.

😊

My kind of drug // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora