Capitolo 33 - Monaco

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Niente note questa volta, vi auguro semplicemente buona lettura e buon weekend di motori 😊

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Stiamo atterrando all'aeroporto di Nizza quando mi rendo conto di una cosa: non metto piede a Monaco da metà marzo, da quando ero fuggita qui dopo il litigio con Lando. Non ho idea se anche lui se ne sia accorto, se lo ha fatto non ne parla.

Raggiungiamo il Principato che è martedì sera, ci sistemiamo in un hotel con una splendida vista sul porto. Lando ne approfitta per farsi una doccia, io mi ricordo di consultare il programma dei suoi impegni. Mentre infatti pressoché tutti i gran premi hanno bene o male la stessa timeline, a Monaco il venerdì è dedicato alle altre categorie minori, perciò le prove sono distribuite tra il giovedì e il sabato.

Sto segnando un paio di appunti sul mio cellulare quando vedo una chiamata in entrata, premo l'icona verde non appena mi rendo conto che è il numero di mio padre. "Ciao!"

"Ciao tesoro" come sempre è mia madre a parlare, questa volta mi colpisce la stanchezza della sua voce "Tutto bene? Ti disturbo?"

"Tu non disturbi mai" mi accomodo su una delle poltrone "Siamo appena arrivati a Monaco."

"Ho bisogno di parlarti ma devi promettermi che non ti spaventerai"

Ovviamente appena lo dice mi agito. Ci mette poco a raccontarmi l'accaduto: questa mattina sono stati rapinati. Un uomo a volto coperto è entrato, ha mostrato una pistola infilata in una fondina sotto la giacca e ha chiesto l'incasso. Il tutto non è durato più di un minuto, nessuno si è fatto male, ma chiaramente sono parecchio scossi.

Resto in silenzio per un po' "Mi sento in colpa a non essere lì con voi" ammetto.

"E perchè mai? Non avresti potuto fare nulla. Anzi, io e papà siamo parecchio sollevati che tu non abbia vissuto tutto questo."

Dal suo punto di vista ha ragione, ma i sensi di colpa addirittura aumentano quando parlo con mio padre, che ha la voce ancora più stanca di mia madre, visto che è appena rientrato dalla caserma per la denuncia. Parliamo per qualche minuto prima di riattaccare. Resto a fissare il vuoto finchè Lando mi raggiunge: ha un asciugamano legato in vita, il torso nudo e si sta asciugando i capelli con un'altra salvietta.

Si accorge subito che qualcosa non va "Ehi tutto bene?"

Gli riferisco il racconto dei miei genitori, a cui aggiungo anche le mie preoccupazioni.

"Se vuoi tornare a casa per qualche giorno lo capirei, mi spiace solo non poterti accompagnare."

"Non ti preoccupare... Devo controllare gli orari del treno, anche se dovrei cambiare 3 volte. Forse potrei noleggiare un auto..."

"Aspetta."

Recupera il suo telefono ed effettua una chiamata, non capisco a chi finchè non lo sento citare la Ferrari. In poco tempo Charles riesce ad aggregarmi ad una navetta Ferrari che sarebbe partita l'indomani per Maranello. Per fortuna la mia città è di strada e non avrebbero dovuto deviare di molto. Sono così grata a Charles e alla sua squadra, lo ringrazio con un messaggio, ma avrei fatto a tutti un regalo. Ringrazio anche Lando abbracciandolo "Grazie, hai sempre delle ottime idee"

"Sono qui apposta." Mi sorride. Gli accarezzo i capelli, si sono asciugati sparati in ogni direzione. "Dici che dovrei tagliarmeli?"

"Ti danno fastidio quando metti il casco?"

"Per ora no."

"E allora se riesci a tenerli mi fa piacere."

"Basterebbe che mi dicessi che vuoi che li faccia crescere sai?"

My kind of drug // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora