La Mano Della Principessa(2/3)

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Quando il cocchiere presentò il Palazzo, Luka si fiondò immediatamente fuori dal mezzo.

«State bene, ragazzo?»

Deglutì e sollevò le mani dalle ginocchia. «Oh sì» rispose al rivenditore di stoffa. «È che soffro il mal di carrozza. Mi fa venire la nausea.» Prese in mano il tomo che l'uomo gli porgeva: non si era preoccupato di farlo cadere sul sentiero in terra battuta, nella corsa.

«Allora vi consiglio di non leggere su una carrozza in movimento» ribatté lui, strofinandosi i baffi tra pollice e indice con fare saggio. Li portava ancora a corna-di-bue, nonostante fossero usciti di moda da un decennio. «Ne soffre anche mia figlia - la maggiore -, sapete? Ma è un tale pesciolino di biblioteca! Ditemi, a che scopo vi siete recati a Palazzo? Siete venuti ad ammirare la bellezza della principessa?» Lo stuzzicò bonariamente spingendo il gomito contro il suo braccio.

Luka sperò non notasse la sacca in cuoio che si era messo in spalla.

«Oh no... La bellezza della principessa è certamente indescrivibile, ma sono qui in qualità di ospite regale, non di pretendente. E zio... Il consigliere Anshival è un caro amico di famiglia.»

«Aah! Io al contrario vostro spero di attirare la sua attenzione. Sono vedovo e la mia attività ha confezionato molti abiti per sua maestà.»

Il ragazzo cercò di non farsi tradire dalla sua stessa faccia: certo, era ovvio che buona parte dei pretendenti fossero tanto più grandi della principessa, ma quella Oe con quell'uomo? Non sarebbe rimasta che una fantasia perversa.

"Guarda," gli disse una volta, "il mio regno ha montagne, pianure, laghi e mare: non mi manca niente. Se proprio devo prendere marito, voglio una cosa bella da guardare."

«Che dite,» indicò la borsa con un cenno del mento, «vedete un vento favorevole nel mio futuro?»

Caaaasspita, pensò Luka.

«Non saprei,» fece ironico, «non sono un bravo marinaio. Ma vi farò sapere il prima possibile! Come le carte sgranchiranno le braccia. Sapete, sono delle gran dormiglione! Vi... cercherò alla cena. Se non vi spiace, vado a rinfrescarmi. Arrivedervi...»

«Mastro Marcus. Cercatemi!»

«Sicuro!»

Luka affrettò il passo fino a un angolo, svoltò e sicuro di essere solo, soffiò tutta l'aria che aveva nei polmoni. Aveva dei progetti per quella serata, ma da nessuna parte, tra nessuna riga, il libro del futuro gli consentiva una scorciatoia. Quindi ansiosi, innamorati, ipocondriaci ed avvocati, non li poteva evitare.

«Non c'è pace per i cartomanti, dico bene?»

Sbuffò. «Non me lo dite, zio. Mamma vi porta i suoi saluti» continuò. «Come state?»

«Ho i capelli bianchi e i gomiti mi fanno male quando c'è freddo. Manda a tua madre un bacio da parte mia. E dai una tirata d'orecchio a quel sentimentale di tuo padre! Può preoccuparsi per me anche senza nascondersi dietro la bella Najyo. Ma fatti guardare...» Lo prese per le spalle e lo squadrò dalla punta dei riccioli agli stivali. «Per Farouk! Che possa vederti di buon occhio» recitò velocemente. «Cresci a vista d'occhio! Sei altissimo! Praticamente un uomo! Devi assolutamente prendere una casa in pianura e farti dare del voi!»

«Sarebbe più facile,» constatò, «se non mi tiraste le guance come a otto anni.»

«Signorino. In qualità di consigliere del re e zio è mio specifico diritto e dovere.»

«Non credo di aver mai letto una legge a riguardo.»

«Però esiste!» Bracciodiritto incrociò le braccia sul petto. «Ordinamento di Hod'ragen, sezione rapporti civili, norma quarantasette.»

Luka, che sapeva non esistessero più di trenta norme nella sezione rapporti civili, alzò le spalle.

«A quanto pare conoscete la legge meglio di me.»

«Certo: la scrivo io.» Rise compiaciuto della sua trovata. «Dimmi,» così dicendo, conservò le mani dietro la schiena, «ti è piaciuto il libro?»

Assieme, presero ad incamminarsi per il corridoio e su per le scale. Queste erano a chiocciola e gli scalini erano come onde pietrificate scolpite dai passi dei re, le regine, gli amanti e gli ospiti a corte dalla costruzione del castello.

«L'avrò letto un centinaio di volte: lo posso recitare a memoria.»

«Quindi ho visto bene? Sei un romantico?»

«Voi siete un romantico. La storia è carina.»

«Ma come? Non sei rimasto tu stesso stregato dagli occhi blu come il mare e burrascosi altrettanto, ma a volte lucenti della bella Lisa?»

«Graziosa.» Ridacchiò. «Vedete, è proprio il contrasto tra l'austerità dell'eroe e la pena che un semplice sguardo è in grado di provocargli a dare forza al racconto.» Esitò un momento, poi aggiunse: «Ammetto che mi si è spezzato un po' il cuore quando Lisa l'ha rifiutato.»

«Per il mio cuore, il libro non supera il capitolo ventisei.»

«Perché? Ce ne sono altri?» scherzò.

«Non saprei: i cani della regina si sono sbranati tutte le pagine dopo. Be',» disse Bracciodiritto fermandosi davanti alla stanza spolverata in attesa dell'ospite, «qui ti lascio, caro mio. Poggia le tue cose e datti una rinfrescata. Sei piuttosto verdognolo. Di nuovo il mal di carrozza?»

«Un uomo mi ha detto che non dovrei leggere su una carrozza in movimento.»

«Bazzecole» sputò di getto Bracciodiritto. «Mastica zenzero. Puoi dire a Najyo di metterlo nei biscotti. Ci vediamo a cena!» Si girò dandogli le spalle. «Ti ho riservato il posto accanto al mio.»

«Vi ringrazio, zio!»

Luka rivolse un cenno della mano alla sua schiena ed entrò nella stanza. I cardini della porta erano così vecchi che quando veniva aperta, cigolavano simili allo sghignazzo di una strega.

La camera da letto, però, aveva un aspetto nuovo: il pavimento era in legno lucido, le pareti erano state risistemate da poco dalle crepe del tempo. In tutta la stanza non si trovava un granello di polvere. Era stato ospitato lì tempo addietro, in un episodio della sua infanzia.

Lasciò la borsa sul letto dalla coperta verde e liscia e andò alla finestra. Appena sotto di essa, sulla sinistra c'era poggiata su un mobile una brocca in ceramica e la rispettiva vaschetta. Luka bagnò i polpastrelli nell'acqua tiepida, toccò la fronte e la nuca. Asciugò le dita sulle brache ed accarezzò le tende in cotone, colorate dei molluschi del Mar Medio.

Sbirciò con gli occhi neri fuori dalla finestra: da quell'altezza si vedevano le montagne semitrasparenti, la lanterna più alta tra tutti i templi dedicati a Farouk - che possa vedervi di buon occhio - e, in basso, la Compagnia degli Ammazzadraghi dalle armature scintillanti sotto il sole pomeridiano.

Tutti i guerrieri di Hod'ragen iniziavano e concludevano la loro formazione a Haddel, la prima provincia nella storia dipendente dal regno. La storia raccontava che lo stesso Ammazzadraghi, fondatore e primo re di Hod'ragen, fosse sceso in battaglia sia come sovrano che come generale delle prime truppe addestrate all'infuori dell'impero. E le dicerie che tutti i guerrieri della - per l'appunto chiamata - Compagnia degli Ammazzadraghi fossero prestanti e di bell'aspetto. Nessuno di loro, si diceva ancora, però era in grado di eguagliare il loro tenente: da quando aveva diciotto anni deteneva il titolo di "scapolo più ambito di Hod'ragen" e se lo teneva stretto.

Luka non era un guerriero(carte o meno, quelli che potevano leggere nel futuro non andavano in guerra. Al massimo era assegnato loro il compito di elaborare una strategia militare), ma si riteneva comunque un bel ragazzo. Glielo diceva sua madre, il consigliere del re e... Be', non si era dedicato alla vita sentimentale durante l'adolescenza. Aveva frequentato qualcuno e con uno sforzo minimo sarebbe stato in grado di procurarsi una dolce metà, se il futuro avesse ammesso scorciatoie. D'altronde aveva il naso e il taglio degli occhi di sua madre, che da ragazza era la prima in bellezza tra le fanciulle del Quartiere del Sole, e l'arricciatura di suo padre che cominciava fitta e scura e schiariva sul finire.

Un elmo che sembrava d'argento guardò in alto e Luka balzò dietro la tenda, mettendo fine alla sua attività di spionaggio. Riempì la vaschetta d'acqua e allentò i polsini della camicia: aveva una cena da attendere.

Il Regno Di Hod'ragenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora